Si è svolto a Tunisi dall’8 al 10 luglio un seminario su “libertà di associazione e partecipazione e ruolo delle società civili nella transizione democratica dei Paesi del sud del Mediterraneo”. Il seminario era organizzato dal consorzio guidato dall’IMED (Istituto per il Mediterraneo) nel quadro del programma società civile EUROMED, cui ho partecipato in rappresentanza del CRS. E’ importante, infatti,che insieme alla partecipazione alla rete delle Fondazioni Europee,il CRS costruisca legami non occasionali con l’area mediterranea anche in rapporto ai grandi cambiamenti che stanno attraversando il mondo arabo. Il programma era molto denso ed i problemi affrontati risentivano dell’urgenza e della concretezza che le situazioni, pur molto diverse tra loro, impongono, visto l’incalzare delle scadenze politiche. Paesi come la Tunisia e l’Egitto stanno affrontando la fase che segue la caduta dei regimi ed una difficile transizione verso le elezioni dell’Assemblea Costituente, per la Tunisia e legislative e Presidenziali per l’Egitto. Altri Paesi come la Libia e la Siria sono nel pieno della crisi. La Siria conosce una repressione feroce da parte del potere a cui si oppone una piazza composta soprattutto da giovani come è stato per la Tunisia e per l’Egitto ma, con esiti molto più incerti. La Libia vive allo stesso tempo la violenza della repressione del regime, l’intervento militare Nato e la guerra civile. Il Marocco, così come la Giordania, sembrano attraversare una transizione dolce con riforme parziali che la società civile ha deciso di sostenere ritenendole, in ogni caso, un passo in avanti. Nonostante le grandi differenze e le specificità nazionali, quello che emerge è un quadro in grande movimento, una transizione che è auspicabile si svolga in modo pacifico anche perché, la messa al bando della violenza è stata una scelta consapevole della quasi totalità dei movimenti. Libertà di associazione, sviluppo della partecipazione, rapporto critico tra i giovani, grandi protagonisti delle rivoluzioni, e politica, sono stati alcuni dei temi affrontati. Il ruolo delle società civili è cruciale per la conquista di libertà e diritti costituzionali, legislazioni nuove e più avanzate e per la loro effettiva applicazione. Nelle società liberate dai regimi si apre uno scenario inedito ma anche uno scontro duro tra le forze del cambiamento e quelle della conservazione. Anche tra le forze del cambiamento emergono le differenti opzioni che, via, via, si andranno sempre più delineando in vista delle scadenze elettorali. Anche queste ultime – ci dicono i nostri amici del sud – vanno vissute come un passaggio e non come la fine della Storia. La libertà femminile è uno degli aspetti più importante di questo confronto insieme alla vera e propria emergenza sociale. Lo sforzo che si coglieva negli interventi era quello di superare atteggiamenti paternalistici e visioni di comodo che riproducono la scontata frattura culturale tra occidente e mondo arabo, per costruire agende e obiettivi comuni. Gi stessi riferimenti presentati dai giovani nel corso della discussione dicono che insieme a Internet, Facebook e Twitter, quello che si avverte nel Mediterraneo è una voglia di rompere stereotipi e segregazioni culturali. Il seminario è stato concluso da Kamel Jendoubi, esponente tunisino esiliato per lungo tempo in Francia strenuo oppositore del regime di Ben Alì, oggi Presidente dell’Istanza Superiore e Indipendente per le elezioni in Tunisia. Questo dato parla da solo circa le potenzialità di cambiamento presenti nel Paese. Il futuro della transizione è sicuramente incerto, soprattutto per Paesi che non hanno mai conosciuto elezioni libere e trasparenti e processi democratici. Questa sfida coinvolge pienamente l’Europa. La sensazione, tuttavia, è che non vi sia da noi sufficiente consapevolezza delle opportunità che si aprono per l’intero Mediterraneo. Se lo sguardo verso il mondo arabo sta, piano piano, cambiando, non si può dire che il coinvolgimento delle nostre Istituzioni e delle nostre società sia della stessa intensità che accompagnò, a suo tempo, i processi di democratizzazione prima del sud e poi dell’est dell’Europa o anche dell’America Latina. Questa insensibilità e questo ritardo vanno recuperati in fretta e il CRS, con la sua storia e le sue competenze, può portare il suo contributo.

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