Articolo pubblicato su “Plaza Dignidad” il 14.03.2021.
A votare, a votare!
Il Cile si prepara ai numerosi appuntamenti elettorali grazie ad una campagna vaccinale da record: è quarto al mondo per tasso di vaccinazione della popolazione, dopo Israele, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito. Questo successo si deve sia ad una politica lungimirante dell’attuale governo sia ad un sistema sanitario diffuso sul territorio (ne ho parlato qui).
Insieme alle vaccinazioni, avanza la campagna dei candidati alle elezioni di domenica 11 aprile, quando si eleggeranno sindaci e consiglieri comunali, governatori di regione (per la prima volta) e soprattutto i membri della Convenzione Costituente.
Con Claudia Heiss abbiamo parlato soprattutto delle elezioni dei 155 padri e madri costituenti, 17 dei quali saranno rappresentanti dei popoli indigeni, che costituiscono il 12.8% della popolazione. Il testo che elaboreranno verrà poi sottoposto a referendum confermativo, tra giugno e luglio 2022, nell’ultima tappa del lungo processo costituente.
I candidati e le candidate sono in larghissima parte, l’80% del totale, facce nuove o politici non di lungo corso. Sono esponenti di partito, militanti sociali ed esperti, sopratutto accademici, <<incontro molti miei colleghi nelle piazze e nei mercati a distribuire volantini. È una bella novità per la nostra democrazia>> afferma la prof.ssa Heiss.
L’80% di facce nuove è un buon indice dell’interesse popolare verso il processo costituente, ma in un paese classista come il Cile non è tutto oro quel che luccica e si può essere ‘‘insiders’’ in molti modi, sottolineano Piscopo e Siavelis che hanno studiato il profilo dei candidati. Vediamo adesso le forze in campo.
Marciare uniti, colpire separati.
La destra cilena conferma un profondo pragmatismo, mettendo da parte le divisioni ideologiche e presentandosi unita nella lista Vamos por Chile, che allarga la coalizione di governo al Partido Republicano di Katz, nostalgico pinochettista e grande sopresa delle ultime elezioni presidenziali. I gruppi di destra, sconfitti al referendum dello scorso 25 ottobre, non si sono arresi e scomettono tutto sulle elezioni dell’11 aprile, puntando sulla lista unitaria come fattore di forza in un sistema elettorale proporzionale con piccoli collegi, che premia i candidati uniti in grandi coalizioni.
L’altro fattore di forza della destra sono le risorse: il supporto della stampa, di alcuni canali televisivi e il denaro. Già al referendum di ottobre 2020 (quando il 78% bocciò l’attuale Costituzione e aprì di fatto il processo in atto), la campagna del NO aveva raccolto sette volte i finanziamenti del SI.
E anche stavolta alcuni candidati di Vamos por Chile stanno facendo il pieno di risorse. È il caso di Marcela Cubillos, la candidata che ha raccolto più finanziamenti. Esponente della UDI (partito fondato dal teorico del pinochettismo, Jaime Guzman), ex ministra dell’Educazione, sposa dell’attuale Ministro degli Esteri, battagliero volto televisivo, punta ad essere la porta bandiera della causa conservatrice nella Convenzione Costituente.
Tuttavia <<ci sono anche candidati moderati della sinistra che stanno raccogliendo molto denaro>> spiega Heiss <<è il segno che i grandi poteri economici del paese stanno cercando di supportare elementi di difesa dello status quo nella Convenzione>>.
Sinistra frammentata
La sinistra si presenta divisa in due blocchi principali. Il primo è Apruebo Dignidad, costituito dal Partido Comunista e dal Frente Amplio, la nuova generazione della sinistra nata coi movimenti universitari del 2011. L’altro grande blocco è la Lista del Apruebo, composta dalla ex-Concertacion, la sinistra riformista che ha governato a lungo il Cile dal ritorno della democrazia nel 1990. Vi sono poi i trozkstiti di Trabajadores Revolucionarios, la Unión Patriotica -UPA, con gli ex guerriglieri del MIR, e il Partito Ecologista.
Indipendenti
Le liste indipendenti sono la vera incognita delle elezioni dell’11 aprile. Ci sono liste nazionali e regionali. In uno dei collegi più competitivi del paese, il Distreto 10 Santiago, la lista che ha raccolto più sottoscrizioni, con oltre 23 mila firme, è Movimientos Sociales: Unidad de independientes.
Le inchieste danno una schiacciante preferenze per gli indipendenti (81% secondo Data Influye, 64% per Ipsos e Espacio Público) <<ma c’è il rischio classico dei sondaggi nel mio paese, indicano una volontà che poi non si esprime nelle urne, perché prevalgono altre dinamiche nella costruzione del consenso, che premiano i politici di lungo corso e i partiti tradizionali>> ragiona Heiss.
Chi marcia, non vota.
Heiss non è troppo ottimista guardando all’11 aprile: << c’è troppa carne al fuoco, troppe elezioni in poco tempo, con la crisi sanitaria-economica che morde. Si stanno intrecciando troppi fili: le alleanze per la costituente influenzeranno le elezioni presidenziali di novembre 2021? Con questo clima, i messaggi che arrivano ai cittadini non sono chiari, le forze politiche sono disorganizzate e i media non aiutano. Le persone si troveranno le mani piene di schede con nomi e simboli nuovi. E probabilmente non avranno le idee chiare su cosa fare>>.
La democrazia cilena ha una malattia congenita: la bassa partecipazione elettorale. Dopo il boom di partecipazione del referendum dello scorso ottobre, quando un cileno su due si recò alle urne, Heiss teme che adesso <<crolli l’affluenza tra tra le classi popolari, c’è il rischio di sempre: che la gente che marcia non vota. Questa dinamica può favorire la destra, che invece sta mobilitando il suo elettorato, ferito dopo i risultati del referendum di ottobre 2020>>.
Ciononostante, ci sono elementi che possono motivare gli elettori a partecipare, <<la parità di genere, i seggi per i popoli originari sono novità assolute>> afferma Heiss, e malgrado la pandemia la cittadinanza è rimasta attiva, come si è visto lo scorso 8 marzo, quando cinquecentomila donne sono tornate in Plaza de la Dignidad.
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