Dopo otto anni di governo del partito conservatore nazionalista Diritto e Giustizia (PiS) e una feroce e divisiva campagna elettorale (si veda qui), domenica 15 ottobre gli elettori polacchi, con una partecipazione al voto superiore al 74,4% (il 13% in più rispetto al 2019 e quasi il 24% più del 2015) e all’85% a Varsavia, hanno scelto il cambiamento, dando a tre partiti democratici dell’opposizione abbastanza seggi per formare un nuovo Governo.
Il risultato finale ha messo il PiS al primo posto, con il 35,4% (era al 44% nel 2019) e 194 seggi, ma sono troppo pochi per ottenere la maggioranza nella Camera bassa (Sejm) del Parlamento composta da 460 membri. Un possibile alleato del PiS, la Confederazione Libertà e Indipendenza di estrema destra ha ottenuto solo il 7,2% e 18 seggi. Invece, i tre partiti di opposizione – Piattaforma Civica (30,7% e 157 seggi), i conservatori moderati di Terza Via (14,4% e 65 seggi) e Nuova Sinistra (8,6% e 26 seggi) – hanno avuto quasi il 54% dei voti, ottenendo 248 seggi alla Camera bassa e 66 su 100 al Senato. Quindi, hanno una maggioranza assoluta per formare un governo di coalizione.
“Cercheremo sicuramente di costruire una maggioranza parlamentare“, ha detto il primo ministro Mateusz Morawiecki, probabilmente cercando di aprire un dialogo con Confederazione (un insieme di formazioni ultranazionaliste, libertarie, cospirazioniste e perfino monarchiche), la cui linea politica ‒ nelle parole del suo leader Sławomir Mentzen ‒ si sostanzia in “non vogliamo ebrei, omosessuali, aborto, tasse e Unione Europea” e/o con Terza Via, il cui programma sembra più vicino a quello del PiS (ma i leader di entrambi i partiti hanno fatto sapere di non essere interessati a governare con il PiS). Dopo la chiusura delle urne e il risultato chiaro, domenica sera il leader del PiS Jarosław Kaczyński, considerato il “burattinaio” della Polonia dell’ultimo decennio, aveva salutato i suoi sostenitori dichiarando: “Abbiamo vinto le elezioni parlamentari! La terza volta di fila!”, facendo temere di voler seguire i percorsi eversivi di Donald Trump e Jair Bolsonaro. Alcuni esponenti del PiS sembrano ormai ammettere la sconfitta. “Il male ha prevalso in Polonia, temporaneamente”, ha detto all’emittente pubblica TVP Marek Suski, un alto funzionario del partito. “Il PiS probabilmente si sta trasformando in un’opposizione realmente democratica”.
Il PiS può contare sul presidente Andrzej Duda, ex membro del partito e da sempre ad esso fedele, che ha detto che i presidenti “tradizionalmente” scelgono il leader del partito più grande per cercare di formare un Governo. Un passaggio che potrebbe ritardare la formazione di un Governo stabile dei partiti di opposizione per oltre due mesi. Secondo la Costituzione polacca, il Presidente deve indire una nuova sessione parlamentare entro 30 giorni dalle elezioni. Ha quindi 14 giorni per nominare un candidato a Primo ministro; una volta nominato, il candidato ha 14 giorni per ottenere un voto di fiducia in Parlamento. Tempo prezioso che consentirebbe al PiS di contrattare i voti in aula uno per uno, sfruttando il suo peso elettorale e i suoi forti legami che il partito ha costruito con imprese, istituzioni, Chiesa cattolica e società polacca.
Se questo tentativo fallirà, il Parlamento potrà scegliere un candidato per la carica di Primo ministro. Ciò significa che se Duda darà l’incarico ad un uomo del PiS (probabilmente a Mateusz Morawiecki), potrebbe essere metà dicembre prima che i tre partiti di opposizione – Piattaforma Civica Terza Via e Nuova Sinistra – abbiano la possibilità di formare un Governo. “Rivolgo un appello appassionato al presidente, la gente sta aspettando le prime decisioni, quindi chiediamo al presidente decisioni energiche e rapide“, ha detto Tusk. “I partiti democratici che hanno vinto sono in costante contatto e sono pronti ad assumersi in qualsiasi momento la responsabilità del governo del Paese”. Già circolano voci che invitano l’opposizione a cortocircuitare la situazione con un accordo di coalizione con la firma di almeno 231 deputati, dimostrando a Duda di avere tutte le carte in regola per formare un Governo.
