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Vicino al cuore selvaggio, con Terry T. Williams

Lo squilibrio fra il pianeta in cui viviamo e il pianeta di cui viviamo, la frattura fra generazioni, la coazione a cementificare. Per uscire dalla catastrofe ambientale ci vogliono immaginazione e creatività. E il coraggio della disobbedienza.
Pubblicato il 28 Luglio 2023
Ambiente, Cultura, Materiali, Scritti, Temi, Materiali

«La via più limpida per accedere all’Universo
è attraverso una foresta selvaggia»
John Muir1

Per una coerente descrizione delle condizioni dell’umano esistere è buona cosa imparare a orientarsi e orizzontarsi con-e-contro altre persone per far emergere lo squilibrio tra il pianeta in cui viviamo e il pianeta di cui viviamo; tale atteggiamento contribuisce, altresì, a ridefinire e comprendere a fondo chi siamo, il territorio che abitiamo e come comportarci. L’edizione 2022 del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), riporta che il cemento ricopre 21.500 km2 di suolo nazionale. Ravenna – città in cui risiedo e che, nel mese di maggio, ha subìto ingenti allagamenti – si aggiudica il primo posto tra i capoluoghi di provincia dell’Emilia Romagna con 7.113 ettari – 69 dei quali, solo per quanto riguarda il territorio comunale – in più che nel 2020 e 454,58 metri quadrati per abitante. Distogliere le azioni di chi governa questo territorio dall’ossessione della cementificazione sembra al momento irrealizzabile, anche se l’attivismo per preservare aree verdi per contrastare il cambiamento climatico, in questi luoghi, sta assumendo sempre più rilevanza. Non si avverte solo il bisogno di risolvere la crisi che ha messo in ginocchio questa terra; tra i/le giovani attivisti/e il timore per il futuro, unito alla rabbia, articola un nuovo divario generazionale tra noi, i giovani, e tu, che sapevi ma non hai fatto nulla, e continui a rubare il nostro futuro. Piuttosto che osservare i cambiamenti da lontano, ragazze e ragazzi avvertono la necessità di sentirsi parte di essi, non al di sopra – come riassumeva Bruno Latour, è necessario scendere sulla terra e tornare all’humus in connessione con gli altri esseri viventi – e stannosperimentando il come farlo… Come scriveva Hölderlin, solo «là dove c’è il pericolo, cresce anche ciò che salva». Il racconto di percorsi contemporanei che hanno saputo inventare l’inesistente suggeriscono che per sbloccare situazioni di stallo si possono offrire visioni alternative della realtà e di mondi possibili facendo ricorso, perché no, anche all’utopia.

Foto aerea di Ravenna.

Terry Tempest Williams, scrittrice e attivista ecofemminista americana, ha dedicato la vita per difendere le terre selvagge dallo sfruttamento per l’estrazione di combustibili fossili e per proteggere la Wilderness. «La Wilderness è una necessità, non un lusso. Le nostre esperienze con la natura selvaggia ci fortificano e ci forniscono prospettive non comuni in grado di guidarci verso una grazia evolutiva che ci consente di essere in relazione con tutti i viventi»2.

Il termine Wilderness è di origine americana e viene utilizzato nel XVII secolo, quando i pionieri fanno esperienza di una natura non civilizzata e non ruralizzata, che ai loro occhi appare, in opposizione alla civiltà, desolata e desolante. Il concetto viene rielaborato dalle riflessioni del filosofo Henry David Thoreau (1817-1862), esponente di spicco del trascendentalismo(movimento filosofico e poetico sviluppatosi all’inizio dell’Ottocento, nel Nord America, che prende spunto dall’idealismo trascendente di Kant): «acuto osservatore dei processi naturali, con la sua rara capacità di unire l’approccio poetico a quello scientifico, il filosofo-scienziato è stato uno dei primi autori a parlare della necessità di preservare la wilderness come riserva di nutrimento intellettuale per l’uomo civilizzato. La sua idea di rapporto con la natura fu rivoluzionaria per l’epoca, grazie soprattutto al contributo dato dal suo testo più universalmente noto Walden: Or Life in the Woods (1854)»3, un diario personale del periodo 1845-1847, che lo scrittore trascorre nelle campagne del Massachusetts in completa solitudine. L’opera assume la qualità di manifesto del movimento ecologista e Thoreau sarà riconosciuto come figura di spicco del pensiero ambientalista e pacifista grazie anche all’altra sua opera importante Disobbedienza civile, nonché padre fondatore dell’anarchismo americano. La Wilderness diventa opportunità per lo sviluppo di quella che viene denominata “saggezza selvatica”, anche grazie all’ecologista Aldo Leopold e al naturalista John Muir, celebri esponenti della stessa.

Tra il 1987 e il 1992 Terry T. Williams conduce azioni di disobbedienza civile contro i test nucleari nel deserto del Nevada e, in seguito, nel marzo del 2003, a Washington, contro la guerra in Iraq. «I test nucleari nel Nevada Test Site (nei pressi di Las Vegas), tra il 1951 e il 1962, espongono la sua famiglia alle radiazioni, così come tanti abitanti dello Utah, specialmente chi viveva nelle aree a sud del paese. Furono i test nucleari a causare l’alta incidenza di tumori nella famiglia dell’Autrice, sette morti, compresa quella della madre. Da questo vissuto, Terry T. W. avvia la sua lotta per la pace, per la protezione della salute, della natura e delle donne, che ritiene strettamente correlate. “Il corpo delle donne non è separabile da quello del deserto” sostiene, “entrambi sono stati colpiti dalle radiazioni”»4.

Laurie Kenney, Contributing Photographer.

Nel 2015, con suo marito, Brooke acquista contratti di locazione in alcune porzioni di terre pubbliche, nello Utah, destinate all’estrazione di petrolio e gas, con l’intenzione di non estrarre i combustibili fossili dal terreno. Per questa ragione ai coniugi viene fatta causa e T.T. Williams perde il suo incarico di docenza alla University of Utah; dal 2016 tiene il corso “Apocalyptic Grief, Radical Joy” alla Divinity School di Harvard. I suoi testi di letteratura ambientale5, influenzati dal paesaggio arido dello Utah, dalle opere di Rachel Carson in difesa della natura e dalla mitologia Navajo, trattano di ecologia, di protezione degli animali selvatici, della salute delle donne e del legame donne-natura-cultura. Per la sua saggistica riceve diversi premi e per il suo attivismo nel 2010 le viene conferito il David Ross Brower Conservation Award. Chiara Corazza, rappresentante del Women’s Forum for the Economy and Society, nel saggio Erosion. Terry Tempest Williams e il cambiamento climatico, offre importanti spunti per comprendere il pensiero dell’autrice: «La perdita degli affetti – la madre, la nonna, il fratello ed altri membri della famiglia – per tumori causati dall’esposizione alle radiazioni, effetto dei test atomici svoltisi nel deserto del Nevada, sono paragonate dall’Autrice al cambiamento della fisionomia dei luoghi a lei cari, del paesaggio che la circonda. Sono perdite “innaturali” perché causate dalla violenza distruttrice dell’azione umana. Se i test atomici ne costituiscono la più icastica e paradigmatica incarnazione, più sfumato potrebbe apparire il ruolo dei combustibili fossili. Tuttavia, negli scritti dell’autrice, l’estrazione estensiva ed intensiva di petrolio, gas naturale e carbone, con il conseguente inquinamento e il connesso riscaldamento globale, sono una nuova guerra che l’umanità conduce contro sé stessa e contro la natura»6. Nella raccolta di saggi Erosion del 2019 i termini “climate change” e “climate crisis” sono ripetuti diverse volte e il contenuto ruota attorno al concetto di erosione che l’autrice riscontra nel processo naturale che ha modellato il paesaggio roccioso dello Utah, ma che corrisponde anche alla corrosione della politica e della democrazia nell’affrontare l’emergenza climatica: «Come possiamo rendere conto della nostra inesplicabile complicità con un’economia di combustibili fossili che sta contribuendo al cambiamento climatico, così come alla devastazione delle terre tribali dell’Ovest americano?»7.

