Quella di Guglielmo Epifani è stata senza dubbio una esperienza sindacale e politica particolare e di notevole interesse. Guglielmo arriva alla CGIL senza avere alle spalle una esperienza lavorativa, il suo primo lavoro è la gestione della rivista che la confederazione pubblicava in quell’epoca. Dopo qualche tempo entra nella segreteria dei lavoratori poligrafici, categoria di frontiera sia per le caratteristiche del lavoro che organizza che per le tecnologie che in quel settore si utilizzano. Matura rapidamente le conoscenze le conoscenze che servono per svolgere adeguatamente quel ruolo e che gli saranno utili anche quando assumerà l’incarico ancor più impegnativo dì componente della segreteria confederale. La sua cultura e la passione politica che coltiva lo aiutano ad affrontare anche i momenti più difficili del suo lavoro sindacale.
Guglielmo era una persona dal carattere mite, gentile, ma nel contempo era capace di sostenere con forza le sue idee senza con questo rinunciare a stimolare la ricerca delle convergenze tra linee diverse come è indispensabile nel lavoro sindacale. Per l’insieme di queste caratteristiche riuscirà a svolgere, prima con Trentin, poi con me e infine da solo i compiti difficili che il sindacato affrontò negli anni che vanno dal 1990 al 2010. Furono anni di grandi difficoltà economiche, sociali e ulteriormente resi complessi dalla necessità di entrare nel sistema della moneta unica europea. Bisognava risanare e rilanciare l’economia senza produrre rotture sociali. Gli accordi del 1992 con il governo di Giuliano Amato e quello del 1993 con l’esecutivo di Carlo Azeglio Ciampi pongono le basi per il risanamento e la ripresa economica e consentono l’adesione all’euro. È in quegli anni che riprende vigore una politica riformista nel sindacato. E Guglielmo partecipa attivamente a quel rilancio. Il riformismo resterà per lui una pratica e un valore costanti anche quando, dopo essere stato segretario generale della CGIL lascerà il sindacato e diventerà un parlamentare eletto nelle file del PD. Di quel partito sarà segretario per un breve ma difficile periodo nel quale aiutò la ricomposizione delle diverse anime contrapposte tra loro. Anche la sua ultima esperienza politica in Art.1, una volta uscito dal PD, resterà ancorata ad una idea rigorosa di pratica e di politica riformista. A conferma di una coerenza non comune nella politica di questa fase storica.
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