Articolo pubblicato su “Transform!Italia” il 22.11.2023.
Mercoledì 15 novembre Joe Biden e Xi Jinping si sono incontrati per circa quattro ore a San Francisco (alla vigilia del vertice dell’APEC1) con l’obiettivo di riannodare il filo del dialogo fra Stati Uniti e Cina (stabilizzare il disaccordo). Hanno riconosciuto la necessità di evitare conflitti e incidenti sul mar Cinese meridionale o sullo Stretto di Taiwan, ripristinando le comunicazioni dirette a livello militare2. Inoltre, i due presidenti hanno affermato l’impegno a cooperare sul clima (con la riattivazione del gruppo di lavoro bilaterale in vista della COP 28 in programma a Dubai a fine mese; i due Paesi sono i maggiori emettitori di carbonio e metano del mondo) e per favorire lo sviluppo e contenere i rischi dell’intelligenza artificiale in un clima di collaborazione. Infine, hanno raggiunto un accordo concreto per la collaborazione nel contrasto al fentanyl, il potente oppioide sintetico (fino a 50 volte più potente dell’eroina, 100 volte più potente della morfina e sempre più spesso mescolato con altre droghe illecite) che uccide di overdose circa 75mila statunitensi all’anno (più di quelli morti nelle guerre in Vietnam, Iraq e Afghanistan messe insieme; ma sono stati 110mila i morti di overdose da droghe sintetiche, comprese le metanfetamine, nel 2022) e che sta diventando un tassello importante della campagna elettorale di Biden. Permane, invece, il contrasto netto sulla questione di Taiwan3.
Nella conferenza stampa, Biden ha usato la formula “trust, but verify” (fidarsi, ma verificare) e ha ribadito la definizione di dittatore riferita a Xi Jinping, sia pure mitigandola con la precisazione che “è un dittatore nel senso che è una persona che governa un Paese comunista”. Ha anche affermato che gli Stati Uniti e la Cina devono garantire che la concorrenza tra loro “non sfoci in un conflitto” e gestire le loro relazioni “responsabilmente”. “Credo che queste siano alcune delle discussioni più costruttive e produttive che abbiamo avuto. Abbiamo fatto alcuni progressi importanti“, ha detto Biden dopo l’incontro.
Nel comunicato apparso sul sito dell’ambasciata cinese negli Stati Uniti dopo l’incontro si legge che: “Il presidente Xi Jinping ha osservato che Cina e Stati Uniti si trovano di fronte a due opzioni in un’epoca di trasformazioni globali come non si vedevano da un secolo: una è quella di rafforzare la solidarietà e la cooperazione e unire le forze per affrontare le sfide globali e promuovere la sicurezza e la prosperità globali; l’altra è quella di aggrapparsi alla mentalità a somma zero, provocare rivalità e scontro e guidare il mondo verso il tumulto e la divisione”. “Il mondo è abbastanza grande da ospitare entrambi i Paesi – prosegue il documento ‒, e il successo di un Paese rappresenta un’opportunità per l’altro”4.
Per quanto riguarda il fentanyl, un potente anestetico sviluppato nel 1959 che è diventato la principale causa di morte di americani di età compresa tra i 18 e i 49 anni (contribuendo a ridurre l’aspettativa di vita per la prima volta da generazioni negli Stati Uniti), Biden e Xi hanno deciso di istituire un gruppo di lavoro di cooperazione per reprimere l’esportazione di articoli legati alla produzione dell’oppioide verso l’emisfero occidentale (Stati Uniti, Messico, Canada). “Salverà vite umane“, ha detto Biden, aggiungendo di apprezzare l’”impegno” di Xi sulla questione. Secondo l’accordo, la Cina metterà sotto controllo specifiche aziende chimiche che producono i “precursori” (le sostanze chimiche che possono essere miscelate nell’oppioide letale, che hanno comunque anche una serie di usi legittimi in medicina e per produrre pesticidi o vernici) del fentanyl (inizialmente concepito come antidolorifico per gli interventi chirurgici e ora ampiamente utilizzato per trattare il dolore grave causato dal cancro). Le aziende industriali cinesi sono produttrici non solo del farmaco in sé, ma anche dei precursori chimici che possono essere combinati per produrlo e delle apparecchiature di produzione utilizzate nella produzione di pillole. Generalmente si tratta di piccole aziende chimiche che finora sono state sotto regolamentate. In cambio, la Casa Bianca si è impegnata ad eliminare le sanzioni imposte sull’Istituto di polizia forense cinese nel maggio del 2020. La Cina si chiedeva da tempo perché gli Stati Uniti si aspettassero una cooperazione nella battaglia contro il fentanyl quando il Governo statunitense aveva imposto sanzioni all’Istituto. Giovedì scorso il governo degli Stati Uniti ha annunciato di aver rimosso l’Istituto dalla “Lista delle entità” e revocato le sanzioni.
