Intervento di Maurizio Landini pubblicato sul sito della Fiom-Cgil Ingrao è stato per la Fiom molto più di un interlocutore politico, così come la Fiom per lui è stata molto più di una organizzazione sindacale. Durante tutto il corso della sua lunga vita politica la Fiom ha rappresentato per lui un soggetto imprescindibile dell’emancipazione della classe lavoratrice e, più in generale, della prospettiva generale del cambiamento. E la Fiom non casualmente decise di consegnargli la tessera onoraria. Con i suoi dirigenti, nel corso dei decenni, ha stretto un legame -anche sul piano personale- fortissimo, proprio di chi aveva fatto della dimensione della politica “la più alta passione umana”. Ingrao era un uomo curioso, curioso del mondo che voleva cambiare attraverso la politica. Nonostante le sconfitte, questa sua tensione non è mai venuta meno. Ricordo una chiacchierata nel salotto di casa sua, lui affaticato dagli anni, io dal fuoco di fila delle sue domande, non so più quante: la Fiom, la condizione operaia, la Fiat… Dopo due ore e mezza, mi chiese cosa ne pensassi della Cina! Ingrao ci manca. Manca a quanti hanno guardato a lui come ad un riferimento, anche una guida. A quanti considerano il suo pensiero una fonte non esaurita di stimoli per guardare alle sfide dell’oggi con occhi meno atterriti. E manca al dibattito pubblico, degradato a vista d’occhio fino al punto -è storia di questi giorni- di piegare strumentalmente, snaturandole, le sue complesse elaborazioni sulla riforma dello Stato, sulla centralità del Parlamento e della democrazia rappresentativa, a finalità di bottega quali quelle della riforma costituzionale congegnata da Renzi e dalla Boschi. Per questa ragione intendiamo ricordarlo a un anno dalla sua scomparsa, e non “celebrarlo”, pubblicando due scritti: il primo di Maria Luisa Boccia, Presidente del Centro per la Riforma dello Stato (che Ingrao ha presieduto a sua volta per tanti anni), che efficacemente da il senso della strumentalità dell’operazione tentata di annoverarlo tra i “padri” della proposta che sarà oggetto di referendum; il secondo di Gustavo Zagrebelsky che, in occasione della celebrazione alla Camera dei Deputati dei cento anni di Ingrao, tenne una relazione sui termini del famoso “carteggio” che Ingrao ebbe a metà degli anni ottanta con Norberto Bobbio sulla democrazia e la sua crisi, mettendo in risalto la vitalità e l’attualità di fondo di quelle riflessioni.
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