gianfranco antonetti il 19 Maggio 2016 alle 17:24 Rispondi Condivido appieno le riflessioni di Ida Dominiajnni. Forse, come si suol dire, vado fuori tema, ma non credo, riferendomi ad uno scritto di Mino Martinazzoli che nell’Elogio a Nicodemo “La legge e la coscienza” rimanda a parole lontane di Arturo Carlo Jemolo:”troppe cose si perdono nel mondo che scompare, si nota spesso lo svanire del pudore, non solo quello del corpo, ma l’altro, quello della parola”. Quello delle parole, appunto, commenta Martinazzoli, cangianti come la convenienza, futili come il calcolo che le sottende e la presunzione che le ispira…Non è strano che su questa scena chiassosa la trama sia quella dell’astuzia, che dichiara tutte le fedi e tutte le morali purchè funzionali al tornaconto del momento. E questo rende persino comprensibile la spavalda apologia dei voltagabbana, nobilitati dalla presunta intelligenza della flessibilità, della capacità di aderire all’onda capricciosa delle cose per assecondare la fermezza di un disegno sommerso. Ciò che importa è essere puntuali all’ora del successo o della sua illusione, sempre al vento, non quello dello spirito che soffia dove vuole, ma quello agitato dai ventilatori della moda e delle stagioni. Cosi l’impudenza sorpassa l’ipocrisia, mentre la prosopopea sostituisce la sincerità.