Materiali

Le stagioni di Tronti

Il Tronti che rifonda Marx; il Tronti dell’autonomia del politico; il Tronti mistico. Come accade con i grandi maestri, ognuno sceglie il suo Tronti. Ma il Tronti più profondo, il Tronti come stile di vita, è un valore che non appartiene a un’epoca della teoria, si inscrive nel tempo dell’anima.

Intervento pronunciato in occasione della giornata in ricordo di Mario Tronti, tenutasi l’8 novembre scorso a Roma a tre mesi dalla sua scomparsa.

Ognuno si sceglie il suo Tronti. Succede così coi Maestri, quello che semini cresce, però non ti appartiene. Questo significa anche che dentro ciascuno di noi germogliano insegnamenti diversi, a seconda della stagione della vita, a seconda delle stagioni del mondo. I maestri prendono forme diverse, cambiano. Insieme a noi, insieme al mondo.

In principio, fu il giovane Tronti. Il Tronti dei Gründrisse. Il Tronti che rifonda Marx attraverso un’opera inedita che azzera il materialismo dialettico: l’opera più apodittica di Marx. Direbbe Alberto Asor Rosa: un Marx paratattico, proprio come la mente dei giovani. Senza subordinate e concessive, senza bisogno di dimostrare ma solo con una voglia disperata di affermare, di trasformare.

Quanto dura il giovane Tronti? Quanto brucia quel fuoco? Per molti della mia generazione e – forse – per la cultura italiana, Mario Tronti resterà scolpito nella travolgente passione per Operai e capitale,il libro cult del ’68. Nelle parole di Rossanda, l’innamoramento infantile di tutta la società italiana col mondo degli operai e della fabbrica.

Poi, arriva il tempo della crescita, il tempo dell’autonomia del politico. Una brusca virata che Mario impone a se stesso, e ai suoi seguaci. Molti lo applaudono, pochi lo seguono. Certo non il Movimento operaio. Che non comprende, non può capire, raccogliere e decifrare il messaggio dell’autonomia del politico. Il passaggio dall’eresia alla profezia. Raccogliere il testimone di Cromwell – Stato e rivoluzione in Occidente – si è rivelata un’impresa impossibile. Ci son voluti vent’anni per scoprirlo, per ritrovarci impreparati: nudi all’appuntamento col politico. E quando il velo della profezia si è squarciato, eravamo già tutti sotto le macerie.

Non solo il Movimento operaio – però – non ha ascoltato quel grido. Anche Mario si è ritirato, contratto, ripiegato sul suo messaggio. Asor Rosa direbbe: in un silenzio gravido di pensieri. Però – aggiungerebbe Accornero – se li è tenuti per sé. Perché la teoria del politico, che ci aveva annunciata e proclamata, Mario non ce l’ha mai data. Forse, non poteva darla. Non so se ci abbia veramente provato. Se, da quel punto in avanti, abbia più creduto in Mario Tronti come macchina da guerra teorica. Per molti anni, in quegli anni, silenziosamente al suo fianco gliel’ho chiesto – me lo sono chiesto.

L’ultima volta, nell’85, eravamo sul Kapuzinerberg, nella Vienna della grande crisi, la crisi del pensiero moderno. Dopo una visita al Karl Marx-Hof, il fortilizio operaio simbolo della resistenza al nazismo. Parlammo di un Locke comunista, e di un libro sulla democrazia che mettesse i piedi nel piatto. E cercasse di ridare forma – e un’anima – ai cocci della democrazia e dello Stato. Nei boschi del Kapuzinerberg: credo sia stata l’ultima volta, Mario, che ti ho visto cercare – ancora con interesse e passione – le tracce dell’autonomia del politico. Poi, i sentieri si sono interrotti. E si sono divisi. Io, col mio Tronti nella bisaccia, mi sono messo in cammino. Il mio cammino. Ma – così pensano sempre gli allievi – un po’ anche il tuo.

Però, non è sceso il silenzio. Si è aperta una nuova stagione, un Tronti segreto, un Tronti mistico. Che ha accompagnato il millennio al suo epilogo. Questo è l’ultimo Tronti. Il Tronti amico. Direbbe Cacciari: il Tronti compassionevole. Che ha trasformato la sfida titanica in metafisica quotidiana. Un esercizio spirituale, in bilico tra Occidente e Oriente. Invece che col vagone blindato, un viaggio fatto con la mente, un mix di yoga e Tai Chi. Approfittando dei molti monasteri sparsi per i nostri Appennini, e della possibilità che offrono di spegnere i cellulari e riaccendere la fiammella della Storia.

Questo è un Tronti invisibile, come quelli a cui ha dedicato la sua vita. Il più lontano dalla ribalta, il più vicino ai nostri cuori. Un Tronti che non si offre alla critica, all’esegesi. Non si racconta, vive. Accanto e dentro ognuno di noi. Mario as a lifestyle. Tronti come stile di vita.

Nei tanti modi di sentirmi trontiano, questo è quello di cui ti sono più grato. Tra i tanti debiti che ho contratto, questo rimane inestinguibile. Tronti come stile di vita è un valore che non appartiene a un’epoca della teoria, si inscrive nel tempo dell’anima. La strappa alla contingenza, schiude in ciascuno di noi il dialogo con l’eterno. E lo fa con la leggerezza e la mitezza del tuo sorriso.

Un esercizio spirituale, che ci accompagna dal mattino alla sera. Come un dolce rimorso, o un vizio assurdo.

Qui il PDF

Un commento a “Le stagioni di Tronti”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *