Sono tempi che la mia generazione pensava che non avrebbe mai vissuto.
Non è il fatto che la destra abbia vinto le elezioni a spaventarmi. Succede, in una democrazia matura, che ci sia alternanza. A spaventare è questa destra: conservatrice, reazionaria, non solo incapace di fare i conti con il passato, ma con un passato che è sempre vivo nei loro gruppi dirigenti, nelle loro azioni e infine, persino, nei loro giovani.
L’ultima inchiesta di Fanpage è inquietante. Inni al Duce, a Hitler, ai Nar. Tutto il peggio della nostra storia. I miti di molti giovani di Gioventù Nazionale – i giovani di FdI – sono i responsabili di eccidi, torture, violenze, omicidi, stragi.
Ancora più inquietante è stato il silenzio di Giorgia Meloni e degli esponenti del suo partito davanti a quelle immagini: nemmeno una parola. A dimostrazione che non sono un’eccezione, non sono stupidate di ragazzini eccentrici, ma un problema gigantesco del primo partito italiano.
Ed è solo l’ultimo episodio di una lunga serie. La destra ha creato un clima intimidatorio in Parlamento, tra aggressioni squadriste, elogi alla X Mas e tentativi di silenziare le Camere.
In tutto questo vogliono anche compromettere l’unità e la coesione nazionale, attaccando la Costituzione e il Sud con il premierato e l’autonomia Differenziata.
Per capire quanto questa sarà devastante sulla vita dei cittadini, basti pensare alle sanità pubblica.
Con l’autonomia differenziata, il Governo Meloni darà il colpo mortale al diritto alla salute come diritto universale. Quel poco di sanità che ancora regge al Sud collasserà, provocando un ulteriore esodo di pazienti verso il Nord. Il risultato sarà saturare anche la sanità delle altre regioni, facendo diventare le liste d’attesa infinite.
I ricchi si rivolgeranno al privato e i più poveri dovranno rinunciare alle cure. Come oggi accade a oltre 4 milioni di persone.
L’autonomia differenziata porterà definitivamente il sistema sanitario nazionale al collasso con l’obiettivo di affossare la sanità pubblica per promuovere e ingrassare il business di quella privata.
Purtroppo, l’autonomia differenziata è “solo” un pezzo di un’idea di Italia ben precisa. Che la destra coltiva da tempo e che, ora che è al potere, sta semplicemente attuando.
Vogliono un’Italia in cui i pochi privilegiati che possono pagarsi i servizi avanzeranno, mentre gli altri – tutti gli altri – rimarranno indietro. Per questo le classi per bambini disabili proposte da Vannacci non sono una boutade ma rientrano esattamente nell’Italia che hanno in testa.
Per questo, hanno completamente definanziato il fondo affitti e il fondo contro la morosità incolpevole con 600.000 famiglie ogni giorno a rischio sfratto, abolito il reddito di cittadinanza lasciando oltre un milione di persone senza aiuti, hanno demolito opzione donna, tagliato di 400.000 euro i fondi per le persone con disabilità. Il tutto mentre facevano decine di condoni per evasori da miliardi di euro e decreti per precarizzare ancora di più il mercato del lavoro.
Questa è la destra di Giorgia Meloni: investono sulla solitudine delle persone, vogliono costruire un’Italia in cui l’unica legge sociale da rispettare è quella della guerra tra poveri. Quella dell’ultimo che deve sopraffare il penultimo. Quella in cui pochi privilegiati brindano a champagne e convincono milioni di persone che devono litigarsi le briciole che loro lasciano cadere dal tavolo. Quella in cui le imprese devono competere sul mercato sfruttando le persone (per questo dicono no al salario minimo).
L’Italia è una e indivisibile. E soprattutto, è proprio la storia che vogliono riscrivere, quella della resistenza, che ci insegna che una comunità, un Paese ha senso se non lascia indietro nessuno e avanza tutte e tutti insieme.
Per questo vogliamo batterci. Per fermare il pericoloso disegno della destra e per ricostruire una prospettiva di vita che non sia la precarietà ineluttabile.
Per questo invitiamo la cittadinanza, le forze politiche, sociali, civiche e democratiche del Paese a unirsi alla mobilitazione e scendere in piazza a difesa della Costituzione e dell’unità nazionale. Ci vediamo a Roma, martedì 18 giugno alle 17:30, in Piazza Santi Apostoli.
Ci vediamo martedì, viva l’Italia che resiste!
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