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Articolo pubblicato su “Transform!Italia” il 13.09.2023.

In un’epoca in cui la geopolitica è tornata prepotentemente in primo piano e la cooperazione internazionale è in fase di stallo, ci si deve chiedere quale senso e valore abbiano per la governance globale vertici come quello del gruppo G20 tenutosi a Nuova Delhi il 9-10 settembre. L’India aveva annunciato sei priorità di lavoro: sviluppo verde e finanza climatica, crescita inclusiva, economia digitale, infrastrutture pubbliche, trasformazione tecnologica e riforme per l’emancipazione delle donne per il progresso socio-economico. A giudicare dalla dichiarazione finale ben poco di nuovo è stato deciso in questi campi, mentre il fallimento del vertice è stato evitato solo grazie a un compromesso sulla questione del conflitto Russia-Ucraina, non citando direttamente la Russia. Il vertice ha rafforzato l’immagine dell’aspirante dittatore indiano Narendra Modi e ha evidenziato che i problemi e le sfide globali continuano a intensificarsi, mentre allo stesso tempo il senso di urgenza e di unità del mondo per superare le difficoltà, così come la sua volontà e capacità di affrontare le sfide globali, sono indeboliti da crescenti divisioni geopolitiche e geoeconomiche dovute alle lotte tra il blocco G7 (a guida USA), il blocco BRICS (a guida Cina-Russia) e l’emergente blocco del Sud Globale (che l’India ambisce a guidare). La sensazione è che stia diventando sempre più difficile per i paesi raggiungere un consenso, per non parlare di cooperare per portare avanti azioni comuni, sostanziali e credibili. Non a caso Modi aveva deciso che il tema del vertice fosse “Una Terra, una Famiglia, un Futuro” e ha esortato a passare dal “deficit di fiducia globale alla fiducia globale” e a indicare soluzioni concrete ai problemi globali.

Il Gruppo dei 20 (G20) ha incluso i 19 paesi con le maggiori economie del mondo e l’Unione Europea1. Un meccanismo multilaterale per la governance globale che si autodefinisceil principale forum per la cooperazione economica internazionale”, anche se negli ultimi anni non si è più dimostrato molto efficace nella gestione delle crisi (come la pandemia, i cambiamenti climatici, la guerra Russia-Ucraina e le sue destabilizzanti conseguenze) e nel fungere da comitato direttivo dell’economia globale (peraltro in forte rallentamento, se non proprio in stagnazione e, almeno in Europa, in recessione) nell’era della “globalizzazione selettiva” (sul tema della “globalizzazione selettiva” si veda il nostro articolo qui).

Il vertice di Delhi (il diciottesimo del G20) innanzitutto è stato caratterizzato per rilevanti assenze – Vladimir Putin, Xi Jinping, il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador e il premier spagnolo Pedro Sanchez (per aver contratto il Covid-19) – che avevano smorzato di molto le aspettative di successo dell’evento. Se l’assenza di Putin era data per scontata perché strettamente legata al conflitto con l’Ucraina (la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto contro di lui, anche se l’India non riconosce la giurisdizione della CPI)2, quella di Xi (la prima volta che ha saltato l’incontro annuale; sostituito dal premier Li Qiang) ha alimentato la speculazione che fosse legata alle differenze di punti di vista con il primo ministro indiano Narendra Modi a causa della crescente tensione sul confine himalayano condiviso e, soprattutto, ai tentativi degli Stati Uniti di corteggiare l’India e utilizzarla come sponda contro la Cina nella regione indo-pacifica3. Il 22-24 agosto sia Modi sia Xi hanno partecipato al forum dei BRICS di Johannesburg, dove i 5 Paesi fondatori del blocco (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) hanno deciso di far entrare altri 6 paesi (Etiopia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran e Argentina), espandendo l’influenza del gruppo in settori quali l’energia e la sicurezza alimentare, e definendo una piattaforma che ambisce a promuovere la multipolarità della politica e della finanza globale in esplicito contrasto con “l’ordine internazionale basato sulle regole” sostenuto da Stati Uniti e altre potenze occidentali (sul vertice BRICS di Johannesburg si veda il nostro articolo qui).

In ogni caso, assenze che in un vertice di un gruppo come il G20, privo di un segretariato permanente e di una propria burocrazia (come invece hanno Banca mondiale o FMI), assumono un forte peso4. Vertici come il G20 sono preziosi perché offrono ai leader l’opportunità di scambi di opinioni diretti, spontanei e sinceri. Avere più di 20 leader mondiali, in gran parte senza troppo personale, in una stanza per due giorni è una rara opportunità. La vera azione in un incontro multilaterale come il G20, infatti, avviene nelle plenarie, ma soprattutto negli incontri bilaterali e privati nel corso dei quali si concludono i veri affari. Così l’assenza di Putin (sostituito dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov) ha privato i partecipanti dell’opportunità di appellarsi direttamente a lui per porre fine alla guerra in Ucraina e alle sue ricadute, compreso il suo effetto sui prezzi dei prodotti alimentari.

