federica il 11 Marzo 2025 alle 11:11 Rispondi Che ci sia molto in ciò che l’Unione Europa dice e fa’ che disattende i suoi principi fondanti non ho dubbi; l’ultimo esempio: la politica sui migranti con il pessimo “HUB-Albania” del governo meloni che forse verrà preso a modello. (Giusto per capire il mio grado di contrarietà a questa possibilità: secondo me nessuno sceglie dove nascere, tutti dovrebbero poter scegliere dove vivere). Però, se mi guardo intorno, vedo di molto peggio (anche rimanendo sul trattamento ai migranti). Così nel momento in cui questo “peggio” risulta in espansione un po’ dappertutto, il ragionamento, secondo me, non può che diventare molto più basico: intanto provo a dare sostegno a ciò che ho. Perché se lo perdo la distanza tra reale ed ideale non potrà che aumentare. Tendere alla perfezione è un bell’obiettivo, ma prendere le distanze da tutto ciò che non è perfetto, non avvicina alla perfezione; temo che anzi, come spesso è accaduto, favorirà il peggio. Non ho certezze su cosa sia meglio fare davanti a questo nuovo mondo, che sembra prendere una direzione opposta a quella che mi piace. Però l’idea di Serra, con tutte le sue possibili contraddizioni, la sento come liberatoria. PS: scusate se mi sono permessa di commentare non avendo la più pallida idea di chi siate e di cosa pensiate; ho trovato il vostro articolo per caso, mentre cercavo di capire se la manifestazione è solo a Roma o anche in altre città.
Guido il 9 Marzo 2025 alle 09:24 Rispondi Attribuire a chi ha indetto la manifestazione l’intenzione di affermare il diritto di fare la guerra a civiltà percepite come inferiori (“loro”) per motivi identitari (“un modo di ragionare tipico del nazionalismo otto-novecentesco che ha condotto a due guerre mondiali”) mi sembra un argomento fantoccio (strawman). Alquanto insultante per chi come me andrà alla manifestazione. Che la “separazione dei poteri, diritti e doveri uguali per tutti, libertà religiosa e laicità dello Stato [ecc.]” sia un retaggio “vetero-liberale” contrapposto alla democrazia come “effettiva redistribuzione del potere” mi sembra un falso dilemma: non è chiaro perché le due cose non debbano andare insieme. Risuonano in questo, a mio avviso, certi postulati sovietici sulla “vera libertà” come sussistenza materiale, contrapposta alle “libertà formali” del capitalismo occidentale. Questo sì, è un po’ “vetero” – e se lo dico io … 🙂
Redazione CRS il 13 Marzo 2025 alle 21:37 Rispondi Gentile Guido, grazie per il commento. L’articolo non attribuisce “a chi ha indetto la manifestazione l’intenzione di affermare il diritto di fare la guerra a civiltà percepite come inferiori”. Su questo, per quel che vale, mi sento di rassicurare lei e chi parteciperà alla manifestazione di sabato prossimo: non avete motivo di sentirvi insultati. Dico di più: chi scrive dissente fortemente da chi considera quella di sabato una piazza avversaria. La manifestazione avrà successo proprio perché – grazie all’ambiguità che qui si cerca di far emergere – sarà per la maggioranza riempita da compagne e compagni e, in generale, persone ben orientate. Il problema è che essere maggioranza non significa sempre essere egemoni. Dimenticarlo può condurre a errori politici anche catastrofici. Sul rapporto tra liberalismo e democrazia si potrebbe organizzare un ciclo di seminari. Mi limito a segnalare che l’utilizzo dei due termini come sinonimi è una delle cifre del dibattito pubblico in questa fase, ma sul piano teorico, storico e filologico è assai problematico. Il presupposto del ragionamento che l’articolo porta avanti su questo punto è che, di base, il principio democratico (il potere del popolo) e il principio liberale (tutela dell’individuo dal potere) siano in quanto tali tra loro contraddittori. Non a caso il principio liberale si afferma attraverso il depotenziamento del potere, che si ottiene con la sua divisione. Ciò ovviamente non è detto a mo’ di polemica nei confronti della separazione dei poteri, che è una conquista irrinunciabile, ma in senso – per così dire – tecnico; e neppure significa che la contraddizione non possa essere superata – come in effetti è stata – sia sul piano logico sia sul piano storico. Però il riconoscimento della distinzione e – almeno tendenziale – opposizione tra i due principi, per quanto controintuitiva possa sembrare, è essenziale per comprendere alcune tendenze fondamentali del periodo storico che viviamo. E soprattutto per comprendere che ridurre la nozione di democrazia a quella di liberalismo è un’operazione intellettuale e politica non neutra né priva di conseguenze. La saluto cordialmente, Marco Montelisciani