In un comunicato molto stringato il Consiglio ha reso note le sue decisioni circa il rifinanziamento dell’Ucraina per gli anni 2026/2027.
Nessun utilizzo degli interessi derivanti dagli asset russi congelati, ma un prestito all’Ucraina di 90 miliardi derivante da un debito comune contratto da 24 Paesi e garantito dal bilancio dell’Unione. Esentati da conseguenti obblighi finanziari: l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Decisione frutto di una Cooperazione Rafforzata ai sensi dell’art. 20 del Trattato dell’UE.
I cosiddetti “Paesi frugali” accedono all’idea di un debito comune con i disprezzati PIGS e ciò, se non fosse comunque finalizzata alla prosecuzione della guerra, potrebbe essere una buona notizia, soprattutto perché alternativa all’uso forzoso degli asset. C’è da chiedersi, poi, perché, alla luce delle informazioni che trapelano, la presidente von der Leyen non abbia parlato prioritariamente con il premier belga De Wever dell’ipotesi di ricorrere agli asset russi, in quanto rappresentante del Paese più esposto, se è vero che solo a ridosso della trattativa finale gli staff tecnici delle due parti hanno potuto svolgere un approfondimento concreto. Propaganda, improvvisazione, timore di una smentita plateale a seguito di ricorsi, paura delle conseguenti ritorsioni? Non lo sapremo mai, quello che è certo è che le sorti di un intero continente sono in balìa di imperscrutabili manovre tra governi con un ruolo “ancillare” della Commissione europea che, al contrario di Arlecchino che ne aveva due, è serva di troppi padroni.
Quello che emerge, per dirla con la crudezza del presidente Trump, è che l’UE non abbia le carte e abbia scelto di non averle avendo di fatto delegato a lui il rapporto con la Russia.
Una “triangolazione” quest’ultima tossica e impotente che dimostra ogni giorno di più di non avere sbocco.
Totalmente assente nella preoccupazione di questi governanti l’assillo di dare rappresentanza politica al desiderio di pace della maggioranza del popolo europeo compresa la sinistra che, come sostiene Michele Prospero in un articolo qui pubblicato di recente, “impazzita con il sabotaggio della pace ingiusta lascia alla destra autoritaria la bandiera del negoziato”.
Questo è il quadro che offre l’Unione intergovernativa in cui, come si è potuto vedere in questo ennesimo caso, il problema non è il voto all’unanimità (l’uso degli asset russi si poteva votare a maggioranza qualificata), ma lo strapotere dei governi la cui somma di interessi non fa una politica comune.
Sono convinta che una grande mobilitazione contro la guerra in tutto il continente può dare il contributo più grande che si possa immaginare al cambiamento dell’Europa che conosciamo e delle istituzioni che attualmente la rappresentano.
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