Materiali

2

Pubblicato il 8 Aprile 2022
  • Così è perché gli stessi profili contraddistinguono la realtà dei sistemi ecologici – di ognuno e di tutti – sui quali la crisi stende le sue ali. Su questo piano, il programma di ricerca non prevede altro che un lavoro di raccolta, confronto e restituzione in forma ‘laica’ dei risultati ottenuti dalle varie discipline che, in forma sempre più integrata, portano avanti lo studio del sistema-Terra. Un aspetto della visione che ne discende non deve però mancare di essere compreso a fondo, perché presenta (almeno) due implicazioni di profondo interesse culturale e politico.
  • Nessi di causa-effetto largamente contrassegnati da profili di interdipendenza, retroazione, circolarità – in parole povere, la mancanza di cause ‘singole’ – conferiscono alla realtà che li comprende la qualità di un ‘tutto’, di un ‘intero’, comprensibile soltanto in quanto tale, refrattario a qualsiasi approccio di tipo riduzionistico. E questa circostanza, a sua volta,
  • contribuisce a generare i livelli di incertezza che in effetti contraddistinguono tanta parte delle conoscenze in materia di clima, ambiente, sistemi ecologici, ecc., specie quando si tratti di esprimere nessi causali per mezzo di funzioni numeriche;
  • fa sì che qualsiasi alterazione di una variabile comporti in linea di principio (con diversi gradi e tipi di incertezza) la possibilità di alterazioni estese a ogni altra parte del sistema, che a loro volta non mancheranno di ‘rimbalzare’ su quella di partenza.
  • Condizioni del genere non mancano certo di rilievo sul piano dei ‘comportamenti’ da tenere nei confronti dell’ambiente: il primo punto costituisce una sorta di fondamento epistemologico del principio-responsabilità, che in effetti ne riceve tanto maggior rilievo, rafforzandosi ulteriormente rispetto al più debole principio-precauzione; il secondo segna l’inadeguatezza di qualsiasi strategia incentrata sulla realizzazione di interventi ad hoc, ovvero di qualsiasi approccio del tipo problem solving. Nessuna questione, in effetti, può essere isolata e magari ‘assolutizzata’, o comunque mandata avanti rispetto alle altre, senza correre il rischio di esiti perversi: neppure la sacrosanta istanza di decarbonizzare l’economia, per scongiurare il superamento delle fatidiche soglie di 1,5 o 2,0° C in più rispetto all’era preindustriale, può prescindere dalla definizione di un quadro complessivo di compatibilità, pena il rischio di sostituire un danno con un altro (l’eccessiva concentrazione di CO2 nell’atmosfera con un fortissimo aumento dei già eccessivi livelli di pressione in termini di resource use, suolo compreso).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *