Articolo pubblicato sul sito dell’ARS il 07.12.2020
La scomparsa di Lidia Brisca Menapace colpisce profondamente e ci lascia ancora più soli. Purtroppo, l’orrendo virus l’ha portata via, dopo un’esistenza pienissima e ricca.
Nata a Novara nel 1924 e poi trasferitasi a Bolzano, la partigiana “Bruna” fu cattolica partecipe del forte dissenso che investì la Chiesa alla fine degli anni sessanta del secolo scorso. Le fu revocato per motivi politici (la scrittura di un saggio su Marx) l’incarico che aveva presso l’Università cattolica di Milano, dove partecipò attivamente alle contestazioni con gli studenti. Allora avvenne il suo incontro con il gruppo de “il manifesto”, di cui divenne subito parte con l’originalità che le era propria e un notevole apporto teorico.
Giornale e partito (il Pdup per il comunismo, nato in seguito, ma che non seguì nella confluenza nel Pci del dicembre 1984) furono i luoghi della sua attività. Una vita densa, plurale e poliedrica, tenuta insieme da fili solidissimi: il femminismo (a lungo con l’Unione donne italiane), la pace, l’attenzione ai movimenti e alle loro parzialità. Soprattutto negli ultimi anni riprese con vigore la lotta contro i fascismi vecchi e nuovi, con un impegno risoluto e costante nell’Associazione nazionale dei partigiani. Anzi. Le ultime iniziative sono state proprio dedicate al ricordo attivo e mai retorico della Resistenza. Dobbiamo resistere, ripeteva sempre.
Ha avuto diversi ruoli istituzionali: prima donna assessora nel 1964 della Provincia di Bolzano, consigliera comunale a Roma nei primi anni ottanta e poi consigliera regionale del Lazio. Nel 2006 venne eletta al Senato per Rifondazione comunista, il suo partito degli ultimi anni. Doveva assumere la presidenza della commissione difesa, ma una intervista polemica sulla retorica delle Frecce tricolori la bloccò. Le fu preferito quel De Gregorio, assurto in seguito all’onore delle cronache per vicende non commendevoli.
L’Associazione per il rinnovamento della sinistra intende manifestare cordoglio per la perdita di una persona straordinaria, che ha varie volte incrociato con simpatia il nostro lavoro.
Manifestiamo vicinanza ai familiari, nonché alle compagne e ai compagni che ne hanno conosciuto le enormi qualità politiche, intellettuali e morali.
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