Tutti urlano assassini
eppure era un rischio calcolato, calcolatissimo,
lo dicono gli esperti del settore,
quel cavo non poteva rompersi, non doveva…
(Ora nessuno che dica apertamente
beh, è andata male, via, una pacca sulla spalla).
Volevamo ripartire, ripartire.
Volevamo correre, correre.
La solerte giudicante inanella imputazioni
omicidio, omicidio plurimo, disastro,
forse arriva ad ottenere un 10 anni di galera
in prima, in appello si vedrà
(1250 morti sul lavoro in pochi mesi
sono un disastro, ma la colpa di chi è?
I controlli non ci sono, come fare per sapere, per potere investigare).
Bisognava ripartire, ripartire.
Bisognava correre, correre.
Giornalisti indaffarati in articoli
grondanti indignazione ed ira
per l’avidità, per la grettezza di quei pochi,
per poche migliaia di euro
(già perché se erano centinaia di migliaia era diverso…
Al contempo scrivono via i freni sociali,
via lacci e lacciuoli).
Vogliamo ripartire, ripartire.
Vogliamo correre, correre.
Urla più forte contro, chi più forte ha urlato
per spianare la strada, per rimuovere gli ostacoli,
all’orda dei piccoli Bonomi scalpitanti
(molti verranno licenziati, via le norme sugli appalti…).
Ripartiamo, ripartiamo.
Corriamo, corriamo.
Eppure è evidente che il rischio calcolato
è sempre calcolato sulla pelle degli altri.
Ripartite, ripartite.
Correte, Correte.
Io andrò a manifestare, poi continuo a meditare,
che altro non riesco più a fare.
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