Dal maggio 2019 la Cina ha bloccato le spedizioni dirette verso gli Stati Uniti e ha classificato la produzione e gestione di fentanyl, mettendola sotto controllo (l’unico grande Paese a farlo su base permanente, mentre negli Stati Uniti, gli analoghi del fentanyl sono sotto controllo solo temporaneamente, con la scadenza della classificazione prevista per dicembre 2024), il che significa che gran parte del commercio illegale si è spostato sulle rotte attraverso il Messico. I funzionari statunitensi affermavano che la Cina non aveva fatto abbastanza per fermare il traffico, mentre la Cina ribatteva che l’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti era esclusivamente colpa dell’America5. Venerdì scorso, l’ufficio della Commissione nazionale cinese per il controllo dei narcotici ha emesso un annuncio, avvertendo le aziende e gli individui interessati di evitare attività illegali e criminali che coinvolgono la produzione, il traffico e il contrabbando di sostanze narcotiche e psicotrope, nonché di sostanze utilizzate per la produzione di stupefacenti. Ha anche ricordato alle aziende e agli individui interessati di prestare attenzione al rischio di giurisdizione da parte delle forze dell’ordine all’estero sulla vendita di prodotti chimici non controllati e relative attrezzature.
Dal 1999, più di un milione di americani e canadesi sono morti per overdose da oppioidi (anche solo 2 milligrammi di fentanyl possono essere letali). Il Governo federale stima che più di cinque milioni di persone lottano con la dipendenza da oppioidi e gli Stati e le municipalità sono sempre più alla ricerca di tipologie di intervento e di soluzioni radicali alla crisi (compresa l’attenzione alla riduzione del danno e al trattamento6; nove di loro stanno pensando di depenalizzare il possesso di piccole quantità di droga). Ma le previsioni suggeriscono che altre 1,2 milioni di persone potrebbero morire entro la fine di questo decennio7.
Come altri farmaci oppioidi, il fentanyl agisce legandosi ai recettori oppioidi del corpo, influenzando il controllo del dolore e delle emozioni da parte del cervello. Dopo l’uso ripetuto di oppioidi, il cervello subisce adattamenti alla sostanza, riducendo la sua reattività e rendendo difficile provare piacere al di fuori dell’oppioide. Alcuni degli effetti collaterali dell’uso del fentanyl sono l’euforia estrema. Può causare confusione mentale, problemi di memoria, sonnolenza, nausea, prurito cronico e irritazione della pelle, confusione e perdita di coscienza. Il fentanyl colpisce anche il sistema respiratorio provocando difficoltà respiratorie e irrigidimento della parete toracica. È anche noto che causa un battito cardiaco irregolare e porta a stitichezza e ridotta mobilità intestinale. Gli effetti a lungo termine mettono i consumatori a rischio di infarto o insufficienza cardiaca, soppressione del sistema immunitario, ansia, depressione e altri disturbi dell’umore. L’effetto del fentanyl dura per un breve periodo di tempo rispetto all’eroina. Quindi le persone dipendenti devono usarlo più volte al giorno. E ogni volta che lo usano, corrono il rischio di ottenere una miscela molto, molto più potente di quanto possano gestire. L’unico trattamento di emergenza per l’overdose da fentanyl è il farmaco Naloxone, ampiamente conosciuto con il marchio Narcan, che inverte temporaneamente gli effetti depressivi e potenzialmente fatali sui sistemi cardiovascolare e respiratorio.
