Internazionale, Lavoro, Interventi

Intervento pubblicato su “Sbilanciamoci” il 26.11.2024.

I lavoratori e le lavoratrici in piazza il 29 novembre per lo sciopero generale rappresentano la parte sana del paese e quella più colpita dalle gravi condizioni economiche e sociali del paese e dalle politiche sbagliate dell’attuale Governo, che in questi mesi ha fatto più di 20 condoni a favore di chi non paga le tasse. 

La protesta contro la legge di bilancio è sacrosanta: riduce i finanziamenti all’università, definanzia la sanità pubblica, aumenta le spese militari del 12% e stanzia più di 1 miliardo di euro per il Ponte sullo Stretto, una grande opera inutile e dannosa. Per il lavoro non c’è quasi nulla: si confermano le misure di taglio al cuneo fiscale, in vigore già da due anni e la riforma dell’IRPEF è una colossale truffa a danno dei ceti popolari e anche delle classi medie. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più in difficoltà: secondo l’ISTAT, il 25% degli italiani è a rischio di esclusione sociale. Ovvero, basta una spesa imprevista (una bolletta più alta del previsto, una macchina da riparare, una tassa universitaria da pagare, ecc.) per gettare in difficoltà una famiglia. E poi i working poor, cioè coloro che pur lavorando sono poveri: il 12% dei lavoratori italiani. Si taglia il fondo automotive (4,6 miliardi) indispensabile per accompagnare la transizione del settore dell’auto, ma si dà una somma analoga al settore delle armi.

Ecco perché le principali reti pacifiste (oltre a Sbilanciamoci, la Rete Pace e Disarmo, la Fondazione Perugia Assisi, Europe for Peace e Assisi Pace Giusta) hanno scritto, in occasione dello sciopero generale del 29 novembre, al Segretario generale della CGIL Maurizio Landini e al Segretario generale della UIL, Pierpaolo Bombardieri una lettera aperta per ricordare l’impegno comune per la pace ed il disarmo di questi mesi. E per chiedere che il tema della riduzione delle spese militari (a favore del lavoro, della sanità, della scuole, dell’ambiente) sia al centro della mobilitazione sindacale, a partire dallo sciopero del 29. Le spese per le armi sono risorse sottratte alle politiche sociali, agli ospedali, alle scuole, ad un lavoro con tutele e diritti.

Con la scelta delle armi non si dà lavoro ai lavoratori, ma altri profitti al business dell’industria bellica che in questi anni ha avuto ricavi ingenti, come d’altronde quelli del settore farmaceutico, del credito e dell’energia. Quegli extra profitti – come chiede Sbilanciamoci – devono tornare ai lavoratori e alla società, per sostenere la transizione ecologica, la riconversione industriale, un welfare ampliato e rinnovato. Ecco perché le ragioni dei lavoratori e delle lavoratrici sono anche le nostre: le ragioni dei molti e non dei soliti pochi, i privilegiati, gli evasori, gli affaristi che, grazie a questo Governo, dormono sonni tranquilli. Le piazze li sveglieranno.

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