In ogni caso, una volta al potere, l’opposizione scoprirà che governare non è facile e secondo molti osservatori non sarebbe in grado di fare molto di più che modificare l’ottica piuttosto che rovesciare il sistema di potere costruito dal PiS. In otto anni di potere quasi assoluto il PiS ha applicato una strategia metodica di occupazione di tutti i gangli vitali dell’apparato economico e istituzionale, nominando consigli di amministrazione, direttori generali, dirigenti televisivi, vertici amministrativi e di polizia. Il PiS ha cercato anche di politicizzare le forze armate e questo ha portato alle recentissime dimissioni presentate dal Capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Rajmund Andrzejczak, e dal comandante operativo, generale Tomasz Piotrowski.
Le opposizioni
Ciò che unisce i tre partiti di opposizione è la loro avversione per il PiS, ma i loro programmi differiscono notevolmente su temi cruciali come l’aborto, la politica sociale e la tassazione. Piattaforma Civica, il più grande raggruppamento sotto la guida di Donald Tusk, ex Primo ministro (2007-2014) ed ex Presidente del Consiglio europeo (2014-2019), fa parte del Partito Popolare Europeo (PPE) al Parlamento europeo. Ma contiene anche partiti minori appartenenti a gruppi diversi, come i Verdi. La Terza Via è una coalizione che tiene insieme varie sigle di ispirazione liberale, cristiana e agraria organizzate in due partiti: Polonia 2050, fondata dal conduttore televisivo Szymon Hołownia, e il Partito Popolare Polacco (PSL), la più antica forza politica del paese che rappresenta i contadini. Polonia 2050 fa parte di Renew mentre il PSL è nel PPE. Il raggruppamento sbilancia il centrodestra, il che significa che è probabile che si scontri con Nuova Sinistra su questioni come l’allentamento delle leggi draconiane sull’aborto. Nuova Sinistra è a sua volta una fusione di tre piccoli gruppi i cui leader, Włodzimierz Czarzasty e Robert Biedroń, sono stati spesso ai ferri corti. Mette insieme ex-comunisti pre-1989 passati alla socialdemocrazia che si riconoscono nel gruppo S&D, Rezem affiliato al GUE/NGL e Sindacato.
A differenza del fronte unito anti-Orbán dello scorso anno in Ungheria, ciascuno dei partiti di opposizione informalmente alleati ha mantenuto un’identità separata durante la campagna elettorale. Ciò ha permesso al gruppo di centrodestra Terza Via di attrarre gli elettori disillusi del PiS che sarebbero stati riluttanti a votare per Tusk. Ha inoltre dato a ciascun blocco la possibilità di condurre una campagna positiva per programmi distinti, piuttosto che essere definito semplicemente dall’opposizione congiunta allo status quo. Queste differenze politiche comporteranno ora un difficile processo di contrattazione, presupponendo che il PiS venga effettivamente estromesso dal potere nelle prossime settimane. Ma qualunque sia il futuro immediato, Tusk e i suoi alleati hanno dato ai principali partiti europei nuova speranza e ispirazione.
Un Governo non-PiS avrà molte difficoltà ad approvare la legislazione poiché non avrà i tre quinti dei voti parlamentari necessari per annullare il veto del presidente Duda; il suo mandato scade nel 2025. Probabilmente, il primo compito del nuovo governo sarà quello di eliminare gli uomini fedeli al PiS dalle posizioni di controllo nel Governo, nei media e nelle società controllate dallo Stato. La Polonia ha una lunga tradizione di governi che premiano i lealisti con posti di lavoro comodi, ma il PiS ha portato la cosa a un livello estremo che non si vedeva dai tempi del comunismo. La maggior parte di queste persone rischia il licenziamento. “Licenzieremo tutti i membri dei consigli di sorveglianza e dei consigli di amministrazione. Effettueremo nuove assunzioni attraverso concorsi trasparenti, in cui sarà decisiva la competenza, non i legami familiari o di partito”, afferma il programma elettorale di Piattaforma Civica. “Metteremo fine al dominio dei gatti grassi nelle aziende statali”, afferma il programma di Nuova Sinistra. La reazione immediata del mercato è stata positiva, con la società energetica Orlen in rialzo di oltre l’8% sulla Borsa di Varsavia lunedì, e la banca più grande, PKO BP, in rialzo di oltre l’11%.
