Il 29 giugno scorso, l’Italia ha presentato a Bruxelles la richiesta per ricevere il secondo finanziamento destinato al piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), pari a 21 miliardi di euro. Un procedimento che avviene al massimo due volte all’anno, ogni sei mesi, quando la commissione europea controlla che i paesi abbiano completato, nei tempi stabiliti, le scadenze definite nei rispettivi Pnrr. Solo dopo tale verifica, l’organo esecutivo dell’Unione procede all’erogazione dei fondi concordati.
L’iniziativa del nostro paese ha anticipato di un giorno la fine del secondo trimestre del 2022. Anche se la verifica da parte dell’Ue è semestrale infatti, il governo italiano ha previsto il conseguimento di determinate milestone e target per ogni trimestre dell’anno, fino al 2026. Dal 1 aprile al 30 giugno 2022 erano 38 le scadenze europee – sottoposte al controllo delle istituzioni Ue – da completare. Ma nonostante la richiesta già inviata dal governo a Bruxelles, il 30 giugno risultavano ancora 5 interventi da conseguire, in base ai dati disponibili e reperiti sia attraverso la nostra attività di monitoraggio, sia sulla piattaforma del governo Italia domani.
Le scadenze europee
Sono in totale 527 gli interventi di rilevanza europea da mettere in atto tra il 2021 e il 2026 nell’ambito del Pnrr. Di questi, 100 sono da completare entro il 2022 e, in particolare, 38 erano previsti per questo secondo trimestre (dal 1 aprile al 30 giugno 2022).
Sono 5 le scadenze europee – tutte milestone – del secondo trimestre che risultano in ritardo, al 30 giugno 2022. In 3 casi, si tratta dell’entrata in vigore di decreti ministeriali che non risultano ancora pubblicati in gazzetta ufficiale (Gu) e che quindi non si possono considerare in vigore. Sono in particolare i decreti di adozione della strategia nazionale per l’economia circolare, del programma nazionale di gestione dei rifiuti e due su semplificazione e mobilità nel settore della ricerca e sviluppo – in quest’ultimo caso risulta pubblicato il decreto sulla semplificazione ma non quello sulla mobilità.
È in ritardo anche l’entrata in vigore dell’atto nazionale che assegna i finanziamenti necessari a sostenere progetti di notevole rilevanza per lo sviluppo produttivo e tecnologico del paese. In questo caso, è stato pubblicato il decreto che delibera l’erogazione delle risorse necessarie, ma non l’atto nazionale in gazzetta ufficiale.
Per quanto riguarda la produzione di elettrolizzatori invece, il decreto pubblicato e citato anche da Italia domani fa riferimento in realtà solo all’erogazione delle risorse e non all’aggiudicazione degli appalti, come richiesto invece dalla scadenza.
La politica degli annunci
L’Italia ha quindi avviato il processo per ricevere il secondo finanziamento, quando ancora questi interventi erano formalmente incompleti. Un’evidenza piuttosto singolare, considerando che quando i paesi inviano la domanda di fondi alla commissione, devono allegare la documentazione necessaria a verificare che tutti gli interventi previsti siano stati effettivamente realizzati.
Viene quindi da chiedersi se il governo abbia effettivamente completato tutte le scadenze, senza condividere dati aggiornati a riguardo ma solo proclamandone il raggiungimento. Oppure se quelle 5 milestone siano realmente in ritardo e quindi, in tal caso, l’Italia avrebbe inviato una richiesta di fondi a Bruxelles senza avere i requisiti per farlo. Su questo punto chiaramente è necessario attendere la valutazione da parte della commissione europea. Anche se, come abbiamo spiegato in un recente approfondimento, il processo di verifica Ue sull’attuazione dei Pnrr si conclude in realtà con una decisione che sembra più politica, in capo al voto dei commissari, che tecnica. Il parere del comitato economico e finanziario infatti non vincola in modo obbligatorio le scelte della commissione.
Le scadenze italiane: il fondo complementare
Un’altra questione da affrontare in merito alla fine del trimestre riguarda le scadenze italiane. Cioè milestone e target che seguono lo stesso cronoprogramma trimestrale delle scadenze europee, ma che non sono sottoposte al controllo delle istituzioni Ue.
