Materiali

Rotto il patto con le istituzioni. Gli scienziati del clima scelgono la disobbedienza civile

Un anno fa, nelle ultime fasi di elaborazione del VI Assessment Report IPCC sulle strategie di mitigazione climatica, alcuni scienziati coinvolti nella sua stesura hanno deliberatamente violato il vincolo di riservatezza al quale erano tenuti per farne trapelare alcune conclusioni: erano preoccupati che di nuovo, come altre volte in passato, la versione per i policy makers (l’unica che viene letta, in effetti) edulcorasse la drammaticità e le implicazioni della situazione. Come poi, infatti, è accaduto. Nel suo primo numero, I piedi sulla terra non ha mancato di dar conto di questo episodio con la dovuta ampiezza (Galileo reloaded. Fuga di notizie dall’IPCC).

Un anno prima, nel settembre 2020, le colonne all’entrata della Royal Society a Londra, la più antica istituzione scientifica al mondo, erano state dipinte di verde da due fisici che avevano anche incollato alla porta una lettera di denuncia dell’inazione in materia di cambiamento climatico.

Atti del genere si stanno moltiplicando: a quanto pare, sono sempre più numerosi gli scienziati che hanno scelto di unire al proprio lavoro di ricerca la pratica di forme di disobbedienza civile non violenta. I piedi sulla terra segue con attenzione questa tendenza. Di seguito, ripresi dal numero 2 della rivista, ampi estratti di un recente intervento che la illustra e la argomenta in modo puntuale (S. Capstick, A. Thierry, E. Cox, O. Berglund, S. Westlake and J. K. Steinberger, Civil disobedience by scientists helps press for urgent climate action, Nature Climate Change, agosto 2022, https://doi.org/10.1038/s41558-022-01461-y).

C’è poco tempo per assicurare un futuro vivibile e sostenibile: tuttavia l’inazione da parte dei governi, dell’industria e della società civile ci ha messo sulla strada un riscaldamento globale di 3.2 °C, con tutte le catastrofiche conseguenze a cascata che esso implica. In questo contesto, quand’è che la disobbedienza civile degli scienziati diventa giustificata?

La comunità scientifica è ben consapevole della brutta strada su cui si è messo il pianeta Terra [1,2]; di conseguenza molti di coloro che lavorano sul cambiamento climatico sperimentano ansia, dolore o altri tipi di angoscia [1]. Allarmi sempre più severi e impatti climatici sempre più intensi sono in contrasto con la persistente crescita delle emissioni globali [2,3]. Alcuni scienziati concludono che la discordanza tra l’evidenza e la mancanza di risposta costituisce una rottura del contratto tra scienza e società [4]. (…)

Sebbene gli scienziati non siano responsabili della mancanza di una risposta sociale adeguata, è ragionevole chiedersi cos’altro si può fare per accelerare il cambiamento che è disperatamente necessario, al di là dell’ulteriore accumulazione e comunicazione di prove.

Molti già accettano che gli scienziati abbiano un ruolo nell’advocacy [1,6,7]; circa i due quinti degli autori dell’IPCC hanno firmato petizioni o lettere che chiedono di agire e un quarto ha riferito di aver preso parte a proteste [1]. (…) Un passo successivo che gli scienziati possono legittimamente compiere è partecipare alla disobbedienza civile pacifica.

Sosteniamo che ciò sia giustificato perché si tratta di una strategia efficace ai fini del cambiamento, che comunica con forza l’urgenza della crisi climatica: è un’attività ragionevole ed etica che gli scienziati devono intraprendere, e che sta svelando gli ostacoli all’azione in materia di clima.