Media e imprese statali
I media statali polacchi sono diventati il braccio della propaganda del PiS – insieme a una catena di piccoli giornali locali acquistata dalla compagnia petrolifera di Stato Orlen. Durante la campagna elettorale hanno martellato Tusk, accusandolo di essere il traditore “Herr Tusk”, più fedele alla Germania e all’Unione europea che alla Polonia. Non molte persone nei media probabilmente sopravviveranno a ciò che sta arrivando, se il nuovo governo riuscisse a raggiungere il suo obiettivo di chiudere il National Media Council – un organismo pieno di lealisti del PiS che gestisce i media pubblici.
Ma perdere il lavoro non è la cosa peggiore che attende molti degli uomini del PiS. Molti verranno accusati nei tribunali e probabilmente finiranno in prigione. Quando il partito di Tusk vinse per l’ultima volta il potere dopo un governo PiS di breve durata nel 2007, i vincitori trattarono i loro rivali politici con i guanti e quasi nessuno fu perseguito. Questa volta i guanti verranno tolti. Nel suo programma politico, Piattaforma Civica ha promesso di perseguire chiunque “violi la costituzione e lo Stato di diritto”.
L’accusa è rivolta a Duda, Morawiecki, al leader del PiS Jarosław Kaczyński e al ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro per aver messo in piedi uno Stato etico (non di diritto) ispirato al cattolicesimo conservatore, paternalista, patriarcale e familista che controlla magistratura e sistema dei media. Al governatore della Banca centrale Adam Glapiński per aver gestito male la lotta contro l’inflazione (con un’inflazione all’8,2% ha tagliato i tassi di riferimento di 0,25 punti base, facendoli scendere a 5,75% dieci giorni prima delle elezioni, dopo averli ridotti al 6%, dal 6,75% a settembre), e all’amministratore delegato di Orlen Daniel Obajtek per aver guidato un controverso buyout che ha visto la vendita di parte di una grande raffineria a interessi stranieri.
Lunedì, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa ha riferito che la manipolazione delle risorse statali e i pregiudizi dei media hanno dato al PiS un “chiaro vantaggio” rispetto ai partiti di opposizione. La strategia elettorale per vincere un terzo mandato è rimasta fedele al tradizionale programma del PiS, massimizzare i voti dei polacchi più anziani e meno abbienti fuori dalle città, attraverso una combinazione di spesa sociale e retorica di “guerra culturale”.
C’è da aspettarsi che i pubblici ministeri facciano delle inchieste sui numerosi scandali che hanno colpito il PiS nel corso degli anni: dal Governo dell’ex Primo ministro Beata Szydło che si è rifiutato di pubblicare i verdetti emessi dal Tribunale Costituzionale, al rifiuto di Duda di prestare giuramento davanti ai giudici adeguatamente eletti. Ci sono anche contratti sospetti siglati in preda al panico durante la fase iniziale della pandemia di Covid-19, milioni di euro spesi per le elezioni per posta del 2020 che non erano stati approvati dal Parlamento, società statali che hanno istituito fondi che hanno versato denaro in progetti sostenuti dal PiS, tangenti incassate per lo scandalo dei 250 mila visti venduti in Asia e Africa al prezzo di 4.500 euro l’uno, e molti altri casi. Molte persone con lavori aziendali hanno restituito parte dei loro stipendi al PiS. Inoltre, le società controllate dallo Stato hanno indirizzato un fiume di denaro pubblicitario verso giornali filogovernativi, spesso di nicchia, trascurando i media indipendenti più grandi. È probabile che tutte queste transazioni vengano esaminate con attenzione e, se ritenute contrarie agli interessi della società e dei suoi azionisti, potrebbero comportare accuse penali. La coalizione promette di “ritenere responsabili” le persone “colpevoli di crimini di servizio civile”.
