Il 2 aprile scorso il Parlamento europeo ha approvato la “Relazione annuale 2024 sulla politica di sicurezza e difesa comune” (qui il link al testo completo).

In un testo di 59 pagine con oltre 30 considerando e 197 articoli si può trovare tutto e il contrario di tutto, come l’affermazione di affidarsi alla diplomazia nelle relazioni internazionali senza poi trovare un solo esempio che comprovi questa affermazione, a cominciare da quel che riguarda la dolorosa guerra in Ucraina, dove sarebbero in corso tentativi di negoziati che neanche si nominano.

Per contro, si enfatizza l’aiuto militare incondizionato nell’entità e nel tempo all’Ucraina e il suo “Piano per la vittoria” ancora ritenuta possibile.

Il punto decisivo in tutte queste chiacchiere è che si dà pieno appoggio al Piano Re-Arm Europe proposto dalla Presidente von der Leyen senza neanche usare la definizione più rassicurante “Defend Europe” voluta dalla nostra Presidente del Consiglio.

Questo punto, introdotto da un emendamento al testo, ha suscitato molte polemiche sul voto finale che ha visto i deputati PD e Forza Italia sostenere il testo (tranne gli indipendenti Tarquinio e Strada); AVS, Cinque Stelle e Lega votare contro; Fratelli d’Italia astenersi.

Che proprio a questo emendamento il PD abbia inutilmente votato contro (tranne i soliti Picierno, Gori, etc.) è un espediente tattico a cui l’attuale maggioranza del partito si aggrappa per mascherare, senza riuscirci, il pesante significato politico del sostegno compatto al testo finale, che proprio da quell’emendamento approvato è così esplicitamente caratterizzato.

Tutto il testo è teso a estendere la “strategia del porcospino” dall’Ucraina all’intera Europa in un riarmo che si dice europeo ma poi, come prevede il Piano, si riferisce ai singoli Stati. Con una ulteriore capriola logica si evoca anche l’obiettivo di formare il pilastro europeo della NATO; tutto ciò come se non fosse già dimostrato dall’amara esperienza della guerra della ex Jugoslavia che la NATO o è USA o non è.

Quello che emerge è comunque il fatto che, sia le risorse dei bilanci, che l’economia (fino al ruolo delle piccole e medie imprese), che della finanza (si ipotizza una Banca della Difesa) devono essere consacrate al riarmo.

Indigna, inoltre, il modo di valutare la drammatica situazione di Gaza e Cisgiordania con parametri del tutto diversi rispetto all’invasione dell’Ucraina, a cominciare dal giudizio sul comportamento di Israele e del suo Primo ministro cui, al massimo, si rimprovera la mancanza di moderazione.

Per tutta la risoluzione ai palestinesi si nega la dignità di essere un popolo, per poi tirar fuori dal cappello la formula dei “due Stati”, utile a proiettare questa tragedia in un futuro indefinito e non affrontare il presente che sta preparando attraverso i pogrom dei coloni e la cacciata da Gaza ben altro destino per il popolo Palestinese.

Nella ricerca dei nemici, poi, ce n’è per tutti, a cominciare dalla Cina ai cui mercati probabilmente l’UE dovrà ricorrere come risposta alla guerra dei dazi inaugurata dal Presidente Trump.

Per capire, infine, la gerarchia dei poteri in questa Europa, stupisce che un Parlamento, eletto dai cittadini, debba perorare presso i Governi il suo potere che nel campo della politica estera e di sicurezza oggi è praticamente nullo. Ciò dovrebbe, al contrario, costituire un argomento formidabile per segnalare ai alle/gli europee/i il rischio che decisioni fondamentali come quelle che riguardano la pace e la guerra possano avvenire al di fuori di una Costituzione e del controllo democratico dei cittadini, di cui i Parlamenti dovrebbero essere espressione. Anche se, visti gli orientamenti della sua maggioranza e la debolezza della sua capacità di rappresentanza, forse al momento è meglio che questo Parlamento non abbia troppo potere.

A ogni modo, malgrado la lunghezza e le contraddizioni, la lettura completa del testo, compresi i “considerato” iniziali, è istruttiva per comprenderne la visione del mondo intrisa di pregiudizi e la esplicita e vibrante postura bellicista.

Qui il PDF

Un commento a “L’Europa istrice d’acciaio”

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