Diritto, Internazionale, Politica, Temi, Interventi

Il Mediterraneo continua a essere il mare più letale del pianeta.

Nel 2024 sono stati 1.500 almeno i morti accertati. Considerando che i naufragi registrati sono certamente solo una percentuale di quelli avvenuti realmente, si tratta di una terribile strage che avviene davanti ai nostri occhi.

Eppure il nostro Governo e i Governi europei si ostinano a non intervenire per salvare le persone che fuggono da Libia o Tunisia e mettono in campo politiche che vanno nella direzione opposta a quella che servirebbe per salvare vite umane.

Da un lato, si continua a criminalizzare il salvataggio e quelle organizzazioni della società civile che, sostituendosi agli Stati, operano nel Mediterraneo per abbassare i numeri della strage in corso.

Dall’altro, si finanziano milizie e autocrati ai quali vengono delegati i respingimenti vietati dalla legge in tutta Europa.

Così continuiamo ad assistere alla cattura delle persone che fuggono dall’inferno libico e dalle violenze in Tunisia da parte di quelle guardie costiere alle quali forniamo strumentazione, barche e risorse economiche per fare quel lavoro che l’Italia e gli altri Paesi europei non potrebbero fare perché violano un principio cardine del diritto internazionale, il principio di non respingimento.

Scelte rese possibili dal dilagare di una cultura politica xenofoba in tutta Europa e non solo, che ha progressivamente disumanizzato le persone di origine straniera, giustificando, in nome della difesa delle frontiere, una vera e propria guerra all’immigrazione.

La retorica della difesa dalle persone che sbarcano sulle nostre coste si è consolidata in questi anni nonostante sia palesemente falsa e ridicola.

Come può un gruppo di persone inermi, disarmate, che si presenta per chiedere protezione, e spesso con l’obiettivo di attraversare il nostro Paese per raggiungere il Nord Europa, rappresentare un pericolo per l’Italia?

Se si usassero le risorse e le energie che si usano per contrastare un nemico inventato, i migranti, per combattere le mafie, il nostro sarebbe certamente un Paese più sicuro. Ma la mafia è forte e ha risorse e relazioni solide nel Bel paese. I richiedenti asilo invece sono pochi e non hanno nessuno strumento per difendersi, figurarsi per rappresentare un pericolo. Ecco che oramai la guerra all’immigrazione è diventata l’argomento principale delle destre in tutto l’Occidente e certamente uno dei punti di forza del loro dilagare in tutta Europa.

Un punto di forza reso più efficace dall’assenza o dalla debolezza degli avversari politici.

Al di là del giudizio e dell’evidente fallimento della dottrina Minniti, sostituirsi alle destre proponendo misure anti-immigrazione mitigate da discorsi umanitari, non sembra esserci oggi la consapevolezza, tra le forze democratiche, del peso che il tema immigrazione ha nella costruzione del consenso delle destre. I partiti di destra e di estrema destra, esplicitamente neofascisti o neonazisti, che fino a pochi anni fa erano relegati in un ambito elettorale e politico irrilevante, con poche eccezioni, hanno trovato con l’immigrazione uno strumento per ottenere consensi a doppia cifra mai sperati prima.

Non si tratta di un fenomeno naturale, come qualcuno sostiene, legato alla paura dello straniero che alberga in ciascuno di noi, al quale bisogna dare risposte.

Si tratte di odio alimentato ad arte in lunghi anni, con un lavoro programmato portato avanti con grande determinazione. Un progetto sul quale sono state investite risorse ingenti che hanno portato, anche in termini economici, un risultato netto positivo. Si pensi soltanto al caso della Lega di Salvini che dalla percentuale alla quale ha ereditato il partito, circa il 4% su scala nazionale, è riuscito a superare il 30%, anche se negli ultimi anni ha subito, sullo stesso terreno, l’azione più efficace del partito di Meloni. Un risultato che si traduce in seggi in Parlamento, nelle Regioni, nelle amministrazioni locali, e quindi anche in un ritorno economico non irrilevante. Si può affermare, ribaltando le accuse che spesso vengono mosse alle organizzazioni sociali che lavorano per la tutela delle persone di origine straniera e nel campo dell’accoglienza, che per le destre l’immigrazione è un vero business.

D’altronde se guardiamo ai provvedimenti legislativi che questo Governo e questa maggioranza hanno implementato sull’immigrazione negli ultimi due anni, almeno 17 interventi, si capisce che questo argomento rappresenta per Meloni & co. una vera e propria ossessione, sulla quale peraltro hanno le idee molto confuse, tranne che sul fare propaganda.

Provvedimenti tutti volti a esternalizzare le frontiere, soprattutto simbolicamente, se si guarda all’accordo albanese, e a precarizzare sempre più il mondo dell’immigrazione rendendo più difficile l’ingresso e la presenza regolare sul territorio italiano.

Interventi che non hanno nulla a che fare con l’interesse pubblico. Si pensi, per esempio, a una delle modifiche legislative peggiori fatte dal Governo, il cosiddetto Decreto Cutro (DL 20/2023), dove, tra le tante norme anti-italiane, la cancellazione della possibilità di convertire un permesso per protezione speciale (ex motivi umanitari) in lavoro, rappresenta una sorta di dispetto alle aziende e al mondo del lavoro. Non si capisce infatti quale sarebbe l’interesse del Paese nell’impedire a una persona che lavora con un contratto regolare a tempo indeterminato, con il relativo gettito fiscale e contributivo, di convertire il permesso ottenuto a seguito di una domanda d’asilo in permesso per lavoro. In questo modo spingendo questa persona nell’irregolarità e impedendo all’azienda che lo ha assunto di farlo lavorare in regola.

Allo stesso modo aver reso più precario il sistema d’accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, risponde all’esigenza di avere più persone emarginate e che alimentano l’immagine negativa degli stranieri, anche lasciandole parcheggiate per anni a spese dello Stato, con grande spreco di risorse, in luoghi inadatti senza servizi e scollegati dal territorio, anziché investire in una accoglienza di qualità che si prenda cura delle persone e del territorio.

La lista potrebbe essere lunga. Ma qui ci limitiamo a osservare, in conclusione, che la destra di governo, così come quando era all’opposizione, è molto determinata nel continuare a usare, stabilmente e con grande cinismo, l’immigrazione come porta d’accesso allo spazio del rancore che essa stessa coltiva e amplia, per consolidare una egemonia già oggi molto forte, e che è necessaria e urgente una determinazione pari da parte delle forze politiche democratiche e di sinistra per ridurre questo spazio e offrire una alternativa giusta e praticabile e non, come spesso abbiamo dovuto registrare in questi anni, una proposta quasi indistinguibile. Le organizzazioni della società civile, il terzo settore, le associazioni hanno a loro volta la responsabilità di sostenere un processo di emancipazione e di visibilità dei soggetti politici e associativi del mondo dell’immigrazione, e in particolare di consentire a giovani uomini e donne di origine di straniera di prendere la parola e di essere protagonisti della battaglia per i loro diritti.

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