Dalla velocità con cui i cambiamenti climatici si stanno verificando che supera la capacità di adattamento degli esseri viventi, T.T. Williams ne deduce che «Non c’è un rifugio dal riscaldamento globale; c’è solo il cambiamento e un futuro erosivo dove noi stiamo volteggiando-volteggiando volteggiando e collassando»8. L’autrice si interroga quindi su quali azioni, individuali e collettive, possano rallentare i meccanismi che hanno avviato il cambiamento climatico, consapevole che l’enormità della questione abbia potuto creare negazionismo o apatia, come anche che l’aver sottovalutato e differito il problema abbia tolto alle persone la motivazione per avviare concretamente un cambiamento. Riattualizzando il concetto di Wilderness, la scrittrice pone a dialogo tra loro tutte le questioni ecologiste, femministe e pacifiste da lei sostenute: «Evoluzione riguarda l’adattamento a condizioni in mutamento. […] Noi umani […] dobbiamo richiamare diverse forme di adattamenti evolutivi, consapevoli e deliberati, che divergono da qualsiasi cosa noi siamo stati in grado di immaginare. E se a un livello individuale fosse la Wilderness a prendere la forma dell’immaginazione? L’immaginazione ci conduce ad atti creativi. La Wilderness del ventunesimo secolo non è il sito della nostalgia di cosa c’era un tempo, ma piuttosto la coltura della creatività di ciò che ancora dobbiamo immaginare»9. L’estensione del concetto di Wilderness, grazie anche all’impegno delle comunità sparse in tutto il mondo per il mantenimento di una natura selvaggia10, può contribuire all’acquisizione di una maggiore consapevolezza riguardo alla crisi climatica: «Temi come diversità razziale, equità e responsabilità devono essere tessuti nella tela della protezione delle terre selvagge, mentre allo stesso tempo dobbiamo comprendere che queste terre detengono non solo storie naturali di piante e animali, ma anche storie umane, diverse e spesso storie violente»11. Williams ha affiancato alla sua scrittura la disobbedienza civile e praticato azioni politiche anche attraverso attività di ricerca sul campo, condotte per conto dell’University of Utah (prima della data del suo forzato licenziamento), assieme agli studenti del suo corso in Environmental Humanities. «L’obiettivo del corso consisteva nel “vedere il cambiamento climatico attraverso le lenti caleidoscopiche delle Scienze Umane ed Ambientali, dove arte e scienza creano una conversazione dalle diverse angolature [nelle] aree rurali [dello Utah]”. In una delle uscite sul campo previste dal corso, nel 2016, Williams conduce ricerche presso le comunità affette dallo sfruttamento estensivo delle terre per l’estrazione di gas naturale e petrolio: Williams ricorda l’esperienza di Donna Young, una casalinga che ha osato denunciare un’anomala mortalità infantile nella comunità di Vernal, Utah, causata dall’attività di fracking nelle aree circostanti. I gas e le polveri, sprigionate dall’attività estrattiva e particolari condizioni climatiche generano una combinazione di veleni letali per i più deboli, neonati ed anziani»12.

T. T. Williams rileva come il cambiamento climatico abbia posto in primo piano i legami tra esseri umani e mondo naturale, non come due elementi isolati e in conflitto, ma come tessere di un complesso mosaico e, da questa sua affermazione desume che le azioni individuali e le politiche collettive debbano essere ridisegnate e realizzate.

L’8 giugno scorso la Commissione edilizia del comune di Ravenna ha dato il via ad altre cementificazioni, ben 66.000 mq di cemento da colare sulla città in prossimità dello Scolo Lama, uno dei canali che più si sono dimostrati pericolosi per la città durante l’inondazione del mese di maggio. Il Comitato per il Clima-Fuori dal Fossile di Ravenna, del quale faccio parte, ha denunciato sugli organi di stampa che “Ravenna rimane e continua ad essere la capitale dell’autodistruzione energetica, territoriale, culturale. Una politica che mira al suicidio ed alla industrializzazione del nostro territorio, una politica che investe in meri benefici immediati e nell’immediato13”.

Note

1 Considerato il “padre” dei parchi naturali, filosofo, scienziato, poeta inventore, alpinista e amante della montagna, Muir fu il fondatore del Sierra Club, il più antico movimento ambientalista degli Stati Uniti. A lui si deve l’istituzione di numerose aree protette e un’idea di tutela della natura che ha influenzato il moderno concetto di conservazione e protezione dei luoghi selvaggi. Fu anche il primo scienziato a comprendere la formazione glaciale della valle dello Yosemite e a documentare il cambiamento climatico in corso, notando i segni evidenti della riduzione e del restringimento di numerosi ghiacciai in Alaska.

