Metodo – méth-odos – è la stradae insieme il suo oltre, la oysìache si manifesta con l’amorenell’esistere: il desiderioquando è autentico amoree dunque conoscenza intimae profonda del fine suo proprio,libertà del conoscere quale esigenzadi cercare. Sapienza dell’ignoranza:ricerca vera.
(Theoreticá, libro secondo, Cadmo, Fiesole, 1996, p. 64).
Propongo che nello statuto del CRS sia esplicitato che lo studio e la ricerca del Centro per la Riforma dello Stato comporta la promozione del valori fondamentali della sinistra europea che, a partire dalla rivoluzione francese, sono la libertà, l’uguaglianza e la fraternità per tutti gli esseri umani. Cerco di spiegare le ragioni di questa mia proposta.
È molto importante innanzitutto che sia chiara l’ispirazione libertaria del CRS, per la personalità dei suoi fondatori, che si sono ispirati ai principi fondamentali della Costituzione italiana nata dalla Resistenza: ma anche perché senza libertà politica è impensabile ogni autentica uguaglianza. Per uguaglianza, infatti, si deve intendere preliminarmente la uguale dignità di ogni essere umano: e la uguale dignità di ogni essere umano non si può realizzare senza libertà politica, comporta la libertà politica per venire realizzata e, ancor prima, vissuta come propria consapevolezza di sé e ideale della propria crescita e realizzazione.
Ho iniziato un mio scritto sulla libertà dicendo che “tutto ciò che v’è di spirituale nell’amore è libertà e chi rinuncia alla libertà è all’essenza dell’amore che rinuncia, al senso dell’amare che è l’unica fonte di felicità per gli uomini”. Ho anche scritto che “non v’è amore senza parola e non v’è intelligenza senza amore”. Con questo non pretendo affatto di aver dato una definizione della libertà, ma certo ho tentato di dire quanto essa ci riguarda come esseri umani, perché ha a che fare con la parola, con l’intelligenza e con la felicità, che sono quanto di più essenziale c’è nell’animale uomo nel suo essere ciò che è.
La libertà in generale, dunque, e la libertà politica in particolare, non può non essere il fine supremo della ricerca di un Centro per la Riforma dello Stato.
La libertà politica, d’altro lato, non è un accessorio della libertà nella sua totalità. Perché è nella Polis che l’essere umano diviene se stesso. Senza la comunità politica – sia detto in un modo molto generico – non c’è l’essere umano. Dice Aristotele che un vivente che non ha bisogno degli altri per divenire se stesso, o è un bruto o è un dio, non può essere un uomo. La libertà politica, dunque, non soltanto non è un accessorio della libertà nella sua essenza, ma costituisce l’origine di ogni altra libertà e definisce le altre libertà attraverso il modo nel quale viene espressa, attraverso le forme che è andata e va assumendo nel corso della storia umana.
Le forme nelle quali si esprime la libertà politica hanno assunto nel nostro occidente delle modalità che sono la conseguenza di un evolversi del logos, irreversibile nella consapevolezza dei diritti degli individui umani e dei popoli, che è andata emergendo nei secoli scorsi e nel presente.
Ma tale consapevolezza si scontra con uno sviluppo della produzione capitalistica a livello planetario che esaspera i conflitti e ci tiene costantemente sull’orlo dell’abisso di guerre locali, con la minaccia mai scongiurata definitivamente di una guerra totale e irreparabilmente distruttiva degli esseri umani e della stessa Terra.
Le analisi di Karl Marx sulla natura della produzione capitalistica restano un punto di riferimento obbligato per capire la gravità delle situazioni che si vanno delineando sull’orizzonte del nostro futuro.
L’ingiustizia crescente prodotta dal capitalismo nelle singole nazioni e nel mondo si fonda su un malinteso economico che pone come fine della produzione, del lavoro umano, non i bisogni materiali e spirituali degli individui umani e dei popoli, ma l’accumulazione del capitale. Di qui uno squilibrio non soltanto degli individui umani e delle classi sociali ed economiche nei loro reciproci rapporti, ma anche dell’umanità con gli altri esseri viventi. Rapporti, questi ultimi, dai quali dipende la sopravvivenza della specie umana sulla Terra.
Marx ha scritto, anticipando quello che sta accadendo nella nostra epoca, che i rapporti tra gli esseri umani nella società hanno la stessa natura e le stesse conseguenze di quelli tra la società umana e la natura.
Questo modo d’essere distruttiva della società umana rispetto alla natura, agli altri esseri viventi, sembra essere, nella nostra epoca, una necessità ineluttabile dipendente dall’economia che è indispensabile alla vita degli esseri umani. Per sopravvivere gli esseri umani sono costretti ad essere infelici, non liberi, trattati ingiustamente, sterminati dalle guerre e dalle epidemie. Questa è la loro natura, questa è la necessità che regge e governa il loro mondo.
Tutto questo non si converte, come a volte si pensa, nella felicità di pochi a scapito dell’infelicità di molti. I pochi cosiddetti privilegiati sono infelici anche loro, in un modo diverso. Ma sono assolutamente convinti che le cose non possono andare diversamente, perché essi soggiacciono ad una ragione alienata, si identificano con la necessità che regge i rapporti di produzione capitalistici e sorregge il loro misero privilegio.
Nelle nazioni che, dopo la rivoluzione inglese e dopo la rivoluzione francese, hanno instaurato la democrazia dei moderni, ispirata ai principi della democrazia antica in Atene, la libertà di pensiero ha prodotto una consapevolezza delle difficoltà nelle quali l’ingiustizia costringe a vivere gli esseri umani, che ha aperto una strada verso un mondo diverso, più giusto, meno violento, meno irrazionale, meno infelice. Ma si tratta di una strada difficile da percorrere e che ha bisogno, per essere proseguita, della presenza di una libertà politica che renda possibile continuare a percorrerla. Nessuna rivoluzione giustifica la soppressione delle libertà politiche, perché dove la libertà politica viene soppressa la libertà di pensiero si ferma, la consapevolezza di sé degli esseri umani si spegne e tutto degenera verso il peggio, dando luogo a nuove forme di ingiustizia, di sopraffazione, di violenza.
Lo sviluppo a livello planetario del modo di produzione capitalistico in tutte le sue forme costituisce una minaccia molto seria nei confronti di ogni forma di libertà, principalmente di quella politica. Si devono far evolvere le società umane verso forme di produzione economica e di vita politica che si fondino sulla uguale dignità di tutti gli esseri umani e sulla fratellanza tra tutti loro. Si deve trovare il modo per far cessare l’ingiustizia, la violenza e la guerra. Così che anche il rapporto tra gli uomini e gli altri esseri viventi renda compatibile la vita della specie umana con quella di tutte le altre specie.
Perché il mondo della vita si tiene insieme sul fondamento di una armonia nascosta che sta oltre ogni conflitto, ogni apparente incompatibilità tra i viventi.
Roma, 6 maggio 2021
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