Il libro tratta l’antico e ricorrente tema della morte per epidemia nei commenti filosofici ad opere di pittura (da Giovanni di Paolo a Piero della Francesca, da Antonello da Messina a Guido Reni e Mattia Preti); di poesia (Omero, Lucrezio, Carducci); di narrativa (Manzoni, Conrad); a Tucidide e alle pagine di Giovanni Damasceno sulle immagini sacre. Meditazioni sulla dimensione spirituale indotta dall’improvvisa interruzione delle consuete relazioni e attività quotidiane. Nella condizione di isolati nel contagio che cresce, il distacco imposto genera in noi il sentimento di una lontananza che si muta, giorno dopo giorno, in una sorta di affettività introversa. Tonalità emotive simili alla nostalgia inclinano così all’interno, si spandono dentro. Nell’interiorità trovano una custodia e, quanto più al fondo si depositano, volgono in una intimità delle lontananze.
Nella premessa si legge: «Ho scritto le note che compongono questo libretto tra il 20 marzo e il 22 maggio 2020, a Roma, durante il soggiorno domiciliare imposto dalle autorità al fine di contenere il crescente diffondersi del contagio epidemico. Le note, nell’ordine che qui si conserva, sono state pubblicate ogni venerdì di quei tre mesi nel Divano, la rubrica che settimanalmente tengo su «il manifesto», ad eccezione di quella che dà il titolo al presente volumetto. Per l’argomento che trattano e, più ancora, per il modo e il tono con cui lo toccano, esse mostrano riconoscibili conformità e consonanze che, se non mi illudo, invogliano ad una lettura cumulativa.
Sono brani di soliloqui intrattenuti nel silenzio, annotando a margine alcuni testi nell’intento di acquisire a me un accrescimento di consapevolezza. Di umanità, vorrei sommessamente poter dire, quando un tale ambizioso risultato si intende perseguire nella coltivazione della filosofia.
A chi queste note scorra resta affidato, o, meglio, non precluso, il compito di stabilirne lui, secondo la sua cultura e la sua esperienza, gli interni raccordi e le ulteriori correlazioni che esse (riferita ciascuna a un testo, a una immagine, a un personaggio o a un luogo) paiano suggerirgli. Così come esse potranno indurlo ad altri rimandi, o suggestioni (o smentite), ch’egli voglia liberamente istituire.
Dunque, con i loro presupposti impliciti, al lettore si offrono qui dieci spunti predisposti per successivi ragionamenti che potranno, auspicabilmente, anche essere diversi e nuovi».
Alberto Olivetti, ordinario (fr) di Estetica nell’Università di Siena. Tra i suoi libri ricordiamo Sul dipingere; L’appropriazione sensibile; Oro in penombra; Gara e bellezza; Costruito instabile. Pio II e la caducità dell’opera d’arte; Qui e ora. Figurare il presente e Figura e altre note di estetica. Della sua ricerca in pittura, oltre Per un ritratto di Pietro Ingrao, con scritti di Silvia Litardi, Rossana Rossanda e fotografie di Sergio Castellano, Ediesse, danno conto due volumi pubblicati da Silvana Editoriale, Inizi. Matite, oli, acquarelli. 19511956; e Il tramonto del 24 settembre 2004 a Ginostra. Con un diario. Presso il Centro di studi e iniziative per la Riforma dello Stato, cura l’Archivio Pietro Ingrao. Tiene su «il manifesto» la rubrica settimanale Divano.
Qui il link al sito dell’editore
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