bilancioCon la riforma della parte seconda della Costituzione in discussione al Senato, e col nuovo assetto federale, rischia di saltare l’equilibrio del sistema della «decisione di bilancio», messo in piedi alla fine degli anni Settanta con la nascita della legge Finanziaria, e faticosamente approdato, dopo vari restyling, al sistema maggioritario.

Il problema, spiega Marcello Degni, consigliere parlamentare del Senato, nel libro La decisione di bilancio nel sistema maggioritario è che i padri costituenti hanno affrontato nell’articolo 81 la questione della legislazione di spesa (e soprattutto della copertura finanziaria), nel presupposto che fosse esercitata collettivamente dalle due Camere. Ogni altra legge, oltre al Bilancio, che comporti «nuove o maggiori spese» deve indicare i mezzi per farvi fronte. E la vigilanza sul rispetto di questo vincolo costituzionale spetta proprio al Parlamento.
L’interrogativo che pone Degni è tutt’altro che irrilevante: se il Senato federale «si configurerà come vero e proprio contropotere, eletto in tempi diversi dalla Camera, con sistema elettorale tendenzialmente proporzionale e forme particolari di rappresentanza dei territori», ecco che il vincolo di contestualità tra fini e mezzi, oltre che di par condicio tra le due Camere nel deliberare nel corso della sessione di bilancio sui documenti di finanza pubblica del Governo, potrebbe saltare.
Nel bicameralismo differenziato prodotto dalla riforma – sostiene Degni – il rischio di carenza di accountability è molto forte. Per di più, il quadro si complicherebbe ulteriormente se passasse la modifica che elimina l’autorizzazione preliminare alla presentazione dei disegni di legge governativi da parte del Capo dello Stato. La conclusione del ragionamento è che se il Senato federale, così come previsto dalla riforma costituzionale, «è estraneo alla logica maggioritaria», non può disporre di potere decisionale in materia finanziaria. A parere di Degni, potrebbe invece svolgere un ruolo centrale «in relazione alla gestione della perequazione è del patto di stabilità interno» ma, per esercitare tale funzione, è necessario che la Camera alta «sia realmente espressione delle autonomie territoriali».
Al momento, scorrendo il testo della riforma costituzionale, l’impressione è che il bilancio «luogo irriducibile della democrazia rappresentativa», corra il rischio di restare pericolosamente imbrigliato nelle nuove figure legislative, ponendo altresì problemi in sede europea. Si profila una tripartizione della funzione legislativa, tra leggi a prevalenza Camera, leggi a prevalenza Senato, leggi bicamerali, cui si aggiungono quelle ritenute rilevanti dal Governo. Con conseguenze proprio sull’articolo 81 della Costituzione. Dispositivo che – ricorda Degni – definisce regole sia per la legislazione di bilancio che per la legislazione di spesa.
Dino Pesole da “Il Sole 24 ore”, domenica 13 marzo 2005

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