ROSA+DALMIGLIO il 26 Novembre 2023 alle 05:28 Rispondi CARE amiche avete giustamente offerto un’analisi reale ma incompleta…..vogliamo parlare anche degli errori fatti dal FEMMINISMO io ricordo che dietro richiesta di un giovane che mi aveva scritto di voler assistere ad un mio intervento previsto alla CASA INTERNAZIONALE delle DONNE di ROMA, alla mia risposta pubblica di essere il benvenuto fui letteralmente aggredita verbalmente da Donne dichiaratosi femministe che mi dissero che se non potevo fare a meno di uomini non ero la benvenuta, proponevo una scuola di difesa per DONNE (20 anni fà) tramite il KUNG-Fù scuole nate in CINA – il problema è culturale ma si risolve con l’aiuto anche degli uomini, ottimi insegnanti (come le donne) di KUNG-Fù , scopo era il controllo della mente sulle emozioni, i buoni risultati, hanno evidenziato che le donne in caso di aggressione devono avere anche strumenti immediati di difesa non di paura, nel 2003 a seguito attacco alle due TORRI gemelle di New York, l’UNESCO mi invitò al PRIMO CONGRESSO INTERRELIGIOSOO a GRAZ città Austriaca Capitale della Cultura nel 2003, io proposi il DIALOGO con le DONNE IMAN, già presenti come Direttrici di Moschee in CINA con la Presidente della Commissione EUROPEA, della responsabile della BBC experta di religioni, della Premio Nobel Irlandese e degli uomini giornalisti di PAESI ISLAMICI nacque una collaborazione che tuttora continua sotto l’egita delle NAZIONI UNITE, i video scartati in ITALIA dalle DONNE saranno proiettati nella prima settimana di Febbraio 2024 al WORLD INTERFAITH HARMONY WEEK- pubblicato il libro 2024 “The 500 MUSLIM more INFLUENCER in the WORLD” gratis online invitata a collaborare ho inserito DONNE MUSLIM of the YEAR alle nuove leve di DONNE ITALIANE offro la mia collaborazione in memoria di tutte le GIULIE-vittime di VIOLENZA
Fiorenzo Sperotto il 25 Novembre 2023 alle 21:12 Rispondi Care compagne, avete prodotto un intervento molto buono, di alto livello politico e di analisi, grazie. Aggiungo qualche mia nota veloce perche’ la lettura mi ha risvegliato dei ricordi e dei pensieri che erano rimasti latenti. L’aspetto piu’ ridicolo, se non fosse tragicamente cosi’ inquietante, sta nella posizione, tipo la Meloni, che l’essere donna (passiamo questo concetto essenzialista e, dunque, di destra per sua natura) possa rappresentare tout court una garanzia di posizionamento fuori e contro al patriarcato. Avendi vissuto a lungo in Asia Centrale, ritengo invece che e uomini e donne possono ugualmente collocarsi, a seconda della loro, diciamo cosi’, fedina culturale e quindi del loro concreto atteggiamento, all’interno del modello patriarcale o al di fuori, e quindi contro. L’appartenenza di genere non svolge in questo senso,, secondo me, alcuna vera funzione garante di un posizionamento fuori (e’ questo aspetto che maggormente ci interessa, naturalmente) dell’ottica patriarcale. Mi spiego attraverso un esempio in Asia Centrale. In quel contesto, unn funzione decisiva della riproduzione del modello patriarcale, che e’ quello dominante, viene svolta dalla consuocera – la madre dello sposo. Essa, oltre a scegliere di fatto la nuora, poi, a nozze celebrate, attraverso un vero e proprio apprendistato da svolgersi in casa della consuocera, e sotto la sua diretta supervisione ed autorita’, conferma o porta il figlio a ripudiare la sposa. Il ripudio, che segue al giudizio unilaterale della consuocera, che nel bocciare la nuora ne sottolinea insieme la mancata sottomissione e il carattere ribelle ed indipendente, lancia un avviso pubblico ai partecipanti del sistema patriarcale, che ne segnala l’imdeguatezza e la pericolosita’. Questo giudizio si appiccichera’ alla giovane donna come una vergogna, il giglio rosso sul braccio di Milady, e le impedira’ di convolare a nozze successivamente, consegnandola al branco maschile come una preda indifesa, una donna che non appartenendo a nessun uomo diventa dunque proprieta’ di tutti i maschi. Infatti, in genere le donne in Asia Centrale non studiano, ne’ acquisiscono professionalita’ e quindi, una volta ripudiate dal marito e subito disconosciute dalla famiglia di origine, che le vive come un’onta disonorante, si ritrovano senza forme di sostentamento, il che, spessissimo, finisce con avviarle di fatto alla prostituzione, non come professione, ma come condizione sociale: ghettizzazione. Lo schema che seguono i membri della famiglia di origine della donna ripudiata ricalca quello che praticavano le famiglie del Meridione massicciamente, almeno fino al caso di Cristina Viola, e cioe’ il codice d’onore del sistema patriarcale. La svergognata tradiva il codice del sistema patriarcale qui in Italia e la famiglia si sentiva offesa, e simmetricamente l’offesa e’ sentita in Asia Centrale da tutta la famiglia. E tuttavia secondo me vi e’ una sostanziale differenza nel ruolo che gli attori sociali giocano nella gestione della vicenda nei rispettivi contesti. Infatti in Asia Centrale la consuocera recita il ruolo primario, in tutti i momenti cruciali che segnano la vicenda: inizialmente, come madre isterica di un immaturo sposo cui trova la novia; poi nel testarne la sudditanza all’autorita’ tradizionale, la sua innanzitutto e, per traslazione, quella del sistema patriarcale, che lei stessa cosi’ sorregge e riproduce; il test prevede non un accademico vagliare della disposizione d’animo della novia, ma include ogni forma possibile di umiliazione della novia dato il potere assoluto che il sistema sociale conferisce alla consuocera nei suoi confronti e, quel che piu’ ancora conta, il desiderio della consuocera di spezzare le reni – la volonta’ non solo di ribellarsi ma di sentirsi una persona indipendente e degna di autostima – della novia; stiamo parlando di pratiche di riduzione in schiavitu’ di fatto; infine, emettendo il giudizio insindacabile sulla novia e sulla sua devianza eventuale dalla norma sociale, cioe’ dall’accettazione incondizionata del sistema patriarcale. Gli uomini dunque in questo contesto non solo conservano l’autorita’ patriarcale che la tradizione gli assegna, ma lo fanno senza muovere ciglio, essendo le pratiche della subordinazione e del controllo esercitate totalmente in prima persona dalle consuocere delle novie, il che le qualifica come il vero ceto d’ordine del patriarcato, la chiave di volta dell’architettura repressiva della biopolitica nel contesto sociale centroasiatico. In conclusione l’essere donna, inteso come essenza, si riconferma come un nonsense. Qui la normalita’ costituisce, tanto fra le donne normali, che fra gli uomini normali, il vero problema. Come i polacchi che abitavano vicino a Buchenwald ed Auschwitz non sentivano l’odore di carne bruciata. Erano normali! Non e’ attraverso la ricerca dell’essenzialita’ ma puttosto le pratiche sociali che i rispettivi ruoli si potranno eventualmente ri-determinare e costruire. Vi ringrazio per l’attenzione a queste mie brevi note che spero possano risultare utili alla vostra riflessione.