Rosa Dalmiglio il 2 Maggio 2020 alle 12:27 Rispondi tutti i nodi vengono al pettine, mi dicevano da bambina il COVID 19 ha evidenziato il fallimento di un sistema economico impegnato a sfruttare i poveri Editori che si preoccupano di comunicarci in TV. che sono loro la nostra BIBBIa se vogliamo una giusta comunicazione-falliti miseramento davanti alle masse che credono nel DIO INTERNET la crisi dei reportage me li ha segnalati il Presidente della Fondazione PULITZER, invitandomi ha lavorare per un anno sul COVID 19 che strano doveva essere la CINA ha mettere in rete con la Fondazione Bill & Melinda Gates il progetto mondiale sui vaccini dove stava TRUMP e l’EUROPA ho presentato la Telemedicina nel 1995 progetto dell’Università Cattolica al Ministro della Salute e Commercio Cinese-applicato in Cina di moda ora con il CORONAVIRUS, non credo che sia solo colpa dei Governi ma dei GIGANTI che sfruttano tecnologie spaziali Governi impegnati in campagne elettorali di partito, servono politiche sociali ed una comunicazione etica non grandi chef GURU.. di cosa?di milioni di poveri affamati…. la medicina era un AFFARE di pochi, non un diritto di tutti come si strilla oggi e le DONNE …..dove sono? disponibile a pubblicare il discorso sul COVID 19 del Presidente Xi Jinping-autorizzata da XINHUANET del 23 Febbraio 2020 e del documento sulla TELEMEDICINA 1995 firmato dal Ministro CINESE
alessandro pollio salimbeni il 1 Maggio 2020 alle 13:47 Rispondi Una precisazione: nessun governo al mondo aveva preso misure di prevenzione e piani di emergenza poi davvero seguiti e questo mostra come non sia affatto sufficiente la denuncia (à la Obama o à la Bill Gates) se poi non seguono atti concreti. Eccezioni: Taiwan e Corea del Sud e, molto parzialmente, Singapore (questo non propriamente paese di specchiati assetti democratici), Paesi “benestanti”, molto tecnologizzati ma soprattutto fisicamente e culturalmente compatti (anche qui, tranne Singapore): meglio ragionare sul rapporto tra sviluppo economico, substrato culturale condiviso, etica pubblica. Forse ce la facciamo in un paio di centinaia di anni. Quanto alla riapertura, forse è meglio affrontarla con l’approccio di Landini – da ultimo oggi su Repubblica – che con concetti sempre uguali come lo spasmodico desiderio di profitti, che certo c’è ma rischia di deviare dalla materialità delle condizoni, degli interessi contrapposti e della necessità di uscire per vie diverse da quelle con le quali siamo entrati nell’emergenza.