2T. T. Williams, Erosion. Essays of Undoing, Crichton Books, Farrar, Straus and Giroux, New York, Kindle edition, location 654, citato in La semplicità, il servizio e il villaggio. Riflessioni sull’economia spirituale di Tolstoj, Gandhi, Kumarappa, in “Fa’ quel che devi, accada quel che può”. Arte, pensiero, influenza di Lev Tolstoj, a cura di Isabella Adinolfi e Bruna Bianchi, Napoli, Orthotes Editrice, 2011 [«Studia Humaniora collana di studi e ricerche», Volume III], pp. 271-286: 254].

3 Sara Menafra, Henry David Thourau e il sentiero per Walden, in Minima&Moralia, 18 maggio 2020, https://www.minimaetmoralia.it/wp/libri/henry-david-thoreau-sentiero-walden/ [data di visualizzazione: 11 luglio 2023].

4 Maria Paola Fiorensuoli, Progetto pace femminista in azione. A Roma il terzo appuntamento della Wilpf-Italia sull’ecopacifismo femminista, dal comunicato a firma di Chiara Corazza (Ca’ Foscari): Qualcosa di più antico della guerra. Donne, natura e pace negli scritti di Terry Tempest Williams, in Il Paese delle donne online, 29 maggio 2019, https://www.womenews.net/2019/maria-paola-fiorensoli/progetto-pace-femminista-in-azione-a-roma-il-terzo-appuntamento-della-wilpf-italia-sullecopacifismo-femminista/ [data di visualizzazione: 11 luglio 2023].

5 Alcuni titoli: Refuge. An Unnatural History of Family and Place (New York, Pantheon, 1991), Unspoken Hunger. Stories from the Field (New York, Pantheon, 1995), The Open Space of Democracy (Great Barrington, Mass., Orion Society, 2004), Finding Beauty in a Broken World (Louisville, CO, ‎Sounds True, 2009), The Hour of Land. A Personal Topography of America’s National Parks (London, Picador, 2016) e la raccolta di saggi, edita nel 2019, Erosion. Essays of Undoing, cit. Testimony. Writers speak On Behalf of Utah Wilderness (Minneapolis, MN, Milkweed, 1996) raccoglie i saggi di venti scrittori americani sull’importanza di proteggere le aree incontaminate.

6 Chiara Corazza, Erosion. Terry Tempest Williams e il cambiamento climatico, in «DEP. Deportate, esuli, profughe. Rivista Telematica di studi sulla memoria femminile», n. 41-42, 01/2020, pp. 254-264: 217. Chiara Corazza si è laureata in Storia Contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia nel 2012. Nel 2011 ha pubblicato La semplicità, il servizio e il villaggio. Riflessioni sull’economia spirituale di Tolstoj, Gandhi, Kumarappa, cit.

7 T. T. Williams, Erosion…, cit., location 62, citato in C. Corazza, Erosion…, cit., p. 257.

8 T. T. Williams, My Beautiful Undoing. The Erosion of Self, in Erosion…, cit., location 2218, citato ivi, p. 258.

9 T. T. Williams, Paper, Rock, Scissors, in Erosion…, cit., location 669, citato ivi, p. 261.

10 “Area Wilderness” è il mantenimento di uno stato morfologico e paesaggistico di zone rimaste ancora selvagge nonostante i millenni di civilizzazione e sviluppo che hanno caratterizzato il nostro pianeta. Essa vuole quindi significare, come soggetto territoriale, la preservazione di una situazione ambientale e paesaggistica antica, dove le forme della natura possono evolversi liberamente e senza condizionamenti o interferenze umane.

11 T. T. Williams, Paper, Rock, Scissors, in Erosion…, cit., location 643, citato ivi, p. 261.

12 C. Corazza, Erosion…, cit., p. 262. La citazione interna è tratta da T. T. Williams, My Beautiful Undoing, in Erosion…, cit., location 2046.

13 https://www.ravennawebtv.it/per-il-clima-fuori-dal-fossile-il-pd-ravennate-ha-preso-residenza-sulla-futura-base-lunare/ [data di visualizzazione: 11 luglio 2023].

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