Umberto_AllegrettiDi questo numero di Democrazia e diritto va segnalato innanzi tutto l’articolo collocato al suo inizio e che porta il titolo Proposta per l’Europa.
Non si tratta di un titolo qualunque: quella che pubblichiamo vuol essere una vera e propria proposta su come si presentano, secondo noi, le possibilità di ripresa del dialogo europeo interrotto con l’esito negativo dei referen-dum francese e olandese sul Trattato costituzionale. Vi esponiamo la via d’uscita che riteniamo migliore per affrontare l’attuale situazione del nostro continente e di riflesso (dato il ruolo mondiale dell’Europa) quella del mondo.
La preoccupazione da cui abbiamo preso le mosse è la constatazione, evi-dente anche dall’Italia (e particolarmente osservando il panorama politico e culturale del nostro paese), che la questione europea, nonostante la sua grande delicatezza, dorme, o almeno dorme in tutto il continente il dibattito pubblico democratico su di essa. Questa assenza di dibattito è di per sé grave e non promette nulla di buono. Appunto, le idee che avanziamo sono innanzi tutto una proposta per la discussione: una discussione che deve muovere dall’inventario e dalla presa in considerazione delle varie opzioni astratta-mente possibili. Abbiamo perciò compiuto un viaggio a Bruxelles e altrove, da cui è venuta la conferma di ciò che pensavamo sulla mancanza di un adeguato dibattito, anche se ne abbiamo tratto il conforto che inquietudini ugua-li alla nostra sono condivise e, nel sottofondo, alcune proposte vengono motivatamente scartate, altre vengono prospettate e cominciano a elaborarsi. Il nostro contributo espone dunque le informazioni che abbiamo avuto e discute le posizioni presenti, per poi formulare una nostra posizione, frutto di una riflessione che, avviata sulla base di una bozza di proposta stesa da chi firma l’articolo, è stata messa a punto dopo una discussione collegiale in seno al consiglio direttivo della rivista e con i responsabili del Crs.
Poiché però il panorama delle idee a sinistra su questa tematica, come si può percepire, è tuttora assai composito, abbiamo chiesto altri contributi a collaboratori della rivista e a esponenti di ambienti diversi, che illustrano posizioni a volte simili a volte marcatamente diverse da quelle esposte nel nostro articolo.
Il tema dell’Europa ritorna poi in questo fascicolo, nei Saggi, in un denso scritto di Pasquale Serra che ci pare particolarmente incisivo perché ripro-pone con argomenti originali una concezione filosofica dell’Europa ricca di implicazioni giuridico-costituzionali, che molte volte abbiamo sostenuto su queste pagine: quelle di una sovranità condivisa, di una «federazione di stati», che Serra dice, col suo linguaggio, sintesi di forza e di autonomia.
Un’altra parte significativa del numero prosegue il discorso critico sulla legislazione del governo Berlusconi e quello propositivo per un indirizzo programmatico diverso per la prossima legislatura. Senza tornare sull’inaccettabile progetto di riforma costituzionale – a cui si aggiunge ora una proposta di legge elettorale che in parte anticipa in parte completa il sovvertimento da esso mirato –, abbiamo voluto portare il discorso, similmente a quanto avevamo fatto in circostanze precedenti, su alcuni percorsi di cambiamento normativo poco discussi a proposito dei quali, data la loro pericolosità, si renderebbe necessario un dibattito aperto e proporre su di essi alcune linee per una diversa politica nella prossima legislatura: un punto, questo, a cui la nostra rivista si è dedicata negli ultimi numeri, intendendo in tal modo interloquire con la discussione programmatica ormai necessaria (e già in corso) in seno all’Unione.
In questo quadro (oltre a riprendere temi già trattati, come quello dell’ordinamento giudiziario e processuale) ci è apparso fondamentale il tema della politica fiscale, necessario complemento delle politiche economiche e finanziarie sulle quali ci si è soffermati nei fascicoli precedenti. A questo riguardo il saggio che pubblichiamo, dovuto al tributarista Pasquale Russo, propone un rovesciamento radicale degli orientamenti indiscriminati alla ri-duzione del carico tributario, tenuto conto della mancanza, nell’esperienza intercorsa con le attuali politiche, degli effetti attesi dalle riduzioni effettuate, delle loro conseguenze negative sull’economia, della quale hanno aggravato le tendenze recessive, e sulla tenuta dello stato sociale, così come, in particolare, sullo stato delle piccole e medie imprese (da tutti ritenute un importante elemento per la salute del paese) e sugli effetti di equità richiesti in una efficace democrazia, che non può non esigere dall’imposizione un carattere di progressività (peraltro, va aggiunto, voluto dalla costituzione). Una vera e propria proposta di una politica fiscale in controtendenza, che si raccomanda allo sperato governo dell’Unione e le cui innegabili durezze vanno affrontate con lucidità se si vuole un futuro migliore per il paese e per le sue com-ponenti più deboli.