Il rapporto con l’Europa
Tusk è un uomo di Bruxelles: vi ha trascorso cinque anni come presidente del Consiglio europeo ed è stato anche capo del Partito Popolare Europeo. Considerato lo status della Polonia come uno degli Stati membri strategicamente più importanti dell’UE (uno dei grandi paesi dell’UE con 38 milioni di abitanti e la sesta economia), ciò porterà un impulso vitale all’unità europea in tempi decisamente difficili. La fine del dominio del PiS segna un cambiamento epocale con l’UE, che ha trascorso otto anni a scontrarsi con Varsavia su cambiamenti radicali al sistema giudiziario volti a porre i giudici sotto un controllo politico più stretto (catturando Tribunale Costituzionale, Corte Suprema e Consiglio Nazionale della Magistratura). Nel 2021, in due diversi pronunciamenti, dapprima è stata delegittimata la Corte di Giustizia Europea, e successivamente è stato stabilito il primato del diritto nazionale su quello europeo. La Commissione europea si è mossa per porre fine ai diritti di voto della Polonia come membro dell’UE in base alla cosiddetta procedura dell’articolo 7, ha bloccato il pagamento di 36 miliardi di euro (pari al 6% del PIL polacco) in prestiti e sovvenzioni dal fondo di recupero pandemico del blocco e ha citato in giudizio la Polonia presso la Corte di Giustizia Europea, mentre il Parlamento Europeo ha approvato risoluzioni che denunciano l’indietreggiamento di Varsavia rispetto ai principi democratici. Anche i fondi di coesione, di cui la Polonia è il maggior beneficiario tra i paesi europei, sono a rischio dopo che è stato introdotto il meccanismo di condizionalità che li lega al rispetto dello Stato di diritto.
Da questo punto di vista, la sconfitta del PiS segna un cambio di passo gigantesco per l’Unione Europea: i conservatori europei perdono un seggio pesantissimo nel Consiglio europeo proprio in vista dell’anno cruciale in cui ci saranno le elezioni per il Parlamento europeo e saranno rinnovati i vertici della Commissione. Il progetto di riforma teorizzato dal PiS (membro del blocco europeo dei Conservatori e Riformisti Europei – ECR) e in particolare proprio dall’ex premier Morawiecki viene indebolito, lasciando Viktor Orbàn e Giorgia Meloni come i soli oppositori politici della “maggioranza Ursula” che governa Bruxelles (anche se il partito di estrema destra Alternativa per la Germania è in rapida crescita nelle urne e nei sondaggi, come altri partiti di estrema destra altrove in Europa).
“Il giorno dopo le elezioni andrò a sbloccare i soldi”, ha promesso Tusk prima del voto. Anche se Tusk ha affermato che tutto ciò che serve è “un po’ di buona volontà e competenza”, sarà più difficile di quanto lasci intendere. Il Governo del PiS ha cercato di sbloccare il denaro approvando una parziale revoca delle sue riforme giudiziarie, ma è rimasto bloccato nel Tribunale Costituzionale controllato dal PiS. L’approvazione di qualsiasi nuova legge richiederà la firma di Duda e senza di essa, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen non avrà la base giuridica per riconoscere che la Polonia ha raggiunto i traguardi necessari per ottenere i soldi. Forse la strategia di Tusk sarà quella di cercare di riaprire i negoziati sulle tappe fondamentali e di concludere un nuovo accordo con la Commissione europea.
Il PiS si è fatto molti nemici e il nuovo Governo cercherà di rimediare a questo danno. I rapporti con Berlino sono stati pessimi, con Kaczyński che ha criticato il Governo tedesco per aver voluto minare l’indipendenza polacca e ha accusato Berlino di voler stringere un accordo con Mosca “perché è nel loro interesse economico così come in quello del loro carattere nazionale: il perseguimento del dominio a ogni costo”. Kaczyński e altri politici del PiS hanno inoltre costantemente tormentato la Germania per non aver fatto chiarezza sulle atrocità commesse in tempo di guerra contro la Polonia, tornando ad aprire la spinosa questione dei risarcimenti.
Tusk è stato attento a non toccare la questione per paura di danneggiare le possibilità elettorali del suo partito, ma storicamente ha avuto buoni rapporti con Berlino, anche se la Polonia, indipendentemente dal governo, è un paese grande e spesso non un partner facile.