La disobbedienza civile funziona

La disobbedienza civile implica atti di coscienza, compiuti in pubblico, che cercano di creare fratture e fare resistenza nei confronti dell’ordinaria amministrazione e/o di apportare modifiche a leggi e pratiche; in relazione all’azione per il clima, un esempio è quello di impedire fisicamente l’accesso alle banche di investimento che consentono l’esplorazione di nuovi combustibili fossili, un altro quello di incollare senza autorizzazione articoli scientifici negli edifici governativi. Di concerto con i movimenti internazionali come gli scioperi dei giovani, un numero crescente di scienziati viene coinvolto in questo tipo di protesta [8]. (…)

L’IPCC ritiene con “alta fiducia” che l’azione collettiva dei movimenti sociali ha svolto un ruolo sostanziale nel fare pressione sui governi al fine di creare nuove leggi e politiche, rilevando che le tattiche più conflittuali della disobbedienza civile e dell’azione diretta sono diventate sempre più comuni negli ultimi anni [2]. La meta-analisi dei movimenti sociali che in tutto il mondo contestano i progetti legati ai combustibili fossili rileva che la disobbedienza civile fa una differenza dimostrabile sotto il profilo delle loro possibilità di successo, al di là dell’uso di altre tattiche [10].

La disobbedienza civile ha bisogno di scienziati

L’autorevolezza degli scienziati nel seno della società fornisce una buona posizione dalla quale pretendere il cambiamento – fosse solo per questo motivo, la loro partecipazione ai movimenti sociali è preziosa. Allo stesso tempo, la credibilità degli scienziati è influenzata dal fatto che essi agiscano in linea con valori condivisi e promuovano il benessere degli altri [11]; e nel contesto del cambiamento climatico, dal fatto che le loro azioni siano chiaramente in linea con le loro messaggio [12]. Più in generale, gli studi sull’influenza sociale e sulla leadership mostrano che particolare significato tende a essere attribuito a comportamenti che comportano costi personali (ad esempio, rischio o disagio) se condotti con l’intento di promuovere obiettivi collettivi [13]. (…)

La disobbedienza civile è giustificabile

In quanto “crisi etica” [15], l’emergenza climatica soddisfa le condizioni che giustificano la disobbedienza civile. Queste ultime includono che i diritti fondamentali alla vita e al benessere vengano indeboliti in modo ingiusto; che l’azione abbia il potenziale per essere efficace ed evitare danni; e che l’azione stessa sia intrapresa come ultima risorsa, essendo state perseguite altre strade [9,15]. Studi più di lunga data hanno sostenuto che la disobbedienza civile è giustificata nel contesto di una più ampia “fedeltà alla legge” che contesta politiche o pratiche specifiche ma non la legittimità dello Stato in termini generali; centrale, in questo, è la separazione del legale dal legittimo, schierandosi ove necessario con quest’ultimo [16.]

Sosteniamo che le circostanze della crisi climatica soddisfino abbondantemente il criterio dell'”ultima risorsa”: per decenni, gli scienziati hanno cercato di lanciare l’allarme con altri mezzi, ma anni di ritardo e offuscamento da parte dei decisori hanno significato che gravi conseguenze si stanno già verificando in tutto il mondo, con poco tempo a disposizione per evitare danni ancora più vasti e di lunga durata. La crisi climatica si riassume in impatti distruttivi su un gran numero di persone; è pervasa di ingiustizia ed esacerbata da parte di potenti istituzioni, comprese le condizioni stabilite dai legislatori. Una disobbedienza civile attentamente mirata e pacifica è in linea con la fedeltà generale alla legge, secondo la quale gli scienziati accettano il rischio di essere arrestati per atti di coscienza ma potenzialmente illegali.

Il problema della neutralità scientifica

Un noto argomento contrario al coinvolgimento degli scienziati nella disobbedienza civile è che ciò rischia di minare l’integrità della scienza. Si dice che la legittimazione degli scienziati si basa sul loro status di osservatori imparziali, obiettivi o “neutrali” e sull’idea che scienza e politica dovrebbero restare separate. Tuttavia, questi modi di mettere in rapporto scienza e società non sono fondati su principi assoluti; piuttosto, si tratta di ipotesi applicate in modo parziale, sulla base di precedenti storici [17]. Dobbiamo chiederci quanto bene queste norme ereditate ci stiano servendo in un momento di crisi ambientale esistenziale.

