claudio salone il 23 Gennaio 2024 alle 18:54 Rispondi Articolo molto significativo e opportuno. Meglio non si sarebbe potuto descrivere la situazione della Germania di oggi, che è poi anche la nostra situazione. L’ascesa in Germania – in Germania! – di una partito neonazista (AfD) che è attorno al 20-25% su base nazionale e ben al di sopra nella ex DDR ci preoccupa, ma non ci spinge a riflettere sulle cause. Da oltre un decennio assistiamo in tutta Europa a una crescita di forze che il mainstream politico-giornalistico definisce “populiste”, termine di comodo, ready-to-use, ma non sufficientemente definito, soprattutto a sinistra, dove sembra egemone la Lifestyle-Linke, secondo la saporosa definizione di Sahra Wagenknecht, la vera novità del panorama politico tedesco, pressoché ignorata dai media italiani e giustamente citata nell’articolo. La mancanza di un’analisi adeguata sulle cause di questa situazione pericolosa emerge proprio da quello che sta accadendo nella Germania del dopo Angela Merkel, l’unica che ha saputo resistere alle pressioni degli USA, continuando a sviluppare quella Ost-Politik che è consentanea alla storia e agli interessi tedeschi. Non ci voleva certo un genio profetico per prevedere che, senza il gas russo a basso costo e di facile approvvigionamento, il grandioso e complesso sistema industriale tedesco (la Germania è la terza potenza industriale del mondo) avrebbe sinistramente scricchiolato. Soprattutto avrebbe dovuto apparire chiaro dinnanzi agli occhi di tutti il fatto che la guerra contro la Russia è anche – se non soprattutto – la guerra degli USA contro l’economia UE, già tentata ai tempi della ipotetica adesione della Georgia alla NATO, poi stoppata dalla Merkel. Qual è infatti l’orizzonte più fosco per l’America? Uno stabile collegamento strategico tra la Russia – che è Europa al medesimo titolo di Svezia e Finlandia – e i suoi immensi giacimenti di materie prime e le industrie di trasformazione della UE. Bisognava ripristinare una cortina di ferro, spostata magari un po’ più a oriente e la mediocre classe politica brussellese ha obbedito, non tentando neppure di sviluppare una politica autonoma. Obiettivo raggiunto: la Germania – ormai in recessione – ha smesso di essere una seria minaccia commerciale per gli USA (ricordate la frase di Trump, “Angela tu mi devi miliardi”?), avendo quasi azzerato l’avanzo dell’export; l’intero sistema industriale e lo stesso Welfare sono stati messi a repentaglio in nome, di un Lifestyle fatto di diritti astratti e costosissimi, che ben poco incidono sulla vita quotidiana di operai e contadini, come pure dei piccoli ceti urbani. Non si è forse incistato lì il nazismo?