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Nella Napoli al voto la situazione è più complicata rispetto al bipolarismo semplificato a cui tanti analisti fanno riferimento.

Lo schema è semplice: la lotta è tra due, centrodestra con Catello Maresca, magistrato napoletano in carica a Napoli ancora a candidatura annunciata; Gaetano Manfredi, importante personalità dell’Accademia, con centrosinistra più Cinquestelle. Ingrediente ulteriore sono 13 liste al seguito che, costruite con la regia del presidente della Regione, replicano lo schema delle regionali aggregando tutto e il contrario di tutto; ‘riciclano’, non vanno per il sottile, i voti sono voti. Un vero e proprio centro politico e di potere si è autonomizzato a Santa Lucia e ora gioca la carta del controllo pieno di una città, ritenendo di essere a un passo dal poterla ricondurre a ordine e annetterla al suo sistema sempre più ramificato. Un sistema che si sintetizza nell’aggregazione di un pulviscolo frantumato di interessi particolari, nel suo governo con l’uso spinto delle leve del potere, nella massima concentrazione delle scelte e delle decisioni, nell’azzeramento di qualsiasi forma di partecipazione della società e delle sue organizzazioni.

Il quadro ci presenta così un PD schiacciato dall’invadenza deluchiana; i 5S in una crisi evidente e che però hanno bisogno di un territorio dal quale provare una difficile risalita; Italia Viva a Napoli unita nella lotta con i 5S… E Art.1 e SI che non trovano alcuno spazio soddisfacente.

Poi invece la realtà fa valere le sue ragioni e giorno dopo giorno – verrebbe da dire, parafrasando il suo adagio più famoso, passo dopo passo – Antonio Bassolino, rompe lo schema costruito a tavolino e, letteralmente, fa irrompere nella campagna elettorale la sua passione, la sua forza e il suo stile. Nei fatti ne diventa il protagonista. Ed emerge una verità elementare e sempre più chiara ai più: il sindaco migliore per Napoli, in questo contesto, è lui. Il più in sintonia con la città, il più capace di comprenderne lo spirito, perfino il sentimento. Questa verità, che solo una persistente conventio ad excludendum nei suoi confronti, radicata nel PD napoletano e romano, ha impedito di essere colta dai reggitori della politica del centrosinistra, appare invece sempre più evidente ai cittadini e alle cittadine napoletani/e.

E così i sondaggi, che certo non sono il voto ma pure dicono di un umore presente, lo danno in crescita costante e, a tre settimane dal voto, a pochi punti di distanza da Catello Maresca.

Dove arriverà questa risalita? Riuscirà a guadagnare il ballottaggio?

“È difficile. Molto difficile. Ma se succede… allora è tutto un altro discorso”: questo ripete Bassolino con sano realismo e attiva speranza.

E davvero è aperta una partita grande per Napoli e non solo.

Per Napoli una delle chiavi fondamentali da riattivare è quella di nuove forme di partecipazione nel governo della città, sul terreno della concezione delle società pubbliche, sui beni comuni. Il sindaco uscente ha avuto il merito di avere aperto su questo una strada di rinnovamento, di cui rimane una traccia vitale tutto il corpo delle delibere ideate dal prof. Alberto Lucarelli. Poi ha avuto il demerito di aver contribuito in prima persona a depotenziare quando non anche a smantellare quelle stesse potenzialità.

E però, quel buono rimane. È sicuramente un punto da acquisire, certo rivisto e aggiornato, in una ipotesi di nuova stagione di governo per la città.

La partecipazione rappresenta la sfida fondamentale. Il Piano nazionale di rinascita e resilienza diventerà un’ipotesi di sviluppo nuovo, ancor di più per fare di Napoli una delle prime città europee sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici, solo se intorno a esso si attiverà una nuova stagione di partecipazione e di mobilitazione delle migliori energie della società. Diversamente sarà solo un elenco di opere che riattiveranno certo circuiti economici, ma riverseranno i loro benefici su chi ne ha meno bisogno, lasciando ancora scoperto un vasto mondo sociale, del lavoro, delle giovani generazioni, delle periferie, che il Covid ci ha detto non può rimanere scoperto.

Non è neutra socialmente la partecipazione né lo è la gestione del Pnrr. Scegliere nuove linee partecipative significa decidere di restituire valore a tutto ciò che fa società, cultura, trama sociale, tenuta, solidarietà, attivazione di energie, interesse generale contro quelli particolari, della speculazione, della rendita o dei nuovi signori della rete che tutto usano dei nostri dati e dei nostri spazi vitali.

Occorre una scelta netta. Come evoca, su un altro piano, la vertenza Whirlpool: lì si condensa la sfida aperta per fare di Napoli ancora uno spazio produttivo.

Ma la partecipazione è anche la chiave di risposta alla crisi della politica e del Pd che trasmette sempre più, in Campania massimamente, l’idea di una riduzione della politica a pura tecnica di gestione del potere e di costruzione del consenso a questo fine.

E allora, proprio rispetto alla crisi della sinistra – al cui superamento sembra vano sperare che dinamiche risolutive si possano avviare dalle forze politiche attuali, per come esse sono – questo Bassolino e il suo essersi messo così radicalmente in discussione, questo aver recuperato pienamente uno sguardo dal basso delle cose della vita e della società; questo essersi messo in ascolto andando per spazi pubblici, strade, piazze, cortili, case, luoghi di lavoro all’incontro con una ricca e dolente e comunque ansiosa società napoletana segna plasticamente un’altra idea della politica, rompe gli schemi prevalenti, la fonda e la radica nella società e sulla partecipazione; prospetta istituzioni compiutamente nutrite e rafforzate da un’altra visibilità alla società.

Riuscirà a far diventare questi elementi sempre più caratterizzanti del proprio impegno e del proprio discorso, che già è una sperimentazione di nuove forme del politico? Il tempo prossimo ce lo dirà. Quello che è certo è che molto a questo sarà legato l’esito della sua battaglia che già scompagina i diversi fronti.

È difficile. Molto difficile. Ma se succede… la campana non suonerà solo per Napoli.

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2 commenti a “Le elezioni di ottobre a Napoli”

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