claudio salone il 29 Settembre 2023 alle 19:10 Rispondi E’ evidente che l’affetto di Pasqualina Napolitano per il defunto presidente fa velo a un’analisi lucida dell’azione politica di Giorgio Napolitano, sicuramente educato e gran signore napoletano. Stalinista agli esordi (si legga il bel libro di Ermanno Rea, “Mistero napoletano”), appoggiò la repressione sovietica dei moti di Ungheria del 1956. Lucido realista, comprese e interpretò la politica come puro scontro per la conquista del potere, libero da ogni “fardello ideologico”. Fino a giungere, come presidente della repubblica, a depositare una corona di fiori sulla tomba di Imre Nagy, senza pronunciare in quella occasione una sola parola di pubbliche scuse (si rammenti il comportamento di Willy Brandt, socialdemocratico e antinazista, che in Polonia si inginocchiò dinnanzi al monumento ai caduti polacchi). Atlantico ed europeista della seconda ora, ha accettato senza battere ciglio che a Bruxelles si formasse nel tempo una concrezione informe di poteri confliggenti, coprendola “a sinistra”. Da presidente della repubblica poi è tornato alla vecchia dottrina, secondo la quale il popolo va guidato da “menti illuminate” e ha negato il ricorso sacrosanto alle urne in situazioni di grave crisi, contribuendo significativamente a quell’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni di cui tartufescamente ci si lamenta. Ombre dunque non poche. Quel che di sicuro si può dire che Giorgio Napolitano è stato un efficace e fedele guardiano dello status quo e come tale è stato “beatificato”.