Per più di un quarto di secolo gli americani di tutte le classi sociali hanno visto amici, parenti e colleghi soccombere e, talvolta, superare la dipendenza dagli oppioidi (sull’epidemia statunitense da oppioidi si veda anche il nostro precedente articolo qui). Durante questo periodo l’epidemia è mutata. Innanzitutto c’erano le pillole. Tra il 1990 e il 2010, i medici prescrivevano OxyContin (prodotto da Purdue Pharma controllata dalla famiglia Sackler) e altri oppioidi come Vicodin, Hydrocodone, Percocet, Dilaudid e Cephalon ai pazienti per trattare il dolore moderato e grave, spesso in modo irresponsabile perché questi farmaci creavano dipendenza. Quando le pillole sono diventate troppo costose e l’OxyContin fu riformulato per rendere più difficile ridurlo in polvere per mischiarlo a cocaina o alle pillole Xanax contraffatte, alcuni tossicodipendenti alla ricerca di effetti simili sono passati all’eroina, e infine al fentanyl, spesso combinato ad altre sostanze (ad esempio, con la xylazina, un potente tranquillante approvato dalla FDA per l’uso per animali come i cavalli). Nel 2010, meno di 40mila persone sono morte per overdose in tutto il Paese e meno del 10% di questi decessi erano legati al fentanyl. Secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), i decessi per overdose da oppioidi sintetici illegali sono stati 23 volte superiori nel 2021 (in piena pandemia da Covid-19) rispetto al 2013, con il tasso di decessi legati al farmaco che è più che triplicato dal 2016 al 2021. Nessuna parte dell’America è stata risparmiata: praticamente ogni angolo degli Stati Uniti, dalle Hawaii all’Alaska al Rhode Island, è stato toccato dal fentanyl. Nel 2018, circa l’80% delle overdose di fentanyl si è verificata a est del fiume Mississippi. Ma nel 2019, il fentanyl è diventato parte dell’offerta di farmaci negli Stati Uniti occidentali, e improvvisamente questa popolazione che ne era stata isolata è stata esposta e i tassi di mortalità sono iniziati a salire8.
La crisi degli oppioidi è stata tradizionalmente descritta come un “problema dei bianchi”, ma ora gli afroamericani stanno morendo a causa dell’uso combinato di fentanyl e altri farmaci a tassi più elevati, in tutti i gruppi di età e in tutte le aree geografiche9. Anche le donne indiane americane e native dell’Alaska di età compresa tra 25 e 44 anni hanno registrato un tasso di morte per overdose circa doppio rispetto a quello delle donne bianche della stessa fascia di età.
La storia della crisi degli oppioidi è una storia della disperazione americana post crisi finanziaria del 2008: un sistema sanitario disperato che non funziona per nessuno e che è in una bancarotta morale, un settore farmaceutico disperato nel voler fare profitti sulla vita delle persone attraverso la menzogna, la corruzione e il marketing fraudolento, un sistema giudiziario disperato che applica la giustizia in modo disomogeneo, proteggendo i ricchi autori di reati dalle conseguenze10 e persone disperate risucchiate nell’orbita dei narcotici che hanno bisogno di denaro o riconoscimento o semplicemente di riuscire a superare la giornata senza voler morire (oltre ai 110mila morti per overdose, 150-200 persone al giorno, nel 2022 ci sono stati circa 50mila suicidi, 27mila con un’arma da fuoco). Gli americani costituiscono il 4% della popolazione mondiale e consumano circa l’80% degli oppioidi, il 99% dell’idrocodone e poco più dell’83% dei farmaci per l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione Iperattività): anfetamine e farmaci simili (benzodiazepine, antidepressivi, antipsicotici).
