Passano come acqua sul vetro le riprese girate tra le macerie di città distrutte. Informazioni dell’ultim’ora e aggiornamenti delle distruzioni che sono in corso, mentre le immagini scorrono sui nostri schermi televisivi, e che i responsabili non intendono, anzi dichiarano solennemente di voler portare fino all’esito estremo del completo radere al suolo. Questo il programma degli Stati maggiori: radere al suolo le città e sterminare i loro abitanti. Ecco i fotogrammi di bambini, donne e uomini che si aggirano tra le demolizioni. Intorno i fornelli contorti di cucine esplose, i letti bruciati, le sedie e i tavoli in pezzi ridotti a legna da ardere, per dare caldo ed esigua luce stanotte, all’addiaccio, ai pochi superstiti scampati al crollo del loro palazzo, ora ridotto in macerie fumanti sopra i tanti morti sepolti e i pochi, forse, vivi ancora e senza scampo, chiusi nel pietrame: spose, fanciulli. I padri, e i vecchi. I corpi dilaniati dalle stragi feroci, un giorno via l’altro, proiettati nel tinello di casa nostra scorrono come acqua sul vetro, non lasciano traccia. Le devastazioni e i morti si confondono con la pubblicità che segue e promuove acquisti che ci assicurano un perfetto benessere casalingo: le poltrone e i sofà; il forno a microonde; il materasso anatomico; il profumo che, per una modica spesa, diffonde un sentore di aria di montagna, e per molte ore, tra la doccia e il bidè.
Radere al suolo le città e sterminare gli abitanti inermi: niente di nuovo. Una strategia di guerra costantemente applicata e con l’arma aerea poi, da cent’anni in qua, perseguita con inflessibile determinazione ed eccellenti risultati. Mi limito ad alcuni nomi: Guernica, Varsavia, Belgrado, Rotterdam, Stalingrado e Norimberga, Colonia, Amburgo, Dresda. E Hiroshima, e Nagasaki. Non continuo l’elenco. I nomi delle città bombardate in queste ore sono da mesi nei titoli dei quotidiani e dei notiziari.
La risoluzione di sganciare bombe a tappeto sulle città tedesche fu prospettata fin dal 1941 da Winston Churchill a Lord Beaverbrook in questi termini: «un attacco mirante a radicale devastazione e annientamento, da attuarsi con bombardieri pesanti diretti dal nostro paese verso la patria del nazismo». Radicale devastazione e annientamento. Wilfred Georg Sebald (1944-2001) in Luftkrieg und Literatur (traduzione italiana Storia naturale della distruzione, Adelphi, 2004) scrive che la Royal Air Force «sganciò sul territorio nemico un milione di tonnellate di bombe in quattrocentomila incursioni, delle centotrentuno città attaccate parecchie vennero quasi interamente rase al suolo, fra i civili seicentomila vittime, tre milioni e mezzo di alloggi distrutti, sette milioni e mezzo i senzatetto, ogni abitante di Colonia ebbe 31,4 metri cubi di macerie, e 42,8 ogni abitante di Dresda».
Del resto, Sebald riporta anche quanto racconta l’architetto Albert Speer nelle sue Erinnerungen (traduzione italiana Memorie del Terzo Reich, Mondadori, 1995) quando, ministro degli Armamenti nel 1940, Hitler gli dice: «Ha mai dato uno sguardo a una carta di Londra? Le case sono così fitte che basterebbe il focolaio di un solo incendio per distruggere l’intera città. Göring, gettando un gran numero di bombe incendiarie di nuovissima fabbricazione, creerà focolai di incendi nei più diversi quartieri di Londra; ovunque focolai di incendi. A migliaia. Che poi si fonderanno in un immenso mare di fuoco. Questa di Göring è l’unica idea giusta, le bombe dirompenti non servono, ma con le bombe incendiarie lo si può invece fare: distruggere totalmente Londra! Cosa potranno mai concludere quelli, con i loro servizi antincendio, una volta scatenata una simile offensiva?». Distruggere totalmente.
Nato da una serie di conferenze che Sebald tenne a Zurigo nel 1997, Storia naturale della distruzione è una lettura che contribuisce come poche altre a far capire, a intendere e decifrare – non, semplicemente, a ricevere in sequenze che corrono via – le immagini delle attuali devastazioni. Sebald si è interrogato qui sulle conseguenze profonde e nascoste (permanenze e rimozioni, oblio e memoria) da tanto orrore depositate nelle generazioni lungo i decenni successivi.
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