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Articolo pubblicato su “Plaza Dignidad – lettere dal Cile” il 04.04.2021.

In Cile, la campagna vaccinale procede a buon ritmo: circa il 30% della popolazione ha ricevuto almeno una dose del vaccino, il 74% degli over-60 ha ricevuto entrambe le dosi. Ciononostante, è arrivata la seconda ondata. E sta colpendo duro. Sabato è stato il terzo giorno consecutivo di record di contagi, ottomila in 24 ore, benché si siano ridotti i tamponi. Con la variante brasiliana in circolazione, i posti in terapia intensiva in esaurimento e un morto ogni quindici minuti, il Cile ha di nuovo paura.

Ma com’è possibile che un paese leader nella campagna vaccinale sia cascato di nuovo nell’incubo? “L’aumento è dovuto a un calo di autocontrollo delle persone, tipico dell’estate, come è successo in altri paesi” si giustifica il Ministro della Salute. Ma d’altronde, il governo ha alimentato un eccessivo senso di sicurezza e autorizzato la riapertura delle frontiere, della circolazione tra regioni, delle attività economiche non essenziali. La troppa fretta ha bruciato il primato positivo della campagna vaccinale del Cile, che viene indicato come esempio “da non seguire” dalla Primo Ministro scozzese.

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Pazienti in terapia intensiva nella regione metropolitana di Santiago: lo stesso numero di un anno fa, ma stavolta con i contagi in crescita (fonte: Ernesto Laval).

Di fronte alla seconda ondata, il governo ha risposto con la chiusura delle frontiere e un lock-down per zone, (per l’83% della popolazione, nella regione metropolitana di Santiago, Viña del Mar sulla costa, e Iquique a nord) e il coprifuoco a partire dalle h 21:00.

E le elezioni? Il governo di destra, guidato da Sebastián Piñera, ha proposto di rinviare di un mese il voto dell’11 aprile, quando si dovrebbe votare per i sindaci e i governatori, e per i 155 membri della convenzione costituente incaricata di redigere una nuova costituzione. La proroga, approvata alla Camera, è sostenuta anche dal Collegio Medico e dalla sua combattiva presidentessa Izkia Siches (ricordate questo nome, ne sentirete parlare in futuro).

Rinvio sì, ma non gratis. La proposta di rinvio al 15 maggio si è arenata al Senato. L’opposizione ha vincolato il proprio voto all’approvazione di misure sanitarie più restrittive, più trasferimenti alle famiglie in difficoltà e limitazioni al flusso di denaro per la campagna elettorale. La proroga, quasi certamente, sarà approvata all’inizio della prossima settimana. Ma questo braccio di ferro è una novità per il Senato, considerato il porto delle nebbie dell’opposizione parlamentare. Il governo è minoranza in entrambe le camere e da quando, a inizio marzo, alla guida della Camera Alta l’opposizione ha eletto Yasna Provoste, l’aria è cambiata.

Provoste (nella foto in alto) è la prima donna indigena, diaguita, ad assumere la seconda carica dello Stato. Politica di lungo corso della Democrazia Cristiana, viene dal Nord del paese, non appartiene al salotto buono delle élite della capitale. È stata ministra dell’Educazione del governo Bachelet, rimossa con voto parlamentare nel 2008 e costretto a ritirarsi dalla politica per cinque anni, a seguito di una feroce campagna mediatica del centro-destra. Ha fama di dura. Ed in effetti, sta dando filo da torcere al governo su numerosi dossier. E usa il suo incarico per promuovere un messaggio di unità per l’opposizione in vista delle elezioni presidenziali di fine anno, mostrandosi autonoma dalla linea ufficiale del suo partito. Ha proposto “un governo di centro sinistra con partiti e movimenti sociali per trasformare la società”. Chissà riesca a mettere d’accordo la babele della sinistra cilena.

Fuga di capitali e fuga dalla capitale. Intanto, mentre il virus circola di bocca in bocca, il denaro scappa. 3,2 miliardi di euro: tanto vale la fuga di capitali verso l’estero nell’ultimo anno, secondo i dati del Banco Central de Chile. “I ricchi sono spaventati. E quando sono spaventati, spostano i soldi da un’altra parte” spiega Patrick Dwyer, esperto di consulenze patrimoniali al quotidiano cileno El Desconcierto. I grandi capitali cileni, temendo l’incertezza del processo costituente in atto, si sono spostati all’estero, sopratutto a Miami. E alcuni dei titolari di questi grandi patrimoni hanno chiesto anche la cittadinanza statunitense. Questa fuga è l’ennesima prova del “distacco delle élite dal paese, portando i soldi all’estero ritardano la ripresa economica” segnala Marco Kremerman, economista della Fundación Sol, che prosegue “investono in Cile fintanto che gli sono garantiti i privilegi. Adesso che si mette in discussione il sistema fiscale, il codice del lavoro e il sistema di pensioni AFP, se ne vanno”.

Oltre ai capitali, scappano anche i cileni dalla capitale. Tra giovedì e venerdì, alla vigila del ponte della Settimana Santa, sessantamila auto hanno provato ad abbandonare Santiago, creando una coda di sedici km. Nonostante il divieto di uscire dalla capitale, molti sono risciuti a svignarsela, quando i carabineros di fronte alle oltre cinque ore di coda, hanno deciso di far circolare le auto.

“Il governo, spinto dagli interessi economici, ha rilassato le restrizioni. E la gente si preoccupa di cosa fare il Venerdì Santo. Non è possibile! Noi siamo esausti” dichiara con rabbia un medico della terapia intensiva al giornale The Clinic. Non sarà una buona domenica di Pasqua quest’anno in Cile.

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