Negli ultimi quattro decenni, la grande industria farmaceutica americana ha fatto enormi profitti medicalizzando lo stress sociale della classe media in declino e soprattutto della classe lavoratrice bianca travolta dai processi di deindustrializzazione, la perdita di posti di lavoro sindacalizzati e ben pagati e il collasso delle comunità locali, in particolare nelle aree rurali bianche come la West Virginia e il New England, e nella rust belt del Midwest. Queste comunità territoriali – come New Canaan, la cittadina dal nome biblico in cui è ambientato il romanzo Ohio di Stephen Markley (Einaudi, Torino, 2020) – sono state prese di mira dalle aziende farmaceutiche che alla povertà, alla dislocazione sociale e alla disillusione politica hanno fornito una risposta a base di pillole di oppioidi sintetici.
Gli Stati Uniti si segnalano per il loro rapporto estremo con le droghe, caratterizzato da una storia d’amore con le sostanze psicoattive di tutti i tipi e anche da sforzi draconiani per ridurne l’uso, dalla crociata moralizzante per la temperanza culminata nel proibizionismo all’odierna “guerra alla droga” (in corso ormai da diversi decenni). Secondo alcuni analisti, questa stretta relazione ha le sue radici nella forma particolarmente virulenta del capitalismo americano e con gli sforzi di imporre la disciplina alla forza lavoro e di fornire una risposta morale ai mali sociali scatenati dal capitalismo industriale. Oggi l’uso di droghe e farmaci riguardano soprattutto l’auto-ottimizzazione: trovare la giusta combinazione di stimolanti per alzarsi per la giornata e aiutarsi a ottenere buoni risultati sul lavoro, quindi trovare una diversa gamma di farmaci per aiutarsi a rilassarsi in preparazione per il giorno successivo. Ci sono, però, due opzioni per le droghe psicoattive che non si adattano al paradigma dicotomico stimolante/rilassante e per questo sono state costantemente demonizzate: gli oppiacei, in passato, e gli oppioidi sintetici oggi, e le sostanze psichedeliche come l’LSD della “controcultura” degli anni ‘50-’70 del secolo scorso, anche se oggi, in forma micro dosata, vengono utilizzate per scopi produttivi, sia per essere più creativi nelle sessioni di brainstorming sul lavoro o per “luccicare” durante le feste in ufficio. Sono anche i nuovi farmaci psichiatrici potenzialmente più interessanti. L’MDMA (come psilocibina e ketamina) era una droga ricreativa da club e rave party, ma presto sarà conosciuta come una droga curativa per alcune forme di disagio mentale come la depressione e l’ansia11.
Ma la Casa Bianca, il Congresso e il Tesoro a volte hanno insinuato, in altre hanno affermato apertamente, che la Cina è responsabile della crisi degli oppioidi. Secondo questa narrazione, non sono stati il dilagare di disperazione, depressione e altre forme di disagio mentale, il prevalere di una cultura basata sull’individualismo metodologico a scapito di quella della solidarietà, il declino della classe lavoratrice, la crescita delle disuguaglianze socio-economiche e dell’emarginazione sociale, l’inadeguata assistenza sanitaria pubblica, l’assenza di adeguate politiche di protezione ed inclusione sociale, il sistematico sottofinanziamento del sistema pubblico di istruzione e dei servizi, e l’avidità delle grandi corporations di Big Pharma ad aver reso l’America dipendente dagli oppioidi: è il risultato di una cospirazione cinese (e messicana12). Prima dell’incontro tra Biden e Xi a San Francisco gli Stati Uniti stavano imponendo sanzioni e lanciando accuse contro dozzine di aziende chimiche e individui cinesi sostenendo che fossero coinvolti nel commercio illegale del fentanyl e dei suoi componenti. “Sappiamo che questa catena di approvvigionamento globale del fentanyl, che termina con la morte degli americani, spesso inizia con le aziende chimiche in Cina”, aveva detto ai giornalisti il Procuratore Generale degli Stati Uniti Merrick Garland ad inizio ottobre.
