Sabato scorso, 3 ottobre 2024, si è svolta l’assemblea generale della Via Maestra – il coordinamento delle oltre 160 organizzazioni che insieme alla CGIL stanno cercando di evitare il peggio, contrastando le nefaste azioni del Governo, e soprattutto di conferire respiro e incisività a una nuova stagione di iniziative sociali, civili, democratiche. Si è trattato di un’occasione importante, nella quale i partecipanti (CRS compreso) hanno cominciato a mettere a punto le piattaforme su cui proseguire il percorso tracciato con le iniziative degli ultimi due anni: dalla prima assemblea-manifestazione del 5 Novembre 2022 a piazza Vittorio alle manifestazioni del 24 Giugno sulla Sanità pubblica e soprattutto del 7 ottobre a piazza San Giovanni.
Le due relazioni di Raffaella Bolini per l’ARCI e di Maurizio Landini per la CGIL hanno tracciato la cornice di riferimento della discussione, affidando gli approfondimenti tematici e le decisioni operative alle tre commissioni nelle quali si articola il coordinamento: welfare e diritti; ambiente, lavoro, giusta transizione; democrazia, riforme istituzionali, informazione.
Questa breve nota non ha alcuna pretesa di completezza – in effetti, intende soltanto comunicare le percezioni e le impressioni che abbiamo ricavato dalla partecipazione. Vi sarà tempo e modo di entrare nel merito dei diversi argomenti e del modo di connetterli, degli orientamenti che ha senso considerare acquisiti e dei passi avanti (non pochi, non piccoli) che ancora restano da fare. Comune, del resto, è la stata la volontà di conferire continuità ai lavori di ognuna delle commissioni, come pure di articolarli secondo modalità diverse, in modo che l’urgenza dei tempi non faccia ostacolo agli sforzi di ricerca e innovazione dei quali c’è bisogno. Ma tutto questo, adesso, è meno importante dell’aria che si è respirata nel corso delle attività, e del livello di partecipazione che la giornata ha fatto registrare. Innanzi tutto nei numeri – quasi 220 persone, 170 in presenza e 50 collegate – e poi nei motivi di tensione ideale degli interventi, nella forza dell’intenzione di proseguire il percorso che si è avviato. E nella sensazione, anche, di aver trovato un modo giusto di procedere, una forma di confronto e collaborazione dotata di una visibile capacità espansiva. In particolare, in questo senso, va sottolineata l’esistenza, in molte realtà piccole e gradi, di coordinamenti territoriali già insediati, che spesso allargano ulteriormente il quadro delle realtà associative raccolte sotto la bandiera della Costituzione come ‘Via Maestra’. Ne citiamo tre, non perché più importanti di altre, ma solo per sottolineare la diversità geografica e di iniziative. Si va dal coordinamento di Torino incentrato sulla transizione industriale in rapporto alla crisi climatica, alla scelta di Bologna di rilanciare l’obbiettivo dell’1% delle piattaforme aziendali legato a spese sociali alla piattaforma sulla sanità di Palermo. Non a caso uno degli obiettivi enfatizzato da tutti gli oltre 70 interventi è stato proprio la generalizzazione dei coordinamenti locali che hanno cominciato a costituirsi.
Almeno un punto delle due relazioni introduttive, però, va citato, perché in effetti supera qualsiasi livello di specificità tematica. La consapevolezza della tragica situazione delle guerre in corso a livello mondiale ha pesato su tutto il corso dei lavori, a partire dalla scelta, confermata da tutte le organizzazioni presenti, di continuare a partecipare alle iniziative del coordinamento Europe for Peace e di partecipare alle manifestazioni che in tutta Italia, il prossimo 24 febbraio, rivendicheranno il cessate il fuoco in Palestina e Ucraina. Obiettivi e presupposti essenziali vanno ripetuti e fatti vivere senza risparmiare un’oncia di energie: le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico, non portano a convivenze pacifiche; tendono a diventare permanenti costruendo intere economie di guerra e consolidando le tendenze in atto all’autoritarismo; non esistono guerre giuste, solo la pace è giusta; la guerra la fanno gli eserciti, la pace la fanno i popoli.
Ancora, si può aggiungere che il corso dei lavori è stato animato dalla consapevolezza della necessità di recuperare una forte iniziativa culturale perché è anche sul terreno delle idee che sono maturate le sconfitte dei “ciechi tempi” che ci troviamo a vivere, mentre le destre riuscivano a costruire una capacità di influenza reale e cospicua. Ne sono testimonianza non solo la continua colpevolizzazione dei poveri, ma la capacità, anche, di rovesciare la realtà dei fatti, indicando, per esempio, nelle poche e frammentarie iniziative assunte per fermare la catastrofe climatica le cause della crisi sociale in corso da decenni. Le piattaforme che riguardano diritti e reddito, a partire dalla lotta per il ripristino della sanità pubblica, così come la lotta contro la crisi ecologica, devono essere portate a formulazioni nuove, originali e ‘alte’, in modo che davvero possano essere avvertite come le premesse di un’economia più giusta e più civile. E insieme al rinnovamento delle idee, quello dei linguaggi (possibilmente bandire le locuzioni ‘nuovo modello di sviluppo’ e ‘sviluppo sostenibile’) e dei modi di comunicare, nonché delle forme di lotta, perché acuta è anche la consapevolezza che troppo spesso quelle già praticate si sono dimostrate insufficienti o, peggio, superate. In ogni caso, è stato detto da più parti, a eventuali nuovi appuntamenti referendari bisognerà arrivare avendo alle spalle un lavoro di preparazione che deve iniziare o essere intensificato adesso, se pure si vogliono evitare rischi esiziali. In un certo senso, la lotta contro l’autonomia differenziata riassume oggi il senso complessivo degli strappi che bisogna evitare del già laceratissimo tessuto sociale e morale del Paese – ma al suo mulino, proprio per questo, bisogna portare acqua da quante più fonti sia possibile.
Ripetiamo però che di tutto si avrà modo di tornare a discutere, a partire dagli articoli di altri partecipanti che vorranno utilizzare in nostro sito per proporre altre riflessioni. La conclusione, qui, va ancora riservata alla vivacità e alla volontà unitaria che hanno animato la giornata di sabato – esattamente quella volontà, per finire con una nota personale, che latita in tutte le iniziative della sinistra politica.
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