Giusi Ambrosio il 25 Gennaio 2024 alle 12:52 Rispondi Lo scritto mi lascia molto perplessa per il susseguirsi di considerazioni anche contradditorie. Premetto che condivido la posizione di Snoq ritenendo che non vi sia una condizione di libertà per una donna nell’accettazione di una gravidanza per altri. Ma anche senza voler pretendere di sapere meglio di lei e di poter parlare in suo nome, non ci sia dubbio che la esperienza si basi e conduca sullo sfruttamento e produca alienazione . Se come è vero che non si presta un utero, non lo si affitta, ma la gestzione avviene in una unità di mente- corpo a cui si chiede l’anestesia del sentimento. La gravidanza e la nascita non possono essere esperienze indifferenti. E come avviene nel nome del padre. Nel caso delle coppie gay si potrà poi apprendere un linguaggio che sia espressione di lingua materna? C’è poi non secondario il valore dell’individuo bambino o bambina che nasce, il suo essere indubbiamente oggetto del desiderio e dell’amore , ma anche esposto/a al principio del mercato della vita e di ogni essere umano. Non mi permetto di dilungarmi su un argomento già tante volte trattato e che vede una notevole differenza di posizione tra le femministe, ma vorrei solo sottolineare che nel discorso di Maria Luisa Boccia la cosa che mi ha sorpreso maggiormente è lo spostamento della problematica che è etica e politica al piano della ontologia. A partire dal titolo Chi è madre? Giusi Ambrosio
teresa lapis il 22 Gennaio 2024 alle 21:53 Rispondi grande Mluisa condivido maestra e compagna di condivisione di riflessioni. Peccato che si sta diffondendo resistenza al dialogo e al pensiero critico anche tra molte donne