Materiali

Il senso della casa e del pianeta

Nella canzone di Nanan, cantante brasiliano di origini italiane, la musica si fa strumento di armonia con una natura ancora materna, anche nella sua ferinità, imitando il canto degli uccelli e dell’acqua che scorre. Insieme a questo, resta la denuncia degli oltraggi subìti dalla foresta, spoliazioni e rapine che hanno frugato fin nei suoi ultimi recessi.

Come i sogni sono una via d’accesso privilegiata alle segrete stanze dell’inconscio, così l’arte ha il privilegio di mettere sulle tracce delle intuizioni immediate del mondo naturale che serbiamo nelle nostre menti – e del nostro stesso esserci, nel mondo naturale. Egualmente, può comunicare e quasi far sorgere intuizioni diverse da quelle già depositate, promuovere scarti, alludere ad altre possibilità. Perciò i discorsi sulla crisi ecologica in atto da trent’anni non possono privarsi delle sue risorse senza rinunciare a molto. Considerazioni di tipo ‘utilitaristico’ forniscono al rispetto dell’ambiente motivazionimeno forti di quanto, a ragionare convenzionalmente, verrebbe fatto di pensare. Un affrontamento finalmente convinto della crisi ecologica ha bisogno del senso alto, e profondo, di un bene da proteggere (o ritrovare) come parte essenziale, non sostituibile, del tipo di vita che vogliamo vivere. Di esso, le opere d’arte possono esprimere in modo massimamente intenso tanto la mancanza quanto il desiderio – come la loro interpretazione, in chiave di de-briefing, può portare l’una e l’altro al più conveniente grado di lucidità.

Non per questo, si capisce, ogni tentativo artistico offrirà materia da lodare incondizionatamente: ma anche i limiti di un’opera, del suo carattere, e del suo stesso valore di significazione, aiuteranno a cogliere in modo più immediato i limiti delle idee e delle ‘posizioni’ che riusciamo a esprimere.

Naturalmente, considerazioni del genere stanno dietro tutti i materiali pubblicati nella sezione Ispirati dall’arte del nostro programma di ricerca, e dietro la stessa scelta di istituirla. Le abbiamo richiamate, qui, per salutare la prima volta che la musica vi fa la sua comparsa, accanto alle arti figurative e alla poesia. Difficile, a proposito di immediatezza e capacità di mobilitazione, indicare un modo espressivo più efficace – né sfuggirà il singolare privilegio che possiede il suono, di potersi unire alla parola, e di implicarne quindi le capacità di significazione esplicita. Come appunto accade nel brano che il lettore è adesso invitato ad ascoltare e godersi, per quanto è piacevole, prima di passare alla traduzione del testo e al nostro commento.

I piedi sulla terra del nostro titolo non sono necessariamente i piedi nudi cantati da Nanan e ripresi nel video – ma pure è il caso di lasciarsi contagiare dall’allegria e dalla freschezza di quello che si sente e si vede.

Nanan: Casa na floresta

Eu quero morar Numa casinha feita à mão Numa floresta onde eu possa plantar o que eu quiser E andar de pés no chãoVoglio vivere
in una casetta fatta a mano
In una foresta dove possa piantare quel che voglio
e andarmene a piedi nudi


E vou plantar abacaxi com banana Mandioca, cacau, batata doce e feijão Palmito, e um café bem bonito Lá na sombra da goiaba e do mamãoE pianterò ananas e banani
manioca, cacao, patate dolci e fagioli
palmito e del buon caffè
là all’ombra della goiaba e della papaia


Sob a copa do coqueiro, açaí, abacateiro Cajueiro e maracujá Lá no alto a seringueira Com o guapuruvu na beira Contemplando uma vista pro marSotto la volta di cocchi, açaí, avocado
anacardi e maracujá
e là in alto l’albero della gomma
e quello del fuoco sulla riva
contemplando la vista sul mare


Eu quero morar Numa casinha feita à mão Numa floresta onde eu possa plantar o que eu quiser E andar de pés no chãoVoglio vivere in una casetta fatta a mano In una foresta dove possa piantare quel che voglio e andarmene a piedi nudi


E vai ter trilha pro rio, cachoeira e cascata No berro do tucano e canto do sabiá E no voar da borboleta a saíra, bem faceira Fica à espreita na procura do jantarE ci sarà un sentiero per il fiume, ruscello e cascata
Nel verso del tucano, nel canto del tordo
e al volare della farfalla il fringuello, quel vanitoso,
sta attento a procurarsi la cena


Abelha nativa fazendo colmeia Colhendo pra lá e pra cá Espero que tenha Um fogão a lenha E muito pra aqui celebrarL’ape nativa si fa l’alveare
raccogliendo di qua e di là
Spero di avere
un focolare a legna
e tanto da festeggiarvi


Eu quero morar Numa casinha feita à mão Numa floresta onde eu possa plantar o que eu quiser E andar de pés no chãoVoglio vivere in una casetta fatta a mano In una foresta dove possa piantare quel che voglio e andarmene a piedi nudi


Com o cuidado do facão Apagar a ilusão de que O que é bom é o que produz demais Confiar na natureza, sem manchar sua beleza Com veneno e “otras cosas mas”Bada al filo del machete,
spegnendo l’illusione che
è buono quel che produce molto
Fidarsi della natura, senza macchiarne la bellezza
con veleni e “cose in più”


Ter uns oito cachorros pra fazer a festa Bem logo, assim que eu chegar Sem ócio ou moleza A curtir com firmeza Aquilo que a terra nos dáPrendersi magari otto cagnolini per far festa
appena arrivato, senza oziare e impigrirmi,
e godere fino in fondo
quel che la terra ci dà


Eu quero morar Numa casinha feita à mão Numa floresta onde eu possa plantar o que eu quiser E andar de pés no chãoVoglio vivere in una casetta fatta a mano In una foresta dove possa piantare quel che voglio e andarmene a piedi nudi.

Il numero di incendi nel Pantanal brasiliano, la più grande zona umida del mondo e una delle più ricche di biodiversità, è aumentato nei primi giorni di novembre al punto da battere il record dall’inizio del monitoraggio nel 1998 (dati dell’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile, INPE). Gli incendi nel Pantanal sono più che triplicati rispetto al 2022. Secondo gli esperti meteo, il forte aumento degli incendi dipende anche dal fenomeno del Niño, aggravato dal cambiamento climatico.

Dal primo sabato di novembre il Governo federale ha raddoppiato gli sforzi antincendio nella regione, portando a quasi 300 le squadre che stanno affrontando le fiamme e aggiungendo anche quattro aerei. Purtroppo, gran parte dell’area che sta ardendo era già bruciata nel 2020: terreni che avevano appena iniziato la rigenerazione naturale e per di più molto fragili, il che ostacolerà il recupero di una zona unica, quando ormai la devastazione investe l’intero bacino amazzonico e una gran parte del Mato Grosso.

Che senso ha, allora, manifestare in una canzoncina il proprio desiderio di vivere in armonia in una casetta nel bosco che, nel caso di Nanan, significa nel cuore della mata atlàntica, quella foresta costiera che un tempo fronteggiava l’oceano da Ilheus al nord fino al Paranà a sud? Proprio dal Paranà, un piccolo stato del meridione brasiliano sotto quello di San Paolo, viene Nanan Zanatta, il cantante di origini italiane autore di Casa na floresta. Conosce bene quella foresta imponente ma delicata, in gran parte distrutta nel corso degli ultimi due secoli. Dire della propria voglia di viverci significa innanzitutto esprimere la propria nostalgia per quegli alberi alti e forti, popolati di pappagalli tucani e scimmie. Insieme, dice la speranza di fermare lo scempio del gigantesco territorio brasiliano, a partire dalle coste.

La canzone se ne assume il compito, partendo – diciamo così – dal basso: la cura della casa è uno dei compiti più comuni della vita quotidiana. Rifare i letti, dividere e gettare la spazzatura, lavare i piatti: le faccende domestiche occupano tempo. Tuttavia, al di là delle quattro mura che ci custodiscono, è come se la musica brasiliana, forse prima di altre, avesse compreso che dobbiamo prestare attenzione anche alla cura della nostra casa più grande: il pianeta Terra. Il manifesto di questa nuova coscienza ecologica è una canzone di Caetano Veloso che si chiama proprio così: Terra. L’ispirazione venne all’artista baiano in carcere, dopo esser stato arrestato dalla Giunta militare il 27 dicembre 1968. Un giorno la moglie gli portò una rivista con le prime fotografie della Terra scattate dall’Apollo 8. Mai prima di allora il nostro pianeta era stato mostrato, a colori, dalla prospettiva di un altro corpo celeste. Anni dopo Caetano compose la canzone, i cui versi iniziali si riferiscono proprio alla prima volta in cui la Terra gli apparve tutta intera, per quanto non nuda, ma leggiadramente coperta di nubi.

