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Mentre in Europa orientale si continua una guerra senza tregua, il 29 e il 30 di giugno, a Madrid, si è svolto il vertice della Nato, allargato a paesi ancora esterni all’Allenza atlantica come l’Ucraina, la Svezia, la Finlandia e il Giappone, ansiosi di poter partecipare all’aggiornamento della strategia per quella che vorrebbe essere la principale alleanza militare del mondo per i prossimi dieci anni.

Vertice nella città di Madrid anche per celebrare la coincidenza con il 40° anniversario dell’ingresso della Spagna nella Nato. In chiusura Svezia e Finlandia sono diventati a pieno titolo nuovi stati dell’Allenza, mentre la Russia è stata riconosciuta come una minaccia, in compagnia della Repubblica Popolare Cinese.

Da una parte gli incontri per delineare l’escalation militare, la corsa agli armamenti, l’aumento delle spese militari e la necessità di prepararsi alla guerra, forse anche nucleare, per mantenere il sistema capitalistico neoliberale e la difesa dell’Occidente, per non dire dei toni trionfalistici per l’approvazione del più grande riposizionamento di truppe nell’est europeo dalla fine della Guerra fredda. Nuove, sofisticate e costose armi e vecchie intenzioni. Dall’altra parte un’alleanza di organizzazioni sociali, pacifiste, antimilitariste e ambientaliste, con il sostegno di numerosi partiti e sindacati di sinistra, si sono dati appuntamento per organizzare un contro-vertice, per opporsi alla spirale di guerrafondai mai stanchi di alimentare nuove guerre e provocare la divisione del mondo in due blocchi, per manie di dominio e speculazioni economiche.

Tra le proteste si distingue quella di Daniela Ortiz, un’artista peruviana vissuta a Barcellona fino al 2018 e che da anni espone alcune delle sue opere nella collezione permanente del Museo Reina Sofía di Madrid. Nello stesso museo si trova la tela monumentale Guernica, uno dei capolavori dipinti da Pablo Picasso per denunciare il massacro fascista della popolazione basca avvenuto il 26 aprile 1937, durante la guerra civile spagnola. L’opera non è stata visibile in Spagna, su richiesta dell’artista, fino alla fine della dittatura di Franco.

A scatenare la rabbia di Daniela Ortiz è stata una foto ricordo pubblicata da tutti i giornali spagnoli, scattata durante una visita culturale confezionata in esclusiva per le e i partner delle e dei presidenti chiamati a partecipare al vertice Nato. La foto ritrae la regina Letizia e l’allegra brigata disposta in posa sorridente davanti alla tela Guernica, in quella sala 205 super protetta e accessibile, a chi visita il museo, solo per i pochi minuti necessari e purtroppo insufficienti per apprezzare l’opera in tutti i suoi particolari. Una sala con una sua sacralità storica quasi inviolabile, caratterizzata da un silenzio rispettoso e un divieto perentorio di scattare foto, tranne che per la Nato.

Daniela Ortiz è sconcertata e ha pubblicato attraverso giornali e social la lettera scritta da lei e indirizzata alla direzione del Museo Reina Sofia, con cui chiede che la sua opera Castas Blancas, attualmente esposta nella mostra “Vasos Comunicantes. Colección 1881-2021, venga rimossa “il prima possibile”. Si rammarica della decisione del museo, che ha “permesso la celebrazione di un evento politico nell’ambito del vertice Nato, utilizzando Guernica come sfondo” e ritiene “aberrante” che un dipinto così – “un’opera realizzata in risposta a un bombardamento” – venga utilizzato proprio da “quelle figure politiche che decidono di imporre la guerra a livello globale”.

Nel comunicato l’artista individua nella Nato “una delle entità principali per sostenere l’egemonia dell’imperialismo statunitense ed europeo nel Sud del mondo attraverso la forza militare”. L’artista snocciola le malefatte dell’Alleanza che negli ultimi venti anni ha tolto la sovranità a paesi come l’Afghanistan, l’Iraq e la Libia attraverso l’uso delle armi e della violenza. A Madrid, dice Daniela Ortiz, “hanno fatto un ulteriore passo avanti nell’escalation della militarizzazione e nella generazione di guerre e conflitti”. Parole critiche anche nei confronti dell’accordo stretto con la Turchia, che “implica un’intensificazione della guerra e della persecuzione del popolo curdo”, per l’ingresso di Svezia e Finlandia tra i ranghi del patto atlantico.

L’artista non ha agito questa protesta per generare lotte intestine con il museo, ma con questo gesto intende discutere della protezione politica di opere come la sua e quelle di altre e altri che come lei mostrano le proprie posizioni politiche e temono che il proprio lavoro possa essere travisato con un uso manipolatorio, come accaduto con Guernica. “È responsabilità del Museo Reina Sofia non solo garantire l’integrità fisica delle opere che custodisce, ma anche la sua integrità politica. Il Museo, finanziato in gran parte con denaro pubblico proveniente dagli sforzi della classe operaia migrante e spagnola, non può utilizzare non solo le opere degli artisti per gli scopi politici di organizzazioni che impongono la guerra e la violenza come la Nato, ma anche le risorse pubbliche per realizzare eventi di queste deplorevoli caratteristiche” spiega l’artista nella sua lettera.

Il Reina Sofía non ha rilasciato alcuna dichiarazione per il momento, né ha ritirato l’opera di Daniela Ortiz come da lei richiesto. Un portavoce ha ricordato a Europa Press che il museo mostra rispetto” per la posizione dell’artista, cheha il diritto di esprimersi liberamente”.

Al palazzo dell’ONU di New York, nel corridoio davanti alla Sala del Consiglio di Sicurezza, per molto tempo è stato appeso un arazzo, commissionato dalla famiglia Rockfeller, che riproduce proprio Guernica di Pablo Picasso.

Correva l’anno 2003 quando Colin Powell, capo di gabinetto di George Bush, stava per annunciare l’invio della forza militare statunitense per invadere l’Iraq e fece coprire l’arazzo con una grande e anonima tela blu. Nessuna particolare forma di attenzione nei confronti del contenuto politico della copia del quadro, ma i vertici delle Nazioni Unite provavano disagio, in un momento così delicato, a farsi riprendere con alle spalle un’opera come Guernica.

A Torino la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, fino al 2 ottobre 2022, presenta la prima mostra personale in Italia di Daniela Ortiz. Dipinti, ricami e installazioni, che riflettono sui temi dell’educazione infantile e della trasmissione di conoscenza come strumenti di resistenza alle forme di colonialismo storico e contemporaneo.

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Un commento a ““Castas blancas” di fronte a Guernica”

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