Nel corso della XVIII Legislatura appena conclusasi, si è resa evidente una crisi che coinvolge – contemporaneamente – gli strumenti della democrazia diretta, della democrazia rappresentativa e della partecipazione politico-istituzionale.
I segnali di tale crisi complessiva sono molti e duraturi. Limitiamoci ai più recenti.
Quanto all’istituto del referendum abrogativo popolare, le campagne promosse nell’estate 2021 non hanno sortito alcun esito normativo: i quesiti “eutanasia legale” e “cannabis legale” non hanno superato il giudizio di ammissibilità; i sei quesiti in tema di “giustizia giusta” – amputati della richiesta abrogativa più trainante, in materia di responsabilità civile dei magistrati, bocciata dalla Corte costituzionale – sono risultati i meno votati nella storia referendaria, raggiungendo cifre lontanissime dal quorum strutturale di validità.
Quanto al Parlamento, a partire dalla prossima legislatura sarà ridotto nella sua composizione elettiva (da 630 a 400 deputati, da 315 a 200 senatori) a seguito del taglio lineare dei parlamentari deciso con legge cost. n. 1 del 2020. Ciò nonostante, le Camere non sono intervenute né a modificare talune regole costituzionali (riguardanti, ad esempio, il procedimento legislativo o le competenze del Parlamento in seduta comune) e i propri regolamenti parlamentari, per mettere in sicurezza il funzionamento dell’organo, né a modificare la regola elettorale di trasformazione dei voti in seggi.
Quanto alla partecipazione politica e ai partiti politici, architrave della forma di governo parlamentare disegnata in Costituzione, questi ultimi vivono da tempo un declino complessivo (in termini di militanza, regole democratiche interne, durata nel tempo, capacità di rappresentanza politica, coesione), testimoniata sia dall’implosione dei rispettivi gruppi parlamentari (e conseguente incremento delle dimensioni del gruppo misto di Camera e Senato, quanto a numero di membri ed a componenti politiche), sia dalla scarsa affluenza agli appuntamenti elettorali svolti durante la presente legislatura (supplettive, regionali, amministrative). La crisi investe anche i movimenti e dunque la partecipazione politica in senso lato, poiché risulta profondamento modificato il senso del “fare politica” mentre si indebolisce sempre di più l’interlocuzione col sistema istituzionale e partitico.
La crisi, dunque, è innegabile. Etimologicamente, krísis può essere sinonimo di declino ma anche di trasformazione. Nella sua duplice accezione, la crisi può rivelarsi l’anticamera del tramonto o l’occasione del cambiamento. Orientare il corso delle cose verso l’uno o l’altro significato possibile dipende dalla diagnosi dell’accaduto, dalla prognosi circa il futuro, dalle iniziative politiche che si intende intraprendere.
Il Seminario di Treppo è stato l’occasione per analizzare la crisi in atto dei tre istituti – referendum, Parlamento, forma partito e stato dei movimenti – e verificare se esistono spazi (e quali, e come occuparli) per raddrizzare il legno storto della partecipazione e della rappresentanza politica, quantomeno a favore di alcune tradizionali battaglie quali il diritto penale minimo, le misure di clemenza, le condizioni negli istituti di pena, la legalizzazione delle droghe, la valorizzazione delle soggettività e la tutela dei diritti, specie di gruppi socialmente più vulnerabili.
Le tre crisi, per dimensioni e profondità, richiedono altrettante relazioni di analisi e di prospettiva. Il loro intreccio giustifica una discussione che ne valorizzi le intersezioni.
Perciò il lavoro si è svolto in tre fasi diacronicamente consecutive, con un relatore e un discussant per le prime due: [1] la krísis del referendum (venerdì 16, pomeriggio); [2] la krísis del Parlamento (sabato 17, mattina); [3] l’ultimo argomento, la krisis della politica come partecipazione, affrontato da due relazioni: la krisis dei movimenti e del “fare politica”; la krísis della forma partito (sabato 17, pomeriggio).
La mattina di domenica 18 è stata dedicata alla costituzione di un Gruppo di lavoro per dare uno sbocco operativo ai lavori del Seminario e allo svolgimento dell’Assemblea annuale della Società della Ragione.
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