Fondazione Basso, lunedì 25 maggio 2015, ore 16Seminario CRSNata alla fine degli anni 2000, la nozione di digital labor designa le attività quotidiane di miliardi di utilizzatori di servizi online le quali, pur sfuggendo a un inquadramento salariale, sono produttrici di valore. La ricerca attuale si serve di questo concetto per analizzare la capacità delle grandi piattaforme digitali di comandare un “lavoro implicito” più o meno volontario e gratuito degli utilizzatori, spesso strumentalizzando a fini commerciali parole d’ordine come “condivisione”, “partecipazione”, “collaborazione”.Dalla strutturazione dei dati alla creazione di contenuti, alla fornitura di servizi, queste forme di digital labor incanalano, contrattualizzano e misurano la performance degli utilizzatori umani, li articolano con operatori non umani (bots, intelligenze artificiali, etc.). Ma generano anche nuovi conflitti sociali legati al riconoscimento delle condizioni di produzione e della proprietà sui prodotti distribuiti per mezzo di Internet.Di fronte allo strapotere di nuove e vecchie piattaforme, un numero crescente di rivendicazioni collettive si concretizza. In filigrana, si intravede una nuova stagione di lotte sociali legate ai diritti fondamentali, alla redistribuzione del reddito e ai rapporti di potere connessi alle tecnologie digitali.Relazione di Antonio Casilli, associate professor of Digital Humanities all’Università Telecom ParisTech.Partecipano tra gli altri: Giuseppe Allegri, Sergio Bellucci, Roberto Ciccarelli, Giulio De Petra, Anna Carola Freschi, Michele Mezza, Giuliano Santoro, Fulvio Sarzana, Giovanna Sissa, Lorenzo Teodonio, Walter Tocci.
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