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Gli infortuni sul lavoro in Italia e in Europa

Nonostante la situazione sia migliorata negli anni, restano frequenti gli infortuni sul lavoro in Italia come nel resto d’Europa. Spesso si assiste a un fenomeno di sottodichiarazione, evidente anche a livello regionale nel nostro paese.
Pubblicato il 19 Gennaio 2023
Internazionale, Lavoro, Materiali, Scritti, Temi, Materiali

Nonostante la situazione sia progressivamente migliorata negli anni, gli infortuni sul lavoro sono ancora una realtà in Italia come nel resto d’Europa. Si tratta di incidenti avvenuti “in occasione di lavoro” o “in itinere” (durante il tragitto tra casa e lavoro), secondo la definizione offerta dal Ministero del Lavoro.

Per infortunio sul lavoro si intende ogni lesione originata, in occasione di lavoro, da causa violenta che determini la morte della persona o ne menomi parzialmente o totalmente la capacità lavorativa.
Ministero del Lavoro

Secondo la normativa vigente in Italia, il lavoratore che subisce un infortunio deve comunicare tempestivamente il fatto e, in seguito ai dovuti accertamenti, ha diritto a ricevere un indennizzo e un eventuale risarcimento.

L’incidenza degli infortuni, una panoramica europea

Eurostat misura il tasso di incidenza infortunistica (con cui si intende il numero di infortuni in rapporto alla popolazione occupata) e ne redige anche una versione “standardizzata”, che tiene in considerazione la prevalenza relativa dei vari settori.

Diversi settori infatti, che possono essere più o meno rappresentati nei singoli stati membri, hanno diversi tassi di infortunio. Il tasso standardizzato permette quindi di restituire un’immagine più equilibrata, che rende più agevole la comparazione a livello europeo.

Nel 2020 sono stati 1.446 gli infortuni non fatali ogni 100mila lavoratori in Ue.

In tutti gli stati membri con l’eccezione di Lettonia, Lituania, Ungheria e Romania, la situazione è migliorata nel corso dell’ultimo decennio. In Francia e Spagna si può notare anche un marcato calo nel passaggio tra 2019 e 2020. Questo si spiega in parte con il fatto che il 2020 è stato l’anno della pandemia, in cui varie attività sono state sospese e moltissime persone hanno smesso di recarsi sul posto di lavoro. Tuttavia il trend era già discendente da vari anni.

Mentre per quanto riguarda gli incidenti fatali, che mediamente in Ue sono stati 2,1 ogni 100mila lavoratori nel 2020, soltanto Cipro e Malta hanno registrato un peggioramento rispetto al 2011. In tutti gli altri paesi membri, le cifre si sono ridotte nel corso del decennio.

FONTE: elaborazione Openpolis su dati Eurostat (ultimo aggiornamento: lunedì 21 Novembre 2022).

Il Portogallo è il primo paese Ue per numero di incidenti in rapporto alla popolazione (2.814 ogni 100mila occupati). Seguono Francia (2.597) e Spagna (2.304). Con 1.037 infortuni, l’Italia si attesta leggermente al di sotto della media Ue. Ultime Bulgaria e Romania che ne riportano meno di 100.

Tuttavia Eurostat evidenzia che in caso di cifre molto basse potrebbe esserci un problema di under-reporting, causato per esempio da un sistema di denuncia poco sviluppato, da una scarsità di incentivi finanziari per le vittime oppure da leggi meno rigide nei confronti dei datori di lavoro. Una dinamica che invece funziona diversamente nel caso degli incidenti mortali, meno facili da nascondere alle autorità competenti.

In questo caso il record lo detiene Cipro (5,1 ogni 100mila occupati), seguito dalla Bulgaria (4,5). Mentre gli ultimi sono Paesi Bassi, Svezia e Germania, con cifre inferiori a 1. L’Italia, da questo punto di vista, è undicesima in Ue: nel 2020 è stata teatro di 3 infortuni fatali ogni 100mila occupati, più della media europea di 2,1.

La situazione nelle regioni italiane

Così come i paesi dell’Ue, anche le regioni del nostro paese si differenziano notevolmente tra loro per il numero di incidenti sul lavoro e la loro incidenza rispetto alla popolazione occupata. Cifre molto diverse che possono indicare anche un approccio diverso al problema. Guardiamo in questo caso le denunce, ovvero le segnalazioni fatte dai lavoratori stessi, prima degli accertamenti.

FONTE: elaborazione Openpolis su dati Inail e Istat (ultimo aggiornamento: giovedì 12 Gennaio 2023).

Nella provincia autonoma di Bolzano sono state 5.634 le denunce per infortunio ogni 100mila lavoratori: il dato più alto d’Italia. Seguono Emilia-Romagna (3.798) e Veneto (3.389). Sotto le 2mila denunce ogni 100mila occupati Calabria, Campania, Lazio, Molise e Sicilia.

Come accennato però le cifre molto basse spesso denotano un problema di under-reporting. Per questo, per realizzare un confronto più equilibrato tra le varie regioni, è importante considerare anche l’incidenza degli infortuni fatali.

Da questo punto di vista la prima regione è il Molise, che nel 2021 ha registrato 17 denunce per infortunio ogni 100mila lavoratori. Oltre quota 10 anche la Basilicata (13), seguita dalla Valle d’Aosta (9). Mentre i dati più bassi li registrano Calabria, Lombardia e Toscana, tutte con meno di 5 infortuni ogni 100mila occupati.

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