Al tempo stesso, l’assenza di Xi ha offerto a Biden una grande opportunità per vendere la partnership americana – soprattutto a Modi5 – a spese della Cina (sull’avanzare di una Nuova Guerra Fredda abbiamo parlato nei nostri articoli qui, qui, qui e qui), sostenendo che un’alleanza globale guidata dagli Stati Uniti è una scommessa più sicura per i paesi del mondo rispetto alla Cina6. Soprattutto, ha offerto al padrone di casa, il primo ministro indiano Narendra Modi, di celebrare sé stesso e il suo regime, nonostante sia responsabile del declino democratico del suo paese con gravi discriminazioni e violazioni dei diritti umani contro la popolazione musulmana (200 milioni) e altre minoranze (linciaggi, molestie della polizia, maltrattamenti a scuola, etc.), e con severe limitazioni del diritto di informazione7 (questioni accuratamente ignorate nelle dichiarazioni pubbliche di tutti i leader occidentali, come denunciato dall’acclamata scrittrice e attivista Arundhati Roy). Modi è alla guida del paese più popoloso del mondo, una potenza economica in crescita che ambisce a fungere da contrappeso alla Cina e da ponte tra i paesi più poveri del mondo – il cosiddetto Sud Globale8 – e l’Occidente, paesi disponibili a lavorare con l’Occidente su alcune questioni e con Cina e Russia su altre. L’India è al centro dell’attenzione globale dopo il successo del suo atterraggio sulla superficie meridionale lunare e il lancio della sua prima missione di osservatorio solare. Le sue ambizioni sono sostenute da una crescita economica e demografica costante con il governo che prevede che l’economia cresca del 7% quest’anno (su politica, economia, società indiana e la figura di Nerendra Modi si vedano i nostri articoli qui, qui e qui).

L’accordo sulla dichiarazione conclusiva del vertice: il compromesso sulla questione Ucraina

Modi ha utilizzato il vertice per affermare il proprio culto della personalità in vista delle elezioni politiche nazionali previste nel 2024 e celebrare il nazionalismo e suprematismo indù e le ambizioni politiche, economiche e culturali del suo paese9, ma ha anche dimostrato di essere un abile navigatore nelle attuali acque agitate della geopolitica globale. È riuscito a sfatare le aspettative negative e ad ottenere il consenso su una dichiarazione congiunta dei leader mondiali con dei compromessi sul conflitto in Ucraina e sull’azione sul cambiamento climatico. Il consenso è stata una sorpresa, date le profonde divisioni all’interno del blocco di paesi, frutto di concessioni fatte dagli Stati Uniti e dagli altri paesi membri del G7. Nelle settimane precedenti al vertice, opinioni nettamente divergenti sulla guerra (un tema formalmente non all’ordine del giorno del vertice) avevano minacciato di far fallire l’incontro con i paesi occidentali che chiedevano ai membri di nominare Mosca come responsabile per l’invasione e la Russia (sostenuta dalla Cina) che affermava che avrebbe bloccato qualsiasi risoluzione che non avesse riflesso la sua posizione. Una possibilità molto concreta dal momento che i vertici ministeriali dei mesi precedenti erano tutti finiti senza una dichiarazione finale.

L’India, interessata a continuare a perseguire una strategia di “multi-allineamento” geopolitico e mantenere buone relazioni politiche ed economiche con la Russia10, è riuscita a convincere tutti i partecipanti a firmare una dichiarazione finale che è stata apprezzata dal ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e, al tempo stesso, difesa dal segretario di Stato americano Anthony Blinken.

Assente Putin, Modi non ha invitato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj (mentre l’anno scorso Zelenskyj aveva tenuto un discorso virtuale all’evento). Di fronte alla prospettiva di un grave imbarazzo diplomatico, l’India (sostenuta da Brasile e Sud Africa) ha esercitato pressioni sui membri occidentali affinché concordassero una dichiarazione comune che attenuasse la condanna della guerra in Ucraina contenuta nella dichiarazione del precedente vertice di Bali11. La dichiarazione ha denunciato l’uso della forza per ottenere guadagni territoriali, ma si è astenuta dal criticare direttamente la Russia nominandola. “Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, pur ricordando la discussione di Bali, abbiamo ribadito le nostre posizioni nazionali e le risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e dall’Assemblea Generale dell’ONU“, si legge nella dichiarazione, rilevando che “In linea con la Carta dell’ONU, tutti gli Stati devono astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza per perseguire l’acquisizione territoriale contro l’integrità territoriale e la sovranità o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato. L’uso o la minaccia di uso di armi nucleari è inammissibile”, si legge nella dichiarazione. “Chiediamo a tutti gli Stati di sostenere i principi del diritto internazionale, tra cui l’integrità territoriale e la sovranità, il diritto internazionale umanitario e il sistema multilaterale che salvaguarda la pace e la stabilità. Noi… accogliamo con favore tutte le iniziative pertinenti e costruttive che sostengono una pace globale, giusta e duratura in Ucraina”, aggiunge il testo.

Il portavoce del Ministero degli Affari Esteri ucraino Oleg Nikolenko ha criticato la dichiarazione, affermando che “l’Ucraina è grata ai suoi partner che hanno cercato di includere una formulazione forte nel testo. Allo stesso tempo, per quanto riguarda l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, il G20 non ha nulla di cui essere orgoglioso”.

