A Gianni Ferrara ho voluto bene. Ci eravamo reciprocamente simpatici. Ho tantissimi ricordi con lui: al CRS, in assemblee e convegni, nelle riunioni di partito, al caffè o a tavola. È questa relazione umana che rende intenso il dolore; il suo sorriso, lo sguardo attento, gentile o ironico, la voce bassa un po’ roca, la camminata curva proiettata in avanti. Ma sopratutto quell’impasto di gentilezza esigente, intelligenza colta e passione politica che esprimeva in ogni sede pubblica.
L’ultima occasione che ho avuto di apprezzarla è stata la presentazione del suo libro sul Pci e la Costituzione. Testo prezioso oggi più che mai vista l’approssimazione e le distorsioni con cui si parla dell’uno e dell’altra.
Della sua qualità di studioso e di politico non dirò nulla qui. Sarà compito da domani del CRS, che a Gianni deve moltissimo, individuare come darne conto in modo adeguato.
Ho un rimpianto vivo. Gli avevo promesso la copia di una bella foto in cui io lui e Pietro Ingrao ridiamo di gusto, e un po’ complici, uscendo da non so quale convegno. La conserverò ancora più gelosamente.
Ciao compagno Gianni.
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