La Drug Enforcement Administration (DEA) afferma che il fentanyl arriva negli Stati Uniti in gran parte dalla Cina, attraverso i cartelli della droga del Messico. Le autorità affermano che il fentanyl può essere creato e distribuito più facilmente delle droghe illecite di origine vegetale (eroina e cocaina), che richiedono imprese organizzate su grande scala per coltivarle e commercializzarle13. Il fentanyl e le altre droghe sintetiche richiedono pochissima manodopera o risorse per essere prodotte su scala enorme. Si possono ottenere grandi profitti anche con importi molto piccoli. Un chilogrammo di precursore può essere acquistato dai produttori cinesi per circa 800 dollari, sufficienti per produrre 415.000 pillole di fentanyl. Ogni pillola può essere venduta all’ingrosso per soli 50 centesimi negli Stati Uniti. Gli spacciatori ambulanti possono guadagnare fino a 3 dollari a pillola a New York, dicono i pubblici ministeri statunitensi. Secondo le forze dell’ordine canadesi, 1 kg di fentanyl puro all’8% produce un profitto compreso tra $ 640.000 e $ 1,6 milioni.
I funzionari di frontiera statunitensi notano che le pillole o la polvere di fentanyl possono essere facilmente nascoste nelle tasche o negli zaini, mentre la cocaina o la marijuana venivano introdotte clandestinamente negli Stati Uniti a bordo di auto o camion. E in alcuni casi il farmaco può essere ordinato dall’estero e consegnato tramite posta.
Il blocco delle sostanze chimiche “precursori” del fentanyl è diventata da tempo una priorità per il governo degli Stati Uniti. Vengono mascherate alterando le loro identità chimiche o etichettate come “cibo per cani” o “olio per motori” e spedite in tutto il mondo. In ottobre il Dipartimento di Giustizia ha annunciato sanzioni e incriminazioni contro almeno 14 aziende cinesi e canadesi per l’importazione di fentanyl. La maggior parte degli incriminati si trovava in Cina. In aprile il Dipartimento aveva accusato i leader del cartello di Sinaloa di aver gestito un’operazione di traffico di fentanyl alimentata da aziende chimiche cinesi, tra cui tre figli di Joaquín “El Chapo” Guzmán, l’ex leader del cartello ora imprigionato negli Stati Uniti. A giugno, due cittadini cinesi sono stati arrestati dalle autorità statunitensi per presunto traffico di fentanyl14. A luglio, gli Stati Uniti hanno creato una coalizione – di cui fanno parte il Messico e altri 82 Paesi – per affrontare la minaccia delle droghe sintetiche, compreso il fentanyl. La Cina inizialmente ha rifiutato di partecipare a un incontro virtuale per lanciare la coalizione15 , ma i funzionari statunitensi hanno visitato la Cina diverse volte la scorsa estate. Una delle speranze per tale impegno era che la Cina reprimesse i privati e le imprese che vendevano prodotti chimici per la produzione di fentanyl al cartello della droga di Sinaloa in Messico16.
Prima dell’incontro tra Biden e Xi a San Francisco, i media statali cinesi sostenevano che “la crisi del fentanyl negli Stati Uniti è guidata dalla domanda”, principalmente da “gli stessi consumatori e le aziende farmaceutiche”. Le autorità cinesi erano risentiti dal fatto che quelle statunitensi, invece di cercare la causa della crisi in casa, avessero scelto di puntare il dito contro la Cina, accusandola di essere la fonte degli oppioidi. Sostenevano che in Cina il governo ha costantemente aderito a una rigida politica di controllo dei farmaci, imponendo norme severe sulla produzione e la circolazione del fentanyl dal maggio 2019. Che nella lotta alla criminalità legata alla droga, la Cina ha collaborato strettamente con gli Stati Uniti, sottolineando che la prova era il “caso Wang Fengxi“, in cui la Cina ha preso l’iniziativa arrestando e condannando una banda criminale responsabile del traffico di fentanyl, seguito da ulteriori arresti negli Stati Uniti. Ora con l’accordo politico tra Biden e Xi c’è da aspettarsi una drastica riduzione dell’esportazione di precursori dalle aziende cinesi verso il Messico. Ma i cartelli messicani potranno sempre ricorrere ad altri fornitori in Asia o altrove, mentre gli Stati Uniti dovranno comunque confrontarsi con i drammatici effetti della pandemia da oppioidi.
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