Tusk ha accusato il PiS della crisi nei rapporti con l’Ucraina dopo che il governo polacco ha limitato le importazioni di grano ucraino per non infastidire gli agricoltori polacchi e per dire che non avrebbe inviato più armi a Kiev. Tusk lo ha definito “pugnalare con un coltello politico alla schiena l’Ucraina, mentre si decidono le battaglie in prima linea”. Ma la crisi era solo motivata dal tentativo del PiS di recuperare il voto di contadini e agricoltori, lo zoccolo duro del suo consenso elettorale, in vista delle elezioni, mentre il saldo legame costruito con gli Stati Uniti negli ultimi anni, e che Tusk condivide, fa sì che questi considerino la Polonia come il principale alleato militare nell’UE e nella NATO (avendo scalzato Germania e Francia), nonché la principale testa di ponte rispetto al contenimento della Russia e dal 2022 lo snodo militare cruciale per veicolare i rifornimenti militari all’Ucraina. La Polonia mira ad avere “l’esercito più potente d’Europa” (l’obiettivo del budget militare è stato portato al 5% del PIL dal Governo del PiS per comprare sistemi d’arma soprattutto statunitensi e sud-coreani). D’altra parte, la risposta della Polonia all’attacco russo all’Ucraina è stata straordinaria e certamente coraggiosa: la Polonia ha aperto i suoi confini a milioni di ucraini (accogliendone 1,6 milioni con lo status di rifugiato) e ha spinto l’Occidente a sostenere militarmente l’Ucraina. L’invasione russa dell’Ucraina ha rinvigorito la retorica nazionalista e russofobica (la maggior parte della popolazione è fermamente anti-russa e crede anche che l’Ucraina stia combattendo per la sicurezza della Polonia) che ha dominato la dialettica pre-elettorale di tutti i partiti.
Diritti civili
Mentre Bruxelles, Berlino e Kiev tireranno un sospiro di sollievo per il cambio di direzione a Varsavia, a Budapest la situazione dovrebbe essere un po’ più tesa. La Polonia e l’Ungheria avevano un patto di difesa reciproca che bloccava l’unanimità necessaria nel Consiglio europeo per procedere alla procedura dell’articolo 7. Senza Kaczyński a proteggerlo, il Primo ministro ungherese Viktor Orbán è molto più esposto. Ci sono altri populisti nazionalisti in Europa, come Giorgia Meloni in Italia e Robert Fico in Slovacchia, ma non devono affrontare le procedure previste dall’articolo 7 e i loro paesi hanno stretti rapporti con l’UE – il che rende difficile pensare che vogliano rischiare di entrare in conflitto con Bruxelles per salvare Orbán.
Insieme all’Ungheria di Viktor Orbán, la Polonia di Kaczyński ha trattato i valori e le norme dell’Unione europea con disprezzo e si è opposta alla cooperazione su questioni come la crisi migratoria. Nel corso degli otto anni di governo del PiS, i migranti non europei e le comunità LGBTQ+ sono stati demonizzati e presentati come minacce all’integrità della nazione. L’influenza cattolica conservatrice è stata mobilitata in una draconiana repressione del diritto all’aborto (nell’ottobre di tre anni fa il Tribunale Costituzionale ha emesso una sentenza che è andata a modificare in modo fortemente restrittivo la legge sull’aborto), provocando proteste di massa del movimento delle donne che durarono mesi. In misura significativa, si è trattato di un’elezione determinata non dagli ultrasessantenni socialmente conservatori, ma dall’effettiva mobilitazione di massa dei ventenni più liberal-progressisti. Domenica, quasi il 70% dei polacchi di età compresa tra i 18 e i 29 anni si è recato ai seggi elettorali, rispetto a meno della metà nel 2019. Solo il 14% ha votato per PiS e la maggioranza ha votato per Piattaforma Civica, che prometteva di revocare le nuove draconiane restrizioni sull’aborto e sostenere le unioni tra persone dello stesso sesso.
Tusk è stato criticato da alcune attiviste femministe per non essere andato abbastanza lontano e aver permesso a persone con posizioni storiche anti-aborto di entrare in Piattaforma, ma Tusk ha insistito sul fatto che la legalizzazione dell’aborto fino a 12 settimane sarà una priorità per un Governo da lui guidato. “L’aborto è una decisione di una donna, non di un prete, di un pubblico ministero, di un poliziotto o di un attivista di partito. E lo abbiamo scritto come un progetto concreto, saremo pronti a proporlo al Sejm il primo giorno dopo le prossime elezioni parlamentari“, ha detto in primavera. Si tratterebbe almeno di riportare lo stato di cose alla situazione precedente al 2020, quando l’interruzione di gravidanza era prevista nel caso in cui questa presentasse una grave malformazione del feto, mettesse a rischio la vita della madre, o nei casi in cui il concepimento fosse avvenuto in seguito a incesto o stupro (oggi è prevista solo negli ultimi tre casi e ci sono stati molti casi in cui le donne sono morte perché non sono riuscite ad abortire in tempo). Resta da vedere se Tusk riuscirà a ottenere la maggioranza per un provvedimento di questo tipo in Parlamento, date le opinioni più conservatrici di alcuni membri di Terza Via, mentre Nuova Sinistra sostiene la liberalizzazione. C’è anche la questione del veto di Duda che può essere superato solo con un voto dei due terzi del Parlamento.