Seguono due temi non meno delicati, relativi al governo del territorio. Il primo riguarda il disegno di legge urbanistica approvato da una delle came-re, gravissimo nel suo marcato orientamento «privatistico» e incomprensibilmente sfuggito finora a una vera discussione malgrado l’attenzione che in genere si appunta su questo settore. Esso, nonostante quanto alcuni dicono troppo ottimisticamente, rischia di essere definitivamente approvato senza preavviso nel rush di fine legislatura e rappresenterebbe un ulteriore passo verso il saccheggio di tutto il paese, a cui non sarebbe facile rimediare pron-tamente; per quest’eventualità, ma anche se dovesse permanere l’attuale cao-tica legislazione urbanistica in vigore, il saggio, opera di due acuti urbanisti, formula alcune proposte innovative.
Il secondo concerne la normazione tecnica in materia sismica. Essa, appaiata nella fase più recente anche alle altre norme tecniche sulle costruzioni da cui è stata sempre separata, fu già inopinatamente affrontata nei primi tempi del governo Berlusconi nelle forme assolutamente improprie di ordinanze d’urgenza già da noi all’inizio della vicenda commentate con tutta la critica che meritavano nel n. 2, 2003 di Democrazia e diritto. È stata poi og-getto (da qui il nostro ulteriore interesse) di altri reiterati interventi non me-no scorretti, gli ultimi verificatisi nei mesi in corso, che sono giunti a semi-nare il caos e a sollecitare il dominio dell’interesse privato in un campo che abbisogna, data la sua delicatezza, della più attenta cura nell’interesse della collettività.
Il caso, del resto, è un esempio fra altri di un fenomeno che, diventando come è accaduto negli ultimi anni assai frequente, altera gravemente l’uso delle fonti normative e dunque le linee stesse dello stato di diritto: il fenomeno cioè per cui l’urgenza, anzi addirittura l’emergenza e i poteri extra ordi-nem che essa consente, è invocata – non di rado per precisi interessi politici di parte – per una serie di eventi, non solo naturali e imprevedibili ma altresì previsti e di natura artificiale, per esempio avvenimenti politici nazionali o internazionali, o per circostanze dovute all’amministrazione, magari legate alla sua inerzia o alla sua inefficienza, che appartengono alla normalità e non presentano caratteri di straordinarietà. La ricorrenza di fattispecie di questo tipo ha infatti destato recentemente l’attenzione della dottrina ammi-nistrativistica ed è stata oggetto in queste stesse settimane del convegno annuale dell’Associazione dei professori di diritto amministrativo svoltosi pres-so l’Università Roma Tre (si può rinviare in particolare alle relazioni Marzuoli e Salvia).
Vogliamo anche attirare l’attenzione dei lettori sul fatto che una buona fetta dello stimolo critico che muove ad occuparsi dei cambiamenti coinvolgenti, attraverso queste improprie procedure, la normazione sismica – sulla qua-le il nostro scritto propone orientamenti alternativi che capitalizzerebbero tutto il progresso fatto dagli studi e dalla legislazione nei decenni passati – è il legame di essi con quelle forme di accentramento ed asservimento della ricerca che abbiamo già esaminato in articoli inclusi in altri numeri della rivista. Pubblichiamo qui d’altronde un ulteriore saggio sul mondo della ricerca, questa volta con un contributo su quel terreno di frontiera che è la biologia.
Un altro tema, anch’esso collegato a tutti gli indirizzi precedenti, che trova spazio in questa parte è quello della marcia in corso verso una notevole privatizzazione del sistema scolastico, che espone allo smantellamento un luogo vitale della nostra organizzazione quale la scuola di stato, con danno grave della formazione dei cittadini al pluralismo delle idee e al dialogo civile, e mettendo dunque le premesse per il rifluire della nostra società verso forme di comunitarismi chiusi e fra loro ostili.
Infine altre sezioni si occupano dell’attacco alle garanzie personali portato avanti in nome della lotta al terrorismo in quella Gran Bretagna che era un volta la patria indiscussa delle libertà democratiche (ma ognuno sa che pericoli di questo tipo riguardano anche noi) e danno spazio alle tematiche dell’antiutilatarismo, ospitando tra l’altro un’attenta e penetrante risposta di Alain Caillé alle critiche mossegli in un numero precedente della rivista in un articolo di Onofrio Romano.
(u.a.)

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