L’articolo è tratto dalla voce “hudna” dell’“Alfabeto arabo-persiano” di Giuseppe Cassini e Wasim Dahmash, pubblicato da Egea-Bocconi nel 2018.

Non si va lontano se s’ignorano i fondamenti della cultura giuridica dell’Islam. Stupisce scoprire, in particolare, quanto poco si sappia del codice islamico di guerra. Senza addentrarsi nei meandri della giurisprudenza, va segnalato almeno un principio: se la pace è lo sbocco agognato dopo ogni conflitto, resta comunque ardua da conseguire. Perciò conviene accontentarsi di una tregua (letteralmente hudna significa calma, quiete). E per essere realisti fino in fondo, sono disponibili due opzioni: una hudna tawìla (هدنة طويلة), ossia una tregua lunga (generalmente di dieci anni), oppure una hudna qasìra (هدنة قصيرة), tregua breve di mesi o anche di giorni.

Le capitali occidentali sono fornite di validi consulenti, musulmani e non, ma sembrano ignorare la sacralità della hudna. Eppure è molto semplice: trattandosi di un principio sacro, non osservarlo equivarrebbe a uno spergiuro e, quindi, a mettersi fuori dalla umma al-islamyya. Basta sfogliare qualche libro di storia per constatare che le tregue islamiche sono sempre state rispettate da quando la giurisprudenza le formalizzò, vincolandole a un giuramento. Nessuno osò più infrangerle se non in seguito a gravi violazioni della controparte.

Nella battaglia di Hittìn del 1187 il Saladino aveva catturato due notabili di massimo livello: Guy de Lusignan (re di Gerusalemme per aver sposato la sorella di Baldovino IV° il Lebbroso) e Renaud de Châtillon, signore della rocca di Karak nell’attuale Giordania. Di lui si sa che, mentre vigeva una hudna tawìla, era passata sotto Karak una carovana egiziana diretta alla Mecca. Renaud de Châtillon l’aveva rapinata e tratteneva in ostaggio i pellegrini. A loro che gli opponevano la sacralità della hudna e del hajj, ribatté beffardo: «Dite al vostro Maometto che vi salvi».

Il Saladino, informato del fatto, gli mandò a dire di liberarli in nome della tregua; al suo rifiuto fece voto di ucciderlo di suo pugno alla prima occasione. L’occasione giunse presto, sul campo di Hittìn. Questa la cronaca di Bahà’ ad-Din, testimone oculare della scena. «Quando Dio glielo mise in mano, comandò che venisse al suo cospetto con il re [Guy de Lusignan]. Lamentandosi il re per la sete, Saladino gli fece presentare una coppa di sorbetto. Il re ne bevve e la porse a Renaud. Ma il sultano ordinò all’interprete di dire al re: “Sei tu che gli hai dato da bere; io non gli do da bere le mie bevande né da mangiare il mio cibo”, intendendo con ciò che l’onore esigeva di non fare alcun male a chi avesse mangiato del suo cibo. Dopo di ché troncò il capo a Renaud di sua mano, adempiendo al voto».

Curioso che dopo un secolo i feudatari in Terrasanta non avessero capito quanto era grave violare una hudna. Solo alla fine i crociati – persi tutti i feudi salvo l’avamposto di Acri e parte del litorale – si adattarono. Ecco l’essenziale del trattato concluso dal sultano con i Templari e gli Ospedalieri di Acri il 3 giugno 1283. «È stabilita la hudna fra nostro Signore il sultano al-Malik al-Mansùr e le autorità del Regno di Acri.[…] Ha una durata di 10 anni interi, 10 mesi, 10 giorni e 10 ore, a cominciare da giovedì 5 di rabì’ del 682 dell’Egira del Profeta. La tregua comprende tutti gli Stati di nostro Signore al-Malik al-Mansùr e di suo figlio: rocche e castelli e territori e province e città e villaggi e seminati e terreni». Segue una lunga sfilza di territori: dal “regno d’Egitto” ai “paesi del Higiàz”, dalla “marca ben guardata di Gaza” alla “provincia della nobile Gerusalemme”, da “Giaffa col suo porto” a “Tiberiade col suo lago”, da “Damasco” alla “rocca di Baalbek”, dalla “provincia di Aleppo” ad “Antiochia e territorio”. Era un impero rispetto all’infima striscia costiera lasciata in mano ai Franchi (forse per mantenere proficui commerci con Genova e Venezia). Terminata quella lista, segue un inciso che pare un affondo ironico: «Sicurezza è garantita a tutti questi paesi da parte delle autorità del Regno di Acri. […] Parimenti avranno sicurezza tutti i paesi litoranei dei Franchi su cui ora è stabilita la tregua».

Quindi il sultano inviò ad Acri una formula per farla giurare alla controparte: «Per Allah per Allah per Allah, in nome di Allah di Allah di Allah, testimone Allah Allah Allah.[…] Per il Corano e Colui che l’ha rivelato e Colui a chi fu rivelato. […] Io m’impegno a mantenere questa tregua benedetta stipulata fra me e il Regno d’Acri e i Gran Maestri ivi residenti. […] Non cavillerò su di essa né solleciterò responsi legali al fine di romperla, finché le autorità di Acri manterranno il giuramento che ora essi prestano a me.[…] Se dovessi venir meno al giuramento, sarò tenuto ad andare in pellegrinaggio per trenta volte scalzo e a capo scoperto alla Mecca».

Pari giuramento ma “cristianizzato” prestarono i cavalieri di Acri: «Per Dio per Dio per Dio, in nome di Dio di Dio di Dio, teste Dio Dio Dio, per il Messia il Messia il Messia, per la Croce la Croce la Croce, per le tre Persone di un’unica sostanza, Padre e Figlio e Spirito Santo e formanti un unico Dio, per il puro Vangelo e quanto esso contiene, per i 12 Apostoli e i 72 Discepoli.[…] Da quest’ora consacro il mio intimo proposito a mantenere tutti gli impegni compresi in questa tregua benedetta. […] Per Dio per Dio per Dio, per il Messia e la Croce e la mia fede, non arrecherò danno né molestia alcuna agli Stati del sultano. […] Ove contravvenissi, sarò sciolto dalla mia religione e ribelle alla Chiesa; sarò tenuto a fare trenta pellegrinaggi alla nobile Gerusalemme scalzo e a capo scoperto e a liberare mille prigionieri musulmani dalla prigionia». La tregua durò fin oltre il decennio concordato, evitando ai firmatari di fare trenta pellegrinaggi alle Città Sante, avanti e indietro, scalzi e a capo scoperto1.

I secoli successivi registrarono molte altre tregue di successo. Una più recente ha avuto un esito particolarmente fortunato: nell’800 Londra aveva concluso accordi di protettorato (chiamati impropriamente “tregue”) con gli sceiccati arabi del Golfo, detti appunto Truce States. Nel 1971, allorché la Gran Bretagna si ritirò dalla regione, sette emirati della sponda orientale (Abu Dhabi, Dubai, Sahrjah, ‘Ajman, Umm al-Quwayna, Fujaira e Ras al-Khaima) si federarono sulla base di una Costituzione comune e di una tregua quinquennale rinnovabile. Oggigiorno, nel moltiplicarsi di spinte centrifughe e divisive (ex-URSS, ex-Jugoslavia, Sudan, Brexit, Catalogna) gli Emirati Arabi Uniti rappresentano un esempio di tenuta in controtendenza.

Il 15 aprile 2004, all’acme della rovinosa invasione dell’Iraq, Osama Bin Laden fece un’improvvisata offrendo – dal suo covo nelle montagne tra Pakistan e Afghanistan – una hudna di tre mesi ai «vicini del Mediterraneo del nord» (gli europei), a condizione che i loro governi cominciassero a ritirare le loro truppe, in risposta ai «sondaggi d’opinione che rivelano come la maggior parte dei popoli d’Europa voglia la pace». Questo dato sui sondaggi era esatto; mancavano tuttavia le condizioni per accettare un’offerta proveniente dal “Principe del Terrore”, che con un po’ di fantasia pareva la reincarnazione del Vecchio della Montagna, a capo di una risorta Setta degli Assassini rinominata al-Qa’eda.

Nel 2005 l’ANP indisse libere elezioni in Cisgiordania e a Gaza, da tenersi il 25 gennaio 2006. Con una mossa intelligente Hamas decise di parteciparvi e clamorosamente le vinse (74 seggi contro 45 ad al-Fatah). Tutto si era svolto senza brogli e certificato dagli osservatori internazionali. Quindi Hamas propose a Israele una hudna tawìla di 10 anni (Hezbollah in Libano fece lo stesso in appoggio a Hamas).

Non era la prima volta: il 29 giugno 2003 aveva offerto una hudna qasìra di 45 giorni e poi un’altra di 10 anni nel gennaio 2004. Era stato il suo capo carismatico, lo sceicco paralitico Ahmed Yassin, a suggerire fin dal 1993 delle tregue che portassero a concludere un vero armistizio senza rinunciare ai propri principi. Ma Israele le aveva sempre derise, sostenendo che erano solo una «cortina fumogena» per facilitare il riarmo di Hamas; e a sottolineare meglio il concetto, il 22 marzo 2004 un elicottero inviato sopra Gaza aveva fulminato sulla sedia a rotelle Yassin con altri nove palestinesi mentre uscivano dalla moschea dopo la preghiera del tramonto. Su pressione d’Israele e di alcuni governi arabi, gli USA e l’UE si arrampicarono sugli specchi per rigettare il responso delle urne del 2006. Ai capi di Hamas non restò che revocare la tregua. Democratie à la carte? si chiedevano in molti2.

Note

1 Per il testo completo, preciso e prolisso come un atto notarile, v. “Storici arabi delle Crociate”, a cura di Francesco Gabrieli, Einaudi, 1957, pagg. 319-325.

2 Hamas è l’acronimo di Harakat al-Muqàwama al-ʾIslàmiyya (حركة المقاومة الإسلامية), cioè Movimento di Resistenza Islamica. Fondato nel 1987 da un gruppo di Fratelli Musulmani (con la collusione d’Israele per indebolire Arafat), emerse come guida spirituale e politica Ahmed Yassin, costretto su una sedia a rotelle fin dall’infanzia. Per approfondimenti v. Khaled Hroub, “Hamas”, Bruno Mondadori, 2006.

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