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Lo smartphone è la macchina che ha segnato di più questa prima parte del secolo. Inventato appena sedici fa e diffusosi capillarmente in modo rapidissimo soprattutto negli ultimi dieci anni, è usato oggi da oltre quattro miliardi di persone. Nel giro di pochi anni siamo arrivati a una situazione in cui la metà della popolazione mondiale possiede e usa quotidianamente centinaia di volte, per l’equivalente di 4-5 ore al giorno, una macchina sofisticata che quindici anni fa nemmeno esisteva.

Pochi, però, colgono un aspetto strabiliante di questo successo: lo smartphone è diventato, di fatto se non ancora per legge, necessario.

Era mai successo nella storia dell’umanità che per vivere (lavorare, comprare, studiare, ecc.) gli esseri umani dovessero essere dotati di una specifica macchina?

Si profila quindi una situazione inedita: l’essere umano non basta più a se stesso, deve per forza possedere e usare un’estensione artificiale. Ma se così è, se lo smartphone si avvia a diventare addirittura necessario, è urgente sottoporre questa macchina a un’analisi stringente a tutti i livelli. Occorre studiarla a fondo, capirne il funzionamento, e – soprattutto – mettere bene in chiaro chi la controlla, da diversi punti di vista e a vari gradi.

Serve, insomma, un’analisi dettagliata e oggettiva dello smartphone in quanto oggetto sociotecnico, non solo come dispositivo digitale, fatta la quale dovremmo poi interrogarci sulle conseguenze del lasciare che una macchina – progettata in quello specifico modo, controllata da quei determinati attori – diventi il centro nevralgico della nostra vita personale, sociale, economica, culturale e politica.

Con la consapevolezza che lo smartphone, come qualsiasi prodotto della tecnologia, è un prodotto umano, e che quindi può essere diverso da come è. In altre parole, avendo ben chiaro che, se lo vogliamo, un altro smartphone è possibile.

Juan Carlos De Martin è professore ordinario di ingegneria informatica al Politecnico di Torino, dove nel 2006 ha fondato il Centro Nexa su Internet e società. È ideatore e curatore di Biennale Tecnologia. Dal 2011 è associato all’Università di Harvard e membro del Consiglio Scientifico della Treccani. Nel 2017 ha pubblicato il libro “Università futura. Tra democrazia e bit” (Codice).

Per chi, pur interessato, non potrà partecipare di persona è prevista la possibilità di seguire l’incontro collegandosi tramite il seguente link: https://us02web.zoom.us/j/81948891898

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