Parliamo innanzitutto del fondo complementare (Pnc), cioè di quelle risorse aggiuntive – 30,6 miliardi di euro in totale – che il governo italiano ha deciso di affiancare ai fondi provenienti da Bruxelles. Sia per facilitare l’attuazione di alcune misure del Pnrr, sia per finanziare eventuali interventi inizialmente non previsti.
Trattandosi di soldi dello stato, i dati sull’attuazione delle misure e delle scadenze previste dal Pnc dovrebbero essere chiari e accessibili. Almeno quanto quelli sul Pnrr che, come abbiamo avuto modo di raccontare più volte, rivelano comunque numerose criticità e mancanze. Invece, le scadenze del fondo complementare sono ancora più difficili da monitorare di quelle del Pnrr. Questo probabilmente perché gli interventi previsti dal Pnc non sono oggetto di verifica da parte delle istituzioni Ue. Di conseguenza, il governo ha ancora meno interesse a produrre documentazione a riguardo.
Il monitoraggio del Pnc
Sono in totale 298 i target e i milestone previsti dal fondo complementare al Pnrr. Di queste, grazie al nostro progetto OpenPNRR, siamo in grado di monitorarne 163, poco più della metà. Come per i target e milestone europei, abbiamo verificato il completamento delle scadenze previste dal Pnc per il secondo trimestre 2022 e il quadro riscontrato è tutt’altro che positivo.
Sono 7 su 11 le scadenze in ritardo al 30 giugno 2022, sul totale di quelle previste dal Pnc per il secondo trimestre di quest’anno.
Essendo risorse nazionali, il governo può decidere di gestirle con maggiore autonomia rispetto a quelle del Pnrr. E questo probabilmente spiega il perché di una maggiore flessibilità sul cronoprogramma definito. Tant’è che alcune scadenze del fondo complementare sono in ritardo anche da trimestri già trascorsi. In particolare una che andava completata entro il 31 dicembre 2021 e tre entro il 31 marzo 2022.
Le scadenze italiane: tappe intermedie alle scadenze europee
Sono scadenze di rilevanza italiana anche quegli interventi minori del Pnrr, che il governo ha inserito come tappe intermedie per completare quelli più ampi di rilevanza europea. In totale sono 621.
Per fare un esempio, prima abbiamo parlato della scadenza Ue relativa ai decreti su semplificazione e mobilità nel settore della ricerca e sviluppo, prevista per il secondo trimestre 2022. Propedeutiche al conseguimento di questa milestone europea ce ne sono due italiane: una per l’approvazione del decreto su semplificazione, prevista e completata nel quarto trimestre del 2021; e una per il decreto su mobilità, che era da conseguire entro il primo trimestre del 2022, ma che a oggi risulta ancora in ritardo.
Anche su queste scadenze valgono le stesse dinamiche descritte prima per il fondo complementare: la comunicazione del governo è carente, è difficile monitorarne l’attuazione e molti di questi target e milestone sono in ritardo. Anche in questo caso infatti si tratta di interventi che non vengono verificati dalla commissione europea.
Il monitoraggio delle scadenze italiane per il Pnrr
Vista l’enorme quantità di scadenze di rilevanza italiana (621), abbiamo scelto di monitorarne solo quelle (99) che riteniamo più rilevanti ai fini dell’attuazione del Pnrr.
Sono 3 su 10 le scadenze in ritardo al 30 giugno 2022, sul totale di quelle italiane previste dal Pnrr per il secondo trimestre di quest’anno. Si tratta in particolare dell’approvazione di: un accordo quadro tra stato e regioni per distribuire i centri di facilitazione digitale sul territorio, il piano per la tipizzazione del patrimonio culturale e la pubblicazione di un bando di concorso per l’assunzione di insegnanti di qualità.
A queste si aggiungono, come abbiamo visto prima per il Pnc, 4 scadenze in ritardo dal 31 dicembre 2021 e 3 dal 31 marzo 2022.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Nome *
Email *
Sito web
Do il mio consenso affinché un cookie salvi i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento.