Michele Rago, Romanzi francesi dei secoli XVII e XVIII, Milano, Bompiani, 1951

Uno degli aspetti più interessanti che è possibile scoprire ripercorrendo ora i primi due secoli di questa narrativa è l’indagine che decine di romanzieri, e con essi tutta una società in movimento, svolsero sui rapporti fra l’uomo e la donna proprio in un momento in cui, dalle lotte tra le fazioni dei príncipi alle lotte fra le classi, press’a poco dalla Fronda alla Rivoluzione, si assiste – in Francia più che negli altri paesi – alla più profonda e alla più evidente delle modificazioni ambientali che mai altra società ricordi.

Qui sfiorisce la vecchia morale e con essa la vecchia concezione della donna. A differenza degli altri paesi, la donna acquista qui il diritto di una inconsueta libertà. Comincia qui – e non altrove, solo più tardi anche altrove – a parlare, a trattare, a usare di se stessa liberamente. Donne di altri paesi, in Spagna o anche in Italia, sono ancora dietro grate e gelosie. Questa donna può già distinguere nei suoi rapporti sociali fra il vero e il falso dei suoi sentimenti e delle attrazioni dei suoi sensi. Uscita dalle strettezze medioevali, comincia a far la prova – e l’uomo contemporaneo con lei – di quello ch’è vero e di quello ch’è falso nei voli lirici degli antichi poeti e nelle concezioni amorose dei tempi passati, di quando l’uomo e la donna erano entità distanti che si incontravano solo, o quasi solo, nel matrimonio, o si accontentavano dell’amore lontano.

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