Interventi

I mesi di crisi che abbiamo attraversato e che stiamo attraversando hanno messo in luce il valore strategico del lavoro pubblico.

Noi su questo non abbiamo mai avuto dubbi.

Nonostante qualcuno si sia esercitato nella caccia alle streghe individuando il dipendente pubblico come il capro espiatorio di tutti i mali della società, il sistema dei servizi pubblici, a partire dal sistema sanitario, ha continuato con mille difficoltà a garantire diritti essenziali a tutti i cittadini.

Ma quello che è emerso non è stato solo il valore di donne e uomini che con spirito di abnegazione hanno dato il proprio contributo in questa fase delicata; purtroppo sono emerse le enormi debolezze di un sistema.

È mancata la sicurezza necessaria per il personale, sono mancate professioni fondamentali, sono mancate le risorse per affrontare le tante emergenze, è mancata un organizzazione efficiente su cui non si è opportunamente investito.

Su questi temi, da sempre, le nostre Federazioni di categoria sono state in prima linea nella denuncia di una politica miope che ha sempre preferito più la necessità di contenimento della spesa che la reale efficacia dell’intervento pubblico.

Aprire quindi una nuova stagione di collaborazione fra la amministrazione pubblica e il sindacato potrebbe essere l’unica opzione per gestire, e non subire, una stagione di grande trasformazione, per il salto tecnologico, per l’innovazione dei servizi, per la modernizzazione della PA.

In particolare, nel confronto con il precedente Governo avevamo provato a sollecitare un cambio di passo, soprattutto in ragione del PNRR, della necessità di non limitarsi a spendere delle risorse, ma di fare degli interventi previsti una leva di cambiamento.

Un cambiamento che non può che passare da uno straordinario investimento sul lavoro pubblico, sulla professionalità di lavoratrici e lavoratori, su nuove assunzioni, sulla qualità del lavoro. Un cambiamento che deve essere affrontato insieme ai lavoratori e alle lavoratrici e alle loro rappresentanze.

Il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” rappresenta quindi un primo segnale di discontinuità rispetto al passato.

Si tratta di un’intesa frutto del confronto che si è sviluppato con il Governo sulla necessità di fare del dialogo sociale uno degli strumenti essenziali per affrontare la crisi. E si è partiti dal mondo del lavoro pubblico, proprio nella convinzione di dare gambe all’attuazione del PNRR e a tutte le iniziative che saranno necessarie per affrontare le criticità che sono emerse.

Il Governo si è finalmente impegnato a fare dei servizi pubblici una priorità per il Paese, mettendo al centro il fondamentale ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici.

Il Governo ha, infatti, riconosciuto l’importanza di investire sul personale attraverso tre leve fondamentali: le assunzioni di nuovo personale, la formazione e valorizzazione di lavoratrici e lavoratori, il rinnovo dei CCNL, tutti temi che hanno rappresentato le parole d’ordine delle nostre iniziative e delle mobilitazioni delle categorie negli ultimi mesi.

Evidentemente il Patto rappresenta la base politica di qualcosa che dovrà effettivamente essere realizzato; non sfugge quindi che bisogna ‘dargli le gambe’ e non sfugge che ci sono alcune questioni (reclutamento personale, misurazione della produttività, coerenza fra obiettivi politici e norme effettivamente definite) sulle quali il nostro giudizio non potrà che manifestarsi passo passo.

Quali sono però secondo la mia opinione i punti qualificanti il Patto?

Intanto si rilancia la funzione del dialogo sociale. Si possono cioè avviare nuove relazioni sindacali con una forte attenzione al confronto sull’organizzazione del lavoro, adeguando i sistemi di partecipazione sindacale e implementando l’attuale sistema di relazioni sia sul fronte dell’innovazione che su quello della sicurezza del lavoro.

A noi è affidato il compito di superare le gestioni unilaterali di dinamiche che hanno delle profonde ricadute sulle condizioni di lavoro.

Si decide di ripartire da nuove assunzioni.

Dopo anni di politiche di contenimento della spesa, finalmente si afferma l’imprescindibilità di sbloccare i vincoli che hanno caratterizzato i processi di reclutamento.

Serve occupazione stabile e serve velocizzare i processi di reclutamento per coprire al più presto le enormi carenze di personale e per introdurre le professionalità che mancano negli Enti.

Si afferma il valore del rinnovo dei Contratti nazionali, provando a costruire le azioni che servono per aprire la stagione dei rinnovi, il cui triennio è ormai in scadenza.

Vanno in questa direzione l’impegno ad assorbire nel tabellare l’elemento perequativo, ma soprattutto la previsione dello stanziamento di nuove risorse che finanzino un nuovo sistema di classificazione. Serve investire sulle professionalità, nonché riconoscere e valorizzare l’esperienza e le competenze di chi lavora nel sistema pubblico: per questo serve cambiare il sistema di classificazione, innovarlo. Sistema che per cambiare ha bisogno anche di modifiche legislative che facilitino i percorsi di carriera interna alle Amministrazioni.

Il rinnovo dei contratti nazionali si deve accompagnare poi con lo sviluppo della contrattazione integrativa.

Dopo anni di interventi a gamba tesa che hanno violato l’autonomia negoziale delle parti, la contrattazione integrativa può tornare ad essere leva del cambiamento nelle Amministrazioni, nonché strumento del miglioramento delle condizioni materiali di lavoro: per questo è necessario innanzitutto il superamento dei tetti di spesa che ne hanno compromesso la funzione.

Si affronta poi una questione molto importante dopo questa stagione di pandemia.

Si esce finalmente dalla lettura emergenziale del lavoro agile che ha consentito di agire in deroga alla legge e si afferma che la regolamentazione del lavoro agile deve divenire oggetto di negoziato sia a livello generale che nei singoli contratti nazionali.

Ci si propone di intervenire per rafforzare il welfare contrattuale, con misure che integrino le forme di welfare pubblico, si prevede l’estensione al pubblico delle agevolazioni fiscali oggi previste solo per il mondo del lavoro privato.

Non da ultimo vorremmo evidenziare che il Patto contiene più riferimenti a un tema decisivo, quello della formazione. La formazione diviene uno strumento fondamentale per investire sul lavoro pubblico. Per questo abbiamo chiesto che venga riconosciuta l’esigibilità del diritto alla formazione per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori.

Tutti gli impegni assunti non solo dovranno essere verificati a partire dai prossimi provvedimenti legislativi, ma dovremo farli vivere nel confronto che apriremo nei diversi settori in cui sarà opportuno individuare interventi che possano rispondere meglio alle specifiche esigenze.

Sappiamo che il Patto non affronta altre questioni su cui saremo chiamati a confrontarci e lo faremo continuando a fare proposte, a mobilitarci perché le ragioni del lavoro siano protagoniste.

Dobbiamo assumerci la responsabilità di sostenere e accompagnare il mondo del lavoro pubblico in un processo di cambiamento che deve puntare al miglioramento dei servizi, a un migliore sistema sanitario, a un migliore sistema di istruzione, a una pubblica amministrazione vicina ai cittadini.

Con il protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici possiamo provarci.

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