Per quanto riguarda i diritti delle persone LGBTQ+, contro le quali sotto il PiS è stato tollerato e persino incoraggiato l’incitamento all’odio contro di loro, non ha avuto un ruolo importante nella campagna attuale, sebbene Duda, allineato al PiS, ha combattuto la sua campagna presidenziale del 2020 su una piattaforma di lotta alla cosiddetta “ideologia LGBT”, che ha definito più pericolosa del comunismo. Diversi comuni e regioni hanno istituito le cosiddette “zone libere da LGBT”, dichiarandosi liberi dalla presunta “ideologia” (solo a seguito dell’intervento della Commissione europea con la minaccia del blocco dei fondi agli enti locali quelle delibere sono state ritirate un anno dopo). La sua assenza da questa campagna elettorale più recente, tuttavia, suggerisce che il PiS avesse capito che la società polacca stava cambiando e che la demonizzazione delle persone LGBTQ+ non era più una sicura vincita elettorale. Tusk ha affermato che un disegno di legge per introdurre le unioni civili tra persone dello stesso sesso sarà una priorità per il nuovo governo, nonostante sia controverso tra i polacchi conservatori e anche tra alcuni elementi della sua stessa coalizione. “So che questo è il primo passo e non è ancora popolare in diversi ambienti, ma dobbiamo dimostrare che in materia di dignità non può più esserci un calcolo puramente politico secondo cui, ad esempio, non è vantaggioso prendere una decisione perché non avrà il sostegno della maggioranza”, ha detto Tusk a giugno.
Economia e diritti sociali
I dati sulle votazioni di domenica confermano il profondo sostegno che il PiS conserva nelle aree provinciali e rurali (dove vive circa il 40% dei polacchi, 15,3 milioni), e tra le persone meno istruite. Se Tusk desidera unificare un Paese polarizzato dopo la più feroce e divisiva delle campagne elettorali, dovrà offrire di più a tali collegi elettorali. Piattaforma Civica si è allontanata dal liberalismo economico delle sconfitte precedenti. Il PiS ha speso miliardi in sussidi sociali (aumento del 60% del programma di sussidi all’infanzia, aumento degli assegni pensionistici, taglio dei prezzi della benzina, voucher e prestazioni per le madri, bonus turistici, etc.). Tusk ha tentato di eguagliare il PiS nella spesa sociale, impegnandosi a fornire nuovi pagamenti per l’assistenza all’infanzia alle giovani madri, a mantenere le prestazioni sociali e a mantenere l’attuale età pensionabile. Gli aumenti salariali previsti per gli insegnanti e altri lavoratori del settore pubblico hanno sottolineato un messaggio anti-austerità.
Il PiS ha garantito fino al 2021 una buona crescita del PIL (intorno al 3,2%) e ha investito nelle regioni agricole povere, soprattutto nell’Est, dove infatti il partito è rimasto più forte. Il nuovo Governo dovrà anche mettere in campo politiche per i giovani e continuare a modernizzare il paese contrastando la corruzione. L’economia polacca sta iniziando a risentire delle tendenze internazionali negative che stanno interessando tutto il mondo occidentale, alle prese con l’inflazione e il rallentamento economico (+0,5% nel 2023). È probabile che il prossimo Governo debba interrogarsi dunque sul modello di sviluppo del paese, che si è basato per anni sull’enorme afflusso di fondi europei e di investimenti esteri. Gli investimenti esteri sono la componente più dinamica dell’economia polacca e sono in costante crescita anche grazie al successo delle cosiddette Zone Economiche Speciali, ossia aree delimitate che in genere hanno una legislazione economica differente (regole amministrative semplificate) e agevolata (incentivi e sgravi fiscali per le aziende) rispetto a quella in vigore nel resto del paese, con l’obiettivo di attrarre investimenti e rilanciare l’economia.
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