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Rosa d’inverno

In un angolo del Cafe, in disparte, è seduto l’artista. Ha con sé alcune cartoline, in una fissa l’immagine di una rosa. Potrebbe essere una rosa d’inverno. Fuori per le vie di Monaco c’è la solita folla, composta ma distratta. L’eroe è smarrito e sgomento.

In un angolo del Cafe, in disparte, è seduto l’artista. Ha con sé alcune cartoline, in una fissa l’immagine di una rosa. Potrebbe essere una rosa d’inverno. Fuori per le vie di Monaco c’è la solita folla, composta ma distratta. L’eroe è smarrito e sgomento. Inginocchiato sta per cedere alle forze del destino ma proprio nell’ora della sconfitta e del tramonto riconosce dentro la potenza di fuoco, che tutto violenta e distrugge, un bagliore sconosciuto. L’artista continua a chiedersi: è natura? Non smette di osservare le sue rose. Ma a turbarlo è ora, in un’altra cartolina, un paesaggio invernale dell’Erzgebirge. La foto porta la data del 29 dicembre 1937. Questa natura si offre a uno sguardo misteriosamente unitario. Nervosamente ritorna sulle sue rose. Perché continuare a guardarle? Lui è proprio l’artista senza nulla, povero e in compagnia delle sue cartoline. A chi mai potrebbero interessare? Pagate pochi euro, non sembrano avere alcuna materia per l’arte. Quando tutto cade e tramonta cos’altro potrebbe esserci al mondo al di fuori di questa solitudine? E se proprio questa fosse l’ultima risorsa? Dopo la fine ci potrebbe essere il lavoro vivo, lebendige Arbeit? Che artista sono? Dove posso poggiare queste immagini? C’è uno sguardo unico che governa tutte le differenze, che non è necessariamente l’astrazione dei modernisti. Giro e rigiro queste cartoline, sopravvissute alla loro povertà. L’artista che silenziosamente è seduto in un angolo del Cafe Luitpold poggia ora tranquillamente le sue cartoline sul tavolo. Poco dopo è attratto da una forse del 1931 con la Schneerose, rosa delle nevi. Questa è una rosa d’inverno che cresce e muore in un’immagine. Quando rinasce sul terreno della povertà è nuovamente viva, concreta, particolare. Il dispositivo di potere da cui proviene sembra ora perderla di vista. Io sto guardando, in lontananza, un’opera in lotta. Inverno duemiladieci.
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