Da allora, nell’intricata danza tra la musica brasiliana e l’ambiente è emersa una sinfonia di ricchezza culturale e coscienza ecologica. Mentre il Brasile naviga tra le complessità e i costi della modernità e della conservazione dell’ambiente, i musicisti più in vista, intrecciando i fili della tradizione, fungono da narratori e sostenitori della diversità e dell’impegno a preservare le meraviglie naturali che rendono il Brasile una terra davvero straordinaria.

I musicisti brasiliani traggono spesso ispirazione dalla bellezza naturale che li circonda. La lussureggiante foresta amazzonica, le onde ritmate dell’Atlantico e i vasti paesaggi delle regioni del Cerrado e del Pantanal trovano spazio nei testi, nelle melodie e nei ritmi delle loro composizioni. Questa profonda connessione tra musica e natura connota l’intero paesaggio musicale brasiliano, un caleidoscopio di generi, ognuno dei quali rappresenta una diversa tessera del mosaico culturale della nazione. Dall’energia del samba e dall’ironia della bossa nova ai ritmi afro-brasiliani del maracatu fino alle tradizioni popolari del forró, la musica brasiliana è tanto diversa quanto le genti che abitano il vasto Paese. Festival e concerti enfatizzano le pratiche eco-compatibili e i musicisti usano le loro piattaforme per sostenere un futuro più sostenibile, spesso utilizzando strumenti musicali realizzati con materiali di risulta come il bambù, le zucche vuote o le corazze di tartarughe e armadilli. Negli ultimi anni in particolare all’interno della comunità del samba, la quintessenza dell’identità culturale brasiliana, si è sviluppato un movimento crescente che promuove sostenibilità e coscienza ambientale. Sono tanti i testi significativi che trattano questioni come l’inquinamento, la deforestazione, il cambiamento climatico e la preservazione delle risorse idriche, come in Quede água? di Lenine. Nel caso della canzone di Nanan, la musica si fa strumento per sentirsi in piena armonia con una natura ancora materna, anche nella sua ferinità, imitando il canto degli uccelli e dell’acqua che scorre, come già aveva fatto Chico Buarque de Hollanda in Passaredo, una rassegna cantata di alcuni degli innumerevoli uccelli dei cieli brasiliani.

Insieme ai riferimenti alle piante e agli animali, resta anche la denuncia degli oltraggi subìti da quella foresta, spoliazioni e rapine che hanno frugato fin nei suoi ultimi recessi per strapparle dapprima il caucciù e i legni pregiati, poi l’oro il petrolio e le altre ricchezze minerarie. Altre canzoni ricordano il genocidio delle culture locali, divorate insieme alla natura che le proteggeva, portando quasi alla scomparsa interi popoli come gli Yanomamö. Nel Millecinquecento gli Indiani del Brasile erano almeno 5 milioni, oggi sono 350.000. E ciò nonostante, in Brasile vi sono ancora almeno 50 tribù mai contattate, più che in qualsiasi altro paese del mondo. Artisti come Caetano Veloso – con la bellissima Ìndio – e Gilberto Gil hanno fatto pesare la loro influenza per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere l’Amazzonia e le sue comunità indigene.

Nel panorama musicale brasiliano convivono dunque canzoni di denuncia e altre aperte alla speranza e sulla meraviglia della natura. Queste non sono mai – quelle belle – sintomo d’infantilismo o di una cultura hippie fuori tempo massimo. Esprimono invece una tenerezza per le cose del mondo che non confligge con la serietà dell’impegno e la consapevolezza disciplinare dei problemi generati dall’assillo di una crescita esponenziale all’infinito, che “non ha misura né mai ce l’avrà”, per concludere con il verso più intrigante di una delle più note e più belle canzoni di Chico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *