Nella prevedibile e lugubre ondata nera delle elezioni amministrative dello scorso maggio c’è stato un piccolo raggio di sole. Quel raggio proviene da Campi Bisenzio, provincia di Firenze. Campi è nota, da tempo, per le presenza della GKN: dopo una fugace (e salutare) presenza al Festival di Letteratura Working Class siamo tornati a Campi per intervistare Federica Petti, nel mentre eletta vicesindaca con deleghe all’Istruzione, Cultura, Politiche di Genere. Partiamo dalla “solita” citazione di Hölderlin “Dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva”. Laddove il capitalismo più bieco ed estrattivista, il “pericolo” che sta attaccando la GKN, lì anche c’è la salvezza.
Il collettivo della GKN ha avuto un ruolo nel vostro esperimento riuscito: com’è iniziato l’esperimento? Quali sono state le riflessioni che vi hanno portato a formare la lista?
Sicuramente il collettivo di Fabbrica ha avuto l’importante ruolo di risvegliare le coscienze con due parole d’ordine fondamentali: insorgiamo e convergiamo. Proprio grazie al convergere di ideali e idee è nata prima la lista con la quale sono stata eletta, Si Campi a Sinistra, che ha messo insieme varie realtà partitiche (Rifondazione comunista, la ex lista Campi a sinistra, Unione popolare e Sinistra italiana); poi abbiamo creato la coalizione: come Si Campi a Sinistra ci siamo uniti con due liste civiche molto attive sul territorio, Fare città (attenta alle problematiche più inerenti al commercio e alla vita cittadina) e Sì parco no aeroporto (che ha come temi fondanti la difesa del territorio e la contrarietà al nuovo master plan dell’aeroporto di Peretola), e con il Movimento 5 Stelle. Un’unione non scontata e talvolta non semplice, che è nata però da dei punti fondanti come la difesa dei beni comuni, la difesa del lavoro, la difesa del territorio e la difesa dei diritti civili e sociali. Questo è stato fondamentale, in quanto ai nomi si sono anteposti i contenuti e il confronto continuo: per questo il programma è nato attraverso dei tavoli aperti e continui che hanno portato alla stesura di un programma di sinistra e progressista. Soltanto dopo è stato scelto in modo condiviso il candidato sindaco, Andrea Tagliaferri, e la candidata vicesindaca, Federica Petti (io), seguendo il metodo del confederalismo democratico curdo.
Avete vinto le elezioni contro una lista a guida Pd. Come avete impostato il rapporto con il Pd?
Abbiamo dialogato anche col Pd al quale avevamo chiesto discontinuità di contenuti ma anche di nomi; in quanto con le dimissioni dell’ex sindaco ora deputato e segretario regionale, Emiliano Fossi, il Comune è stato commissariato per nove mesi, bloccando tutta l’amministrazione. Sui contenuti avevamo avuto qualche linea comune, seppur contraria alle direttive provinciali e regionali del Partito democratico. Questa cosa ha creato qualche dubbio, ma poi i nomi hanno preceduto i contenuti. In un’intervista Fossi, infatti, ha bruciato i tempi, lanciando il nome del candidato Fabbri, nello stesso momento in cui c’erano dei tavoli contenutistici. Il Pd, per ora, non sembra interessato molto a sostenerci, seppur noi siamo espressione di un governo di sinistra. Siamo chiaramente aperti al dialogo; manteniamo però la nostra linea.
Il modello “regione rossa” sembra in crisi: la situazione amministrativa del Comune come l’avete trovata? C’è possibilità di creare politiche davvero utili per la vita dei campigiani?
Non nego purtroppo che i soldi siano davvero pochi e spesso diventa frustrante governare proprio perché abbiamo molti progetti (costruzione di scuole e case popolari, costruzione di un presidio sanitario funzionante, creazione di politiche sociali, culturali, ambientali e urbanistiche adeguate ai tempi). Si prenda il contributo affitti: il Governo lo ha tolto, così come la Regione, lasciando i Comuni di fatto da soli. Ma noi non ci arrendiamo: sicuramente andranno fatte scelte politiche coraggiose; ma abbiamo una linea chiara: nessuno e nessuna deve essere lasciato indietro. Vale per tutto, vale soprattutto per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici. Proprio per questo abbiamo creato l’assessorato alla Buona occupazione, che ha il compito di gestire le crisi aziendali ma soprattutto di prevenirle, mediante un contatto continuo con i sindacati e i lavoratori stessi. E le ultime ore campigiane dimostrano l’assoluta necessità di questo assessorato, affidato a Lorenzo Ballerini. Stiamo seguendo con molta preoccupazione la vicenda Mondo Convenienza, ma su questo siamo intransigenti: il lavoro deve essere sicuro, equo e deve rispettare le leggi nazionali.
Lei ha avuto esperienze, da precaria, col mondo della scuola e dell’editoria, L’approdo all’amministrazione come sta avvenendo? I suoi libri nati dall’internazionalismo (il diario sull’esperienza fondamentale del Saharawi) e due nati dal femminismo la stanno guidando e come?
Ciò che ho appreso dal femminismo è che il personale è politico. Per questo ogni mia azione è guidata dagli ideali dell’internazionalismo e delle politiche di genere; in questo senso ho fortemente voluto la creazione dell’assessorato alle Politiche di genere. Sono ancora docente precaria ma che ho vinto il concorso per il ruolo e spero di poter avere una cattedra vicino al Comune, così da poter fare entrambe (magari con un part-time a scuola), grazie al sostegno della giunta. Credo infatti che solo chi è dentro la scuola possa realmente conoscerne i meccanismi; questa cosa mi sta aiutando molto nell’approccio alla “macchina” comunale, essendo questa la mia prima esperienza amministrativa. Un’altra sicurezza è quella di sapere di non essere sola: abbiamo una squadra formidabile che ci aiuta in questo percorso. Perché la politica è quella cosa meravigliosa per cui sai di non essere uno, ma una comunità che si prende cura di sé stessa, in modo collettivo e mai personalista. A Campi Bisenzio facciamo questo: una politica della cura, interdipendente e solidale.
La GKN è molto vicina al centro commerciale GIGLI. Vicinanza anche politica, per fortuna, con uno striscione dei lavoratori dei GIGLI in favore della GKN. “Terra di nessuno la periferia”. Si riuscirà a uscire dell’impasse fra, appunto, un centro commerciale mastodontico e con problemi analoghi ad altre esperienze e una fabbrica sotto attacco? Il futuro di Campi, come periferia di Firenze, qual è?
Ecco una cosa fondamentale: la base del nostro progetto politico è che Campi Bisenzio non sia più periferia ma città viva in cui vivere. Per questo occorre la costruzione di una rete e soprattutto di spazi di aggregazione sana e sicura, per i giovani e non solo: rivalorizzare e vivere le frazioni, creare “dopo scuola”, creare spazi di condivisione e dialogo. Vogliamo governare la cosa pubblica, la casa comune. Ci siamo messi a servizio della nostra comunità (tutti noi abbiamo un nostro lavoro a cui siamo molto affezionati, perciò non siamo mossi da spirito di carriera politica!). Come? Con la cultura, con la socializzazione delle scelte, con la cittadinanza e con la presenza, cose che sembrano scontate ma che nel 2023 non lo sono, motivo per cui l’astensionismo regna sovrano (anche nel nostro comune, non ci nascondiamo). Campi Bisenzio viene vista adesso come un laboratorio politico da osservare, tanti hanno molte aspettative. Noi ci siamo e stiamo lavorando davvero notte e giorno per cambiare le cose in meglio.
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