L’Unione Africana entra nel G20

Il primo ministro indiano Narendra Modi ha aperto i lavori del G20 dando il benvenuto all’Unione Africana (UA) come nuovo membro del blocco. Ha invitato il presidente dell’UA Azali Assoumani a sedersi accanto ai leader mondiali al tavolo del vertice. L’entrata della UA nel blocco è stata un’iniziativa voluta da Modi (e sostenuta da Cina e Indonesia) che ha descritto questo vertice come il momento in cui l’India ha raggiunto la maggiore età diplomatica e la presidenza del suo paese come un’opportunità per dare voce ai bisogni del Sud Globale. L’UA a pieno regime conta 55 membri, ma sei nazioni governate dai militari sono attualmente sospese (su questo tema si veda il nostro articolo qui). Ha un PIL collettivo di 3 trilioni di dollari con circa 1,4 miliardi di persone. L’UA ha costantemente sostenuto l’attuazione di riforme rispetto alle istituzioni finanziarie globali e al modo in cui lo sviluppo viene finanziato12. Spinge per la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in cui chiede di essere ammessa come membro permanente.

Sia la Cina sia l’India sono impegnate a favore dei paesi emergenti e del Sud Globale. Ma questa è anche un’area in cui gli interessi dei due paesi si scontrano. Il Sud Globale è molto importante sia per l’India che per la Cina. Entrambi i paesi – essendo i più grandi paesi in via di sviluppo del mondo – sono consapevoli delle proprie credenziali nel rappresentare il Sud Globale nei principali forum globali. Ciò è particolarmente vero quando gran parte del Sud Globale soffre pesantemente di alcuni dei maggiori problemi del mondo: la crescente incidenza dei cambiamenti climatici ha causato eventi meteorologici estremi; oneri debitori elevati e mancanza di risorse per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG); e notevoli deficit nelle infrastrutture economiche e sociali per la fornitura di beni pubblici. Molti paesi in via di sviluppo sono frustrati dall’incapacità del mondo sviluppato, in particolare del G7, di sostenerli nell’affrontare efficacemente i loro problemi comuni.

Cina e India, in virtù del peso che detengono negli ordinamenti economici e politici globali, sono probabilmente in una posizione migliore per articolare e affrontare la difficile situazione del Sud del mondo. Per entrambi, avere la comunità del Sud del mondo come alleato a lungo termine consente loro di assumere posizioni inclusive su questioni globali e di influenzare il processo decisionale negli organismi globali a beneficio di ampie fasce della popolazione globale emarginata. La collaborazione con i membri del Sud del mondo comporta inoltre vantaggi per entrambi i paesi, consentendo loro di accedere a risorse minerarie ed energetiche critiche non sfruttate e incanalando esportazioni e investimenti in nuovi mercati.

La rivalità sino-indiana nel collegamento con il Sud del mondo è già visibile nello sviluppo delle infrastrutture. La BRI cinese – la sua strategia economica di punta per conquistare alleati nel Sud del mondo – ha rallentato a causa del crescente indebitamento di molti beneficiari. L’India è stata una strenua critica della BRI e sta cercando di collaborare con altri importanti finanziatori globali di infrastrutture, come l’UE e il Giappone, per fornire scelte di finanziamento sostenibili ai paesi con carenze infrastrutturali. Ma con i flussi di capitale globali che devono ancora riprendersi dalle incertezze causate dal Covid-19 e dal conflitto in corso in Ucraina, questi sforzi di finanziamento collaborativo potrebbero richiedere molto tempo per prosperare.

L’India non considera la Cina come una voce del Sud Globale, ma come un Paese ormai economicamente sviluppato che cerca di intromettersi nella narrativa del Sud del mondo e di trasformare il gruppo BRICS in un’organizzazione di sostegno all’agenda geopolitica cinese, come la promozione della Belt and Road Initiative (sostenuta dalla Asian Infrastructure Investment Bank), della Global Development Initiative (accompagnata dalla Global Security Initiative e dalla Global Civilization Initiative), dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (che comprende tra i suoi membri oltre alla Cina, anche Russia e India) e dell’esplicita retorica anti-americana (sulle proposte cinesi si vedano i nostri articoli qui e qui). L’India e soprattutto Modi non hanno alcun interesse a plasmare la politica estera indiana in una direzione antioccidentale anche perché punta ad essere una destinazione di investimento alternativa alla Cina per costruire “more resilient supply chains”. I BRICS sono stati concepiti come una piattaforma geoeconomica, ma l’India teme che stiano scivolando verso un ruolo geopolitico e non si sente a proprio agio con questa deriva.