Inoltre, nessun dialogo tra scienza e società può mai essere neutrale in termini di valore e non dovrebbe mirare a esserlo [6,18]. L’idea diffusa che la presentazione sobria delle prove da parte di un “intermediario onesto” a coloro che detengono il potere realizzerà i migliori interessi della popolazione non è di per sé una prospettiva neutrale sul mondo: al contrario, è convenientemente rassicurante per lo status quo e spesso piuttosto ingenua [5,6,14].

Anche i dubbi su come la disobbedienza civile degli scienziati possa essere percepita dal grande pubblico possono essere fuori luogo. In termini generali, gli studi hanno riscontrato che la credibilità degli scienziati non è minata dall’advocacy [7,19]; al contrario, molta gente si aspetta che gli scienziati utilizzino le loro conoscenze per difendere il bene pubblico [7]. (…)

***

È importante essere chiari sul fatto che i rischi personali associati alla disobbedienza civile variano notevolmente a seconda delle circostanze personali. Riconosciamo che molti attivisti hanno perso la vita per protestare e resistere in difesa delle persone e del pianeta. Essere in grado di impegnarsi in proteste dirompenti in relativa sicurezza è un privilegio detenuto dai cittadini che vivono in società relativamente liberali. Per coloro che si trovano in una posizione così fortunata, esiste l’opportunità di sollecitare l’azione, contribuendo nel contempo a plasmare l’attività di protesta e ridurre le barriere alla partecipazione degli altri [14].

Referenze

1. Tollefson, J. Nature 599, 22–24 (2021).

2. IPCC: Summary for Policymakers. In Climate Change 2022: Mitigation of Climate Change (eds Shukla, P. R. et al.) (Cambridge Univ. Press, 2022).

3. Stoddard, I. et al. Annu. Rev. Env. Resour. 46, 653–689 (2021).

4. Glavovic, B. C., Smith, T. F. & White, I. Clim. Dev. https://doi.org/gn3jcg (2021).

5. Cologna, V. & Oreskes, N. Clim. Dev. https://doi.org/h8dm (2022).

6. Green, J. F. Daedalus 149, 151–162 (2020).

7. Cologna, V. et al. Environ. Res. Lett. 16, 024011 (2021).

8. Lai, O. Climate scientists mobilised across the world in largest scientist-led civil disobedience. Earth.org https://go.nature.com/3QPhvRv (2022).

9. Berglund, O. & Schmidt, D. Extinction Rebellion and Climate Change Activism: Breaking the Law to Change the World (Palgrave Macmillan, 2020).

10. Thiri, M. A. et al. Ecol. Econ. 195, 107356 (2022).

11. Hendriks, F., Kienhues, D. & Bromme, R. PLoS ONE 10, e0139309 (2015).

12. Attari, S. Z., Krantz, D. H. & Weber, E. U. Climatic Change 138, 325–338 (2016).

13. Yang, F. et al. Appl. Psychol. https://doi.org/h8dk (2022).

14. Gardner, C. J. et al. Front. Sustain. 2, 679019 (2021).

15. Bennett, H. et al. Lancet 395, 304–308 (2020).

16. Rawls, J. A Theory of Justice (Harvard Univ. Press, 1999).

17. Oreskes, N. Daedalus 149, 33–45 (2020).

18. Nelson, M. P. & Vucetich, J. A. Conserv. Biol. 23, 1090–1101 (2009).

19. Kotcher, J. E. et al. Environ. Commun. 11, 415–429 (2017).

20. Sovacool, B. K. & Dunlap, A. Energy Res. Soc. Sci. 86, 102416 (2022).

Qui il PDF

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *