Iniziative

Sarà possibile seguire l’evento collegandosi al sito www.forumdisuguaglianzediversità.org
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Se guardiamo al lavoro, lockdown e distanziamento sociale non hanno fatto altro che accelerare drasticamente un cambiamento dei luoghi e tempi di lavoro che era già in atto.

Il modello fondato su fabbriche e uffici era già in forte tensione tra la spinta centrifuga verso il lavoro su domanda individualizzato e quella centripeta che concentra innovazione e potenza di calcolo al centro dell’organizzazione di impresa e favorisce ulteriormente la concentrazione su poche imprese globali.

Non basterà provare a progettare, come pure sarà necessario fare, azienda per azienda, lavoratore per lavoratore, le modalità del lavoro da remoto. Serve la capacità di organizzare nuove relazioni di lavoro che provino a unificare ciò che appare estremamente individualizzato, ma che ha alla sua base una nuova e inedita uniformità nella forma e nelle condizioni del lavoro.

Serve inventare e introdurre una terza possibilità tra lavoro in azienda e lavoro a casa.

Le abbiamo chiamate “Officine territoriali/municipali per comprendere sia i quartieri delle grandi città che i piccoli comuni delle aree interne.

Una “officina territoriale/municipale” è uno spazio di lavoro raggiungibile anche a piedi o in bicicletta, sicuro, ben attrezzato e ben connesso. Al suo interno potranno lavorare tutti coloro che siano costretti a lavorare da remoto, ma non vogliano o non possano utilizzare a tale scopo la propria casa. La sua organizzazione e i servizi comuni di cui sarà dotata saranno l’esito di una negoziazione tra tre tipi diversi di interessi, quello delle imprese, quello delle comunità territoriali, quello dei lavoratori. Con effetti collaterali, che possono avere grande valore economico e sociale: la rivitalizzazione dei quartieri, e la rivitalizzazione delle aree interne.

È l’interesse dei lavoratori quello determinante per promuovere e caratterizzare la proposta delle “Officine”. Senza il coinvolgimento attivo delle organizzazioni dei lavoratori nella loro ideazione, progettazione, realizzazione le “Officine” si ridurrebbero a tradizionali centri di telelavoro o a spazi di coworking come già disponibili in molte città italiane.

L’interesse di chi lavora riguarda i tempi di lavoro, che nei mesi di lavoro da casa si sono estesi lungo tutto l’arco della giornata, invadendo e strutturando sulle necessità del lavoro i tempi di vita. Inoltre, soprattutto per le donne (ma non solo), questa integrazione di spazio di vita e spazio di lavoro ha significato la saturazione di ogni disponibilità di tempo e la somma di lavoro produttivo e lavoro di cura e di riproduzione sociale.

Ma riguarda anche la possibilità di ricomposizione sociale, perché lavorare in sicurezza accanto ad altri lavoratori impegnati nella stessa forma di lavoro consente di non sentirsi individui isolati nei confronti dell’azienda (e della piattaforma di controllo del lavoro), ma parte di una comunità che pratica la stessa esperienza di lavoro. E questa ricomposizione potrebbe favorire una ricomposizione più ampia, che è quella tra lavoro dipendente e lavoro autonomo, qui accumunati da una stessa forma di prestazione lavorativa, capace di svelare sia la falsa autonomia del lavoro indipendente, sia la falsa sicurezza del lavoro dipendente.

Lavorare in uno spazio capace di garantire in sicurezza non solo connessioni verticali con l’azienda o la piattaforma, ma anche scambi orizzontali con gli altri lavoratori consentirebbe anche forme efficaci di reciproca formazione. Questa formazione orizzontale potrà riguardare non solo le modalità di utilizzo degli strumenti di lavoro, ma anche lo sviluppo di cooperazione sociale e politica basata sulla reciproca analisi e consapevolezza della propria condizione di vita e di lavoro.

Su questa crescita di consapevolezza potrà anche basarsi la generalizzazione e lo sviluppo delle pratiche di mutualismo che si sono sviluppate nei mesi della pandemia.

La proposta delle Officine territoriali/municipali, formulata inizialmente dal Forum Disuguaglianze e Diversità e dal Centro per la Riforma dello Stato, ha suscitato interesse in diversi contesti territoriali, ciascuno dei quali l’ha rielaborata in base alle proprie caratteristiche e condizioni di partenza.

Obiettivo del convegno del 3 giugno è quello di raccontare, nella loro diversità, alcune delle iniziative locali che si stanno progettando e avviare il confronto con i decisori pubblici sulle possibilità di sostegno e le opportunità di generalizzazione di queste esperienze.

Qui la locandina

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