Invece, l’India ha concentrato le discussioni e le attività dei BRICS su progetti di cooperazione economica e finanziaria Sud-Sud, iniziative per ridurre la dipendenza globale dal sistema finanziario e di pagamento internazionale basato sul dollaro statunitense e riforme delle istituzioni finanziarie internazionali per dare ai Paesi in via di sviluppo più voce e rappresentanza. Il Sudafrica ha seguito questo approccio nel formulare il tema dell’ultimo vertice: “BRICS e Africa: partenariato per una crescita reciprocamente accelerata, uno sviluppo sostenibile e un multilateralismo inclusivo”. Per rafforzare la propria attenzione sull’Africa, il Sudafrica aveva invitato i leader di tutti i Paesi africani a partecipare al vertice.

Il sostanziale fallimento sui cambiamenti climatici

Nel suo periodo di massimo splendore, il G20 è stato un forum produttivo per gettare le basi per i progressi nei negoziati delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (a cominciare dall’Accordo di Parigi del 2015-16). Questo ora, purtroppo con “un pianeta in ebollizione”, è diventato oltre il regno delle possibilità. I leader dei paesi del G20 non sono riusciti a raggiungere un accordo sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili nonostante un recentissimo rapporto delle Nazioni Unite ritenesse la riduzione “indispensabile” per raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette. L’impegno a “ridurre gradualmente” piuttosto che a “eliminare gradualmente” il carbone è rimasto lo stesso, e alcuni combustibili fossili come petrolio e gas non sono stati neanche menzionati.

I paesi del G20 rappresentano circa l’80% delle emissioni globali e l’incapacità di trovare un accordo sulla loro eliminazione graduale è un’ombra su un ciclo chiave di discussioni sul clima che inizierà a novembre negli Emirati Arabi Uniti.

Il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva ha affermato durante il vertice che nel mondo prevale la mancanza di impegno per l’ambiente, che porta a un’emergenza climatica senza precedenti. Ha affermato che dalla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP) tenutasi a Copenaghen, in Danimarca, nel 2009, i paesi ricchi avrebbero dovuto fornire 100 miliardi di dollari all’anno in nuovi e aggiuntivi finanziamenti per il clima ai paesi in via di sviluppo, ma quella promessa non è mai stata mantenuta. Ciò dimostra che le divergenze tra paesi sviluppati e in via di sviluppo rimangono irrisolte sulla questione del cambiamento climatico, ed è improbabile che i paesi occidentali sviluppati mantengano le loro promesse in futuro.

Ma per la prima volta, la dichiarazione del G20 ha sostenuto l’obiettivo di triplicare la capacità globale di energia rinnovabile e ha fatto riferimento alla necessità che le emissioni raggiungano il picco prima del 2025. Ha inoltre riconosciuto che limitare il riscaldamento a 1,5 gradi richiederà una riduzione dei gas serra del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, si sono impegnati a investire almeno 4 miliardi di euro in energie rinnovabili e idrogeno nelle economie in via di sviluppo attraverso il “piano Global Gateway” dell’UE nei prossimi 5 anni. Inoltre, i leader hanno annunciato la Global Biofuel Alliance (GBA) volta a facilitare la cooperazione internazionale e intensificare l’uso di biocarburanti sostenibili.

La “via delle spezie” e la normalizzazione arabo-israeliana

Sabato pomeriggio, Biden e i leader di India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Unione Europea, Germania, Francia e Italia hanno annunciato piani infrastrutturali ambiziosi, alternativi a quelli del programma cinese della Via della Seta (la Belt and Road Initiative – BRI – lanciata da Xi nel 2013), per creare una “Via delle Spezie” che colleghi India, Medio Oriente, Israele e Europa (attraverso i porti israeliani)13. Se la “India-Middle East-Europe Economic Corridor Partnership” (IMEC) andasse avanti, creerebbe ferrovie, rotte marittime, porti, reti elettriche e di dati e gasdotti per l’idrogeno in tutto il Medio Oriente, in contrapposizione alla corposa spesa infrastrutturale cinese più a nord, accelerando potenzialmente il commercio tra India ed Europa fino al 40% (al momento l’India è solo il decimo esportatore in Europa, per un valore pari solo al 2% del totale dell’import europeo). I piani vengono anche pubblicizzati (si veda qui, qui, qui e qui) come parti di un mega accordo che dovrebbe contribuire a normalizzare le relazioni tra Israele, l’Arabia Saudita e gli altri stati arabi del Golfo (in linea con gli “Accordi di Abramo” firmati dagli Emirati Arabi Uniti e dal Bahrein con Israele nel 2020), prima delle elezioni presidenziali americane del novembre 2024. Gli Emirati Arabi Uniti hanno già firmato Accordi di partenariato economico globale per il libero scambio (CEPA) con Israele e India e sono entrati in due blocchi mini-laterali: l’I1U2 o Quad dell’Asia Occidentale (2021), con Stati Uniti, India e Israele, e l’Iniziativa di Cooperazione Trilaterale (2022), con India e Francia. Le questioni affrontate attraverso il progetto IMEC sono state incluse nel “Partenariato strategico dell’UE con il Golfo”: il documento, presentato nel 2022, definisce il Golfo come una “porta tra Europa, Asia e Africa”. Per l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, divenuti di recente membri del gruppo BRICS, il progetto del corridoio rappresenta un’opportunità per dare concretezza alla posizione multipolare propugnata dal gruppo e per consolidare in Asia i rapporti con l’India, come alternativa a quelli già forti con la Cina.

Modi ha affermato che il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa promette di essere “un faro di cooperazione, innovazione e progresso condiviso”. Biden ha detto che si tratta di un “investimento rivoluzionario”. Von der Leyen lo ha descritto come “molto più di una semplice ferrovia o un cavo”. “È un ponte verde e digitale che attraversa continenti e civiltà”, ha affermato.

Al di là delle implicazioni diplomatiche e geopolitiche, i funzionari statunitensi hanno affermato di sperare che un simile accordo sulle infrastrutture possa ridurre i tempi di spedizione, i costi e l’uso del diesel e rendere il commercio più veloce ed economico.

I piani annunciati dovrebbero fare parte del programma “Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali” (PGII), promosso dagli Stati Uniti nell’ambito del G7 per proporre Washington come partner e investitore nei paesi in via di sviluppo, in particolare nella regione dell’Indo-Pacifico. “Riteniamo che il progetto in sé sia audace e trasformativo, ma la visione alla base del progetto è altrettanto audace e trasformativa, e lo vedremo replicato anche in altre parti del mondo”, ha affermato Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale di Biden.

I leader non hanno specificato chi e come si pagherà il progetto (solo Mohammed bin Salman ha detto che l’Arabia Saudita potrà investire 20 miliardi di dollari) e quali sono le valutazioni economiche su cui poggia. Al momento la PGII prevede un impegno a mobilitare risorse per 600 miliardi di dollari per sostenere i paesi a basso e medio reddito nella costruzione di infrastrutture sostenibili. L’iniziativa è allineata con la Global Gateway, lanciata dalla Commissione Europea nel 2021 per mobilitare finanziamenti fino a 300 miliardi di euro per progetti infrastrutturali nei paesi in via di sviluppo.

Un gruppo di lavoro elaborerà piani più completi nei prossimi 60 giorni, inclusa una tempistica per la costruzione dell’infrastruttura. Sullivan ha affermato che le discussioni sul progetto erano iniziate nel luglio dello scorso anno durante la visita di Biden in Arabia Saudita14.

Note

  1. I membri del G-20 sono: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sud Africa, Corea del Sud, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti, così come l’Unione Europea, rappresentata dalla presidenza di turno del consiglio e dalla Banca Centrale Europea. A differenza del G7 o di qualsiasi altro forum economico chiuso, il G20 ha come membri sia paesi sviluppati che paesi in via di sviluppo. L’idea del G20 come forum economico internazionale ha le sue origini all’indomani della crisi finanziaria asiatica del 1997, ed è stato successivamente portato al livello di vertice con la crisi finanziaria globale del 2008. Un blocco eterogeneo di paesi che complessivamente rappresenta l’85% del prodotto interno lordo (PIL) mondiale, il 75% del commercio globale e circa due terzi della popolazione mondiale. Al vertice di Nuova Delhi sono poi stati invitati altri nove paesi e anche rappresentanti di alcune organizzazioni internazionali.[]
  2. Putin ha ospitato l’ottavo Eastern Economic Forum, iniziato domenica a Vladivostok, che prevede una serie di dialoghi economici e commerciali tra i principali paesi partner della regione Asia-Pacifico e con l’ASEAN, l’organizzazione che riunisce le nazioni in via di sviluppo dinamico nel sud-est asiatico (quasi il 7% del PIL globale). È stata questa l’occasione anche per un incontro tra Putin e il leader nordcoreano Kim Jong Un, che secondo gli Stati Uniti sta valutando la possibilità di fornire armi alla Russia per la guerra in Ucraina.[]
  3. Modi ha incontrato brevemente il presidente cinese Xi durante il quindicesimo vertice BRICS in Sud Africa a fine agosto e il presidente russo Putin durante il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) del 2022 in Uzbekistan, dove il primo ministro Modi ha sottolineato alla presenza del leader russo che questa “non è l’era della guerra”, sottolineando la necessità del dialogo e della diplomazia nella crisi ucraina.[]
  4. Questo nonostante che il vertice di Nuova Delhi sia stato il culmine di oltre 200 incontri realizzati in 60 città indiane in ogni stato del unione nel corso di quasi un anno. Circa centomila delegati provenienti da oltre 125 paesi del mondo hanno partecipato alla definizione dell’agenda multilaterale su questioni chiave come la riforma delle istituzioni finanziarie globali, la finanza climatica, lo stress debitorio delle economie in via di sviluppo, lo sviluppo guidato dalle donne, lo sviluppo inclusivo e la speciale iniziativa indiana di LiFE (Lifestyle for Environment), insieme alle discussioni dei gruppi di lavoro che abbracciano vari aspetti dell’economia globale come salute, agricoltura e sicurezza alimentare, infrastrutture, istruzione, transizioni energetiche, economia digitale, turismo e così via. La presidenza indiana del G20 è stata incentrata sul tema Vasudhaiva Kutumbakam, che significa “il mondo è una famiglia”, una frase presa in prestito dall’antico testo sanscrito della Maha Upanishad.[]
  5. Biden ha incontrato Modi in un bilaterale venerdì. Vi hanno partecipato anche il segretario del Tesoro, Janet Yellen, e il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan. Biden e Modi hanno promesso sostegno ad “un Indo-Pacifico libero, aperto, inclusivo e resiliente”, un chiaro riferimento ad un’azione di contrasto dell’ascesa della Cina, e hanno stretto una serie di accordi commerciali e di difesa riguardanti le forniture statunitensi di droni, semiconduttori e tecnologie informatiche quantistiche. La US Navy potrà usare le basi navali indiane come appoggio tecnico. India e Stati Uniti coopereranno anche sulla Stazione Spaziale Internazionale, sulla tecnologia 5G e 6G e sui microchip nel 2024. Quando in giugno Modi aveva visitato Washington avevano discusso di questi accordi, compreso un accordo per consentire alla General Electric di produrre motori a reazione in India per alimentare gli aerei militari indiani. L’apertura dell’amministrazione Biden verso Modi (ma anche verso Hanoi) viene criticata dalle organizzazioni per i diritti umani perché “sta chiaramente mettendo da parte i diritti umani nell’interesse di promuovere partenariati con i governi che ritiene strategicamente importanti – e inviando il messaggio che gli Stati Uniti sono disposti a tollerare palesi fallimenti nel proteggere e sostenere i diritti umani“, ha affermato Carolyn Nash, direttore advocacy per l’Asia di Amnesty International.[]
  6. Domenica pomeriggio Biden si è poi recato in Vietnam per rafforzare formalmente i legami con un paese comunista sempre più timoroso di un’aggressione cinese e grato per i guadagni economici derivanti dalla guerra commerciale USA-Cina che ha portato aziende americane (tra cui Dell, Google, Microsoft e Apple), giapponesi e coreane (ma anche cinesi, per aggirare le tariffe americane) a spostare parte delle loro catene di approvvigionamento nel paese. La Casa Bianca ha reso noto l’acquisto da parte della Vietnam Airlines di 50 jet Boeing 737 Max per un valore di 7,8 miliardi di dollari. Il partenariato strategico globale con il Vietnam rappresenta un importante miglioramento delle relazioni per gli Stati Uniti. È il culmine di una spinta incessante da parte di Washington negli ultimi due anni per rafforzare i legami con il Vietnam, che considera una delle chiavi per contrastare l’influenza della Cina in Asia. Hanoi è impegnata da anni in una disputa con Pechino su chi controlla parti del Mar Cinese Meridionale. A fine agosto, una nave della Guardia costiera cinese ha sparato con un cannone ad acqua contro un peschereccio vietnamita. Inoltre, le immagini satellitari rilasciate di recente mostrano che la Cina sta costruendo un aeroporto su un’isola che secondo Hanoi è territorio vietnamita. La “rete di partenariati” USA in tutta l’Asia è certamente cresciuta negli ultimi mesi nel tentativo americano di circondare e contenere la Cina. Washington ha negoziato l’uso di quattro nuove basi militari nelle Filippine ed è riuscita a mediare un accordo trilaterale con gli alleati rivali dell’Asia orientale, Giappone e Corea del Sud in uno storico vertice a Camp David in agosto. La cooperazione rafforzata tra i paesi ha lo scopo almeno in parte di contrastare gli obiettivi regionali di Pechino.[]
  7. L’India si colloca al 161° posto su 180 nell’indice sulla libertà di stampa di quest’anno pubblicato da Reporter Senza Frontiere. Negli ultimi anni, diversi giornalisti sono stati arrestati e ad alcuni è stato impedito di viaggiare all’estero. Decine di loro stanno affrontando procedimenti penali, anche per sedizione. Il governo ha inoltre introdotto ampie leggi di regolamentazione per le società dei social media che gli conferiscono maggiore potere di sorveglianza dei contenuti online. Un certo numero di media critici nei confronti di Modi sono stati sottoposti a perquisizioni fiscali, inclusa la BBC dopo aver mandato in onda un documentario che esaminava il ruolo del primo ministro nelle rivolte anti-musulmane del 2002 nello stato occidentale del Gujarat, dove all’epoca era primo ministro.[]
  8. Il termine “Sud Globale” ha perso la sua connotazione peggiorativa convenzionale. Il termine è stato coniato dall’accademico statunitense Carl Oglesby nel 1969 per descrivere i secoli di dominio di alcuni paesi del Nord su altri del Sud. Ciò alludeva fondamentalmente a una relazione gerarchica tra le ex potenze coloniali e i paesi colonizzati. Dagli anni ’70 il termine “Sud Globale” è diventato un termine per descrivere la solidarietà in evoluzione tra i paesi in via di sviluppo e quelli meno sviluppati situati in gran parte nell’emisfero meridionale. Altri usano il termine “Sud del mondo” per indicare paesi dell’Asia, Africa, America Latina e Oceania, escluse Australia e Nuova Zelanda. Ma anche oggi il termine rimane fluido, con le economie emergenti come Cina e India che si identificano come paesi in via di sviluppo, e che identifica uno spazio occupato da paesi in via di sviluppo che giocano le loro carte, cercando di cogliere pragmaticamente ciò che a loro serve da Stati Uniti, Cina, Russia o Unione Europea in competizione tra di loro.[]
  9. Il primo ministro Narendra Modi, l’ospite del vertice, ha fatto le cose in grande. Ha speso oltre 100 milioni di euro per ripulire” Nuova Delhi. Denari che si sono sommati al rinnovamento multimiliardario del cuore della capitale in corso febbrilmente negli ultimi anni con l’obiettivo di cancellare (con abbattimenti e distruzioni di architetture islamiche, buddiste, coloniali inglesi) buona parte del suo passato, per abbracciare una visione urbanistica che consenta di riscrivere la storia in accordo con la torsione autoritaria del regime di Modi ispirato dal nazionalismo indù. Ha fatto costruire nuovi muri di stoffa per nascondere alcune baraccopoli (come Coolie Camp nel quadrante sud di Nuova Delhi) dalla vista dei leader e dignitari stranieri, mentre altre sono state rase al suolo (almeno 25). Ha fatto pulire le strade, mettere piante, fontane scolpite, decorazioni di fiori e luci colorate lungo le strade percorse dai cortei di auto dei leader e, soprattutto, ha fatto installare centinaia di mega cartelloni su cui sono stati affissi grandi manifesti con il suo volto, che danno il benvenuto ai delegati del vertice del G20. Nei giorni precedenti al vertice, più di 4.000 senzatetto e mendicanti, che vivevano sotto i cavalcavia e sulle strade, sono stati trasferiti in rifugi alla periferia di Nuova Delhi. Per mantenere la sicurezza e le strade libere è stato imposto un blocco totale ai 32 milioni di persone che vivono a Nuova Delhi. È stata ordinata la chiusura di tutte le scuole, gli uffici, i luoghi di lavoro, i mercati, i ristoranti e i negozi non alimentari per tre giorni. La circolazione sulle strade è stata limitata, la presenza dei venditori ambulanti e tutte le consegne di cibo sono state vietate e si è raccomandato alle persone di rimanere a casa. Mentre la polizia ha rilasciato diverse dichiarazioni per assicurare alla gente che questo “non è un blocco” (ma sono stati impegnati 130 mila poliziotti e soldati), per i residenti più poveri e i salariati giornalieri della città, molti dei quali vivono alla giornata e non possono permettersi di perdere nemmeno un giorno di lavoro, l’impatto è stato pesante. Il fatto è che l’India è sì la quinta economia più grande del mondo (avendo scalzato il Regno Unito), ma ha anche la più grande popolazione al mondo di persone che vivono in povertà ed è anche un paese dove pochi mesi fa c’è stato un disastro ferroviario con 300 morti e 900 feriti. Per giorni l’India è stata in fermento con le voci secondo cui l’uso ufficiale del nome inglese del paese, India, sarebbe stato abbandonato. Le polemiche sono scoppiate appena pochi giorni prima del vertice in seguito ad un’anticipazione della stampa indiana secondo cui sull’invito alla cena ufficiale di apertura dei lavori, non ancora pervenuto ai leader del G20, il paese è stato indicato come “Repubblica di Bharat”, il termine sanscrito caro alla comunità induista e precedente a ‘India’, di derivazione coloniale. La rimozione delle vestigia coloniali è una campagna che il partito nazionalista al governo, il Bharatiya Janata Party (BJP) di Modi, si è intestato da tempo. Il governo Modi ha già fatto rimuovere anche i nomi islamici dei luoghi imposti sotto l’Impero Moghul, che precedette la colonizzazione britannica, misura emblematica – denuncia l’opposizione – di voler stabilire la supremazia della religione indù sulle minoranze. Modi ha dato il più grande segnale di un potenziale cambiamento nel suo discorso di apertura al vertice, seduto dietro una targa nazionale etichettata “Bharat”, una parola intrisa di simbolismo religioso indù e risalente ad antiche scritture. India e Bharat sono entrambi i nomi ufficiali del paese secondo la sua costituzione. I membri del partito nazionalista indù di Modi hanno condotto una campagna contro l’uso del più noto nome di India, che ha radici nell’antichità occidentale e fu imposto durante la conquista britannica.[]
  10. Dal 24 febbraio 2022, quando i carri armati russi entrarono in Ucraina, tutti i paesi di tutto il mondo si sono trovati costretti a scegliere tra Kiev, sostenuta dall’Occidente, da un lato, e Mosca dall’altro. Da allora, per più di 18 mesi, Nuova Delhi (come Brasile e tanti paesi del Sud Globale) ha gestito l’equilibrio tra le due parti, evitando attentamente una condanna diretta della vecchia amica Russia e rifiutando di aderire alle sanzioni occidentali contro Mosca. India e Russia sono partner dall’era della Guerra Fredda. Dopo aver mediato la pace tra India e Pakistan per porre fine alla guerra del 1965, l’Unione Sovietica schierò incrociatori e cacciatorpediniere in difesa di Nuova Delhi dopo che gli Stati Uniti inviarono una minacciosa nave da guerra nel Golfo del Bengala durante la guerra del 1971 tra i vicini dell’Asia meridionale. Storicamente, l’India è dipesa dalla Russia anche per gran parte del suo arsenale di difesa e per la copertura diplomatica presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (la Russia si è opposta alle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, dal Giappone e da alcuni altri paesi all’India in seguito ai test nucleari di Nuova Delhi del 1998). Quasi il 70% degli aerei da combattimento utilizzati dall’aeronautica e dalla marina indiana, il 44% delle navi da guerra e dei sottomarini del Paese e oltre il 90% dei veicoli corazzati dell’esercito sono di origine russa. I due paesi hanno lavorato insieme per creare il missile da crociera supersonico BrahMos, che ora stanno esportando nelle Filippine. La Russia è stata anche un partner costante del programma energetico nucleare civile dell’India, aiutando Nuova Delhi a costruire la centrale nucleare di Kudankulam – la più grande del paese – nello stato meridionale del Tamil Nadu. Quel complesso nucleare è ora in fase di espansione. In cambio, l’India è stata l’unica nazione dell’Asia meridionale a difendere l’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979. Più di quattro decenni dopo, l’India è una delle rare grandi economie che non ha apertamente criticato la Russia per la sua guerra contro l’Ucraina. Dall’inizio della guerra, è diventato anche il terzo maggiore acquirente di petrolio russo, dopo l’Unione Europea e la Cina, a dispetto degli sforzi occidentali volti a frenare quelle vendite per limitare la forza militare della Russia. Ma, negli ultimi anni l’India ha ridotto gli acquisti nel settore della difesa dalla Russia (sebbene questa rimanga di gran lunga il maggiore fornitore di attrezzature per la difesa dell’India, le sue vendite sono diminuite di circa il 65% negli ultimi dieci anni fino a raggiungere 1,3 miliardi di dollari nel 2022, secondo gli ultimi dati disponibili del SIPRI), rivolgendosi invece a Stati Uniti, Francia e Israele. È comunque improbabile che l’India rompa formalmente con la Russia in tempi brevi, anche se alcuni osservatori avvertono che la loro amicizia è diventata un ostacolo per le ambizioni geopolitiche di Nuova Delhi. Se le relazioni India-Russia possono essere in costante declino, quello che appare certo è che il governo Modi sta rafforzando i legami con l’Occidente per coltivare gli interessi indiani nella regione dell’Indo-Pacifico, dove vede Pechino come il suo principale concorrente. Lì sta collaborando con Australia, Francia, Giappone e Stati Uniti nella cosiddetta QUAD e in altre iniziative.[]
  11. La dichiarazione congiunta del vertice di Bali 2022 condannava fermamente la Russia per la sua aggressione contro l’Ucraina e chiedeva addirittura un “ritiro completo e incondizionato” della Russia dai territori ucraini conquistati. “La maggior parte dei membri ha condannato fermamente la guerra in Ucraina e ha sottolineato che sta causando immense sofferenze umane e esacerbando le fragilità esistenti nell’economia globale… Ci sono stati altri punti di vista e valutazioni diverse della situazione e sanzioni. Riconoscendo che il G20 non è il forum per risolvere i problemi di sicurezza, riconosciamo che le questioni di sicurezza possono avere conseguenze significative per l’economia globale.“[]
  12. Il gruppo di esperti indipendenti del G20 ha presentato il suo primo rapporto con indicazioni per il rafforzamento delle banche multilaterali di sviluppo (BMS) e per aumentare la capacità di finanziamento della Banca Mondiale. Verranno esplorate opzioni che daranno un forte impulso allo spazio di manovra della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS) per sostenere i paesi a basso e medio reddito. C’è stato un accordo sull’approvazione della road map del G20 per l’attuazione delle raccomandazioni di un gruppo indipendente sul quadro di adeguatezza patrimoniale delle banche BMS. Nel mobilitarsi per aumentare la capacità della Banca Mondiale, Biden ha dichiarato: “Il nostro obiettivo è che i nostri contributi congiunti forniscano una spinta una tantum alla BIRS equivalente a tre volte il volume annuale di prestiti non agevolati della Banca Mondiale e a raddoppiare la capacità di prestito di crisi dell’International Development Association (IDA)”.[]
  13. Apparentemente, l’Arabia Saudita è anche in trattative con l’Italia, destinata a uscire a breve dall’accordo della Via della Seta, su un potenziale investimento saudita nel nuovo fondo strategico di Roma, con il regno che si concentra su energia, sostenibilità, catene di approvvigionamento e sport per espandere la propria presenza nel paese.[]
  14. È bene ricordare che durante la campagna elettorale Biden si era impegnato a rendere l’Arabia Saudita un “paria” globale (dopo che la CIA aveva indicato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman come mandante dell’omicidio dell’editorialista del Washington Post, Jamal Khashoggi, nel consolato saudita di Istanbul nel 2018), ma una volta in carica ha cercato di mediare un accordo che normalizzi le relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Israele. Riyadh, che ha mostrato segni di avvicinamento alla Cina (che ha mediato il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra il regno e l’Iran), è impegnata in una missione multimiliardaria per la diversificazione post-petrolio e per diventare il motore economico del Medio Oriente.[]

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