Interventi

Varie correnti di pensiero hanno avuto nel nostro Paese delle declinazioni inedite e peculiari che meriterebbero più attenzione. Una di questa è quella di Carlo Antoni, filosofo storicista, allievo di Benedetto Croce, al cui pensiero è dedicato un recente studio di Francesco Postorino “Carlo Antoni. Un filosofo liberista” (Rubbettino, 2016, pp. 160, euro 14,00).
Ci sono alcune originalità della filosofia italiana del Novecento che non stanno tutte nel marxismo e nelle sue varie declinazioni ex, anti e post che sono venute dopo. Certo, la cosiddetta «Italian theory» continua a riscuotere un interesse che travalica i confini nazionali, ma anche altre correnti di pensiero hanno avuto nel nostro Paese delle declinazioni inedite e peculiari che meriterebbero più attenzione. Una di questa è quella di Carlo Antoni, filosofo storicista, allievo di Benedetto Croce. Di origini triestine, membro del Partito liberale prima e di quello radicale poi, negli ultimi decenni la polvere del tempo ha ricoperto le sue importanti tracce; anche per questa ragione, suscita un vivo apprezzamento il recente studio di Francesco Postorino Carlo Antoni. Un filosofo liberista.
Il sottotitolo suggerisce subito una lettura, quella di «filosofo liberista», che già da sola basterebbe a segnare le differenze tra Antoni e il maestro Croce con il cui pensiero tiene una sorta di tensione costante che sta alla base della sua speculazione. Tutto ruota intorno al rapporto che c’è tra l’individuo e la storia. È sulla base della differenza del verso di questo rapporto che va compiendosi il distacco da Croce lungo un percorso nel quale la libertà creatrice dell’individuo non viene dominata dalla storia. Si potrebbe dire che in Antoni lo spirito di questa si compia dentro l’individuo.
Questa attenzione particolare la si riscontra già negli studi sull’estetica. L’artista per Antoni è come un bambino che osserva con ingenuità le cose che lo impressionano, ma egli oltre all’impressione ha la capacità creativa dell’espressione con la quale si ha una «prima chiarificazione interiore» di quella «oscurità che assale ansiosamente» l’artista-bambino alla prima impressione. Nel percorso verso l’espressione, l’artista ha il compito della conoscenza, ma questa deve essere libera, pura, affinché sia una manifestazione dello spirito e non sottostare a una logica economica, lucrosa, che inficerebbe questo percorso. Ma chi è veramente un artista? Qui la risposta di Antoni è molto interessante. Per il filosofo, artista può essere ognuno di noi, infatti, come spiega Postorino, «l’arte vera non crea sciocchi disequilibri, costruisce e ricostruisce un’ondata democratica. Pronta a coinvolgere chiunque abbia passione nell’esplicitare il proprio intimo in virtù di esperienze mondane».
L’estetica è dunque una scienza mondana, come l’economia. Su quest’ultima, ragionando attorno all’utile, si coglie meglio lo sforzo della filosofia di Antoni. Egli riconosce la volontà dell’individuo che cerca l’utile; tuttavia, quest’ultimo, ha un valore positivo solo quando non è il frutto di istinti e passioni ma deve soddisfare un interesse altro, anzi alto, che non sia, paradossalmente, individualistico. In questa ambizione etica risulta ancora notevole il peso di Croce e lascia nodi non chiaramente sciolti.
La seconda parte del volume, intitolata «Politica», giustifica ancora meglio l’interpretazione di Pastorino. Antoni qui mostra differenze più marcate da Croce a cominciare dalla diversa lettura compiuta sul Risorgimento italiano. Per il filosofo triestino, non c’è stato un vero Risorgimento, sia per il carattere passivo che esso ha avuto e sia per la scarsa tradizione civica degli italiani che avrebbero dentro di sé «la peggiore delle corruzioni» ossia «l’indifferenza dell’individuo» (Antoni). Ed è proprio muovendosi da quest’ultima considerazione che Antoni imposta il problema della libertà concentrandosi proprio sull’individuo, non più attore che subisce la storia, ma come colui al quale spetterebbe «la regia». Così, con questa impostazione, «il liberalismo di Antoni sposa la variante liberista», anche se, precisa Postorino, ciò non deve collocarlo immediatamente in una sintesi tra Croce e Luigi Einaudi dato che «la posizione di Antoni solo apparentemente oscilla tra le due versioni. L’originalità del suo liberismo è contenuta nella celebrazione crociana della produttività dello spirito e non appaiono decisive, sul piano teoretico, le possibili affinità con la lezione di Einaudi».
Antoni fu anche membro della Société du Mont-Pèlerin, il potente think tank nel quale c’era Hayek e dove sono stati incubati i precetti del neoliberismo. Il suo liberismo, però, non era assimilabile a quello di Hayek e degli altri soci, infatti egli non era un sostenitore della metafisica del «laissez-faire» che nel suo utilitarismo puro, empirico, non può far emergere quella «filosofia della libertà» che ha una forte marcatura etica. Per questo, egli associa il suo liberismo all’arte, cioè a una forma d’espressione creatrice e disinteressata. L’utile, cioè, è stretto tra l’estetica, dalla quale assume la necessità di trovare un valore alto e «poetico dell’attività economica» (Antoni), e la morale, dalle quale «apprende lo scopo e il senso di medio e lungo periodo». Il liberismo è quindi il solo mezzo che eleva l’uomo alla morale.
Da liberista sui generis Antoni è stato un critico della teoria del Welfare State che, citando Kant, darebbe allo Stato una funzione paternalistica. Nello stesso tempo, però, egli teorizza un «liberismo egualitario» nel quale lo Stato dovrebbe garantire delle uguaglianze «minime» per mettere in condizione l’individuo di esprime la propria individualità. In sintesi «Antoni è un liberale idealista e storicista che mette al centro l’individuo nel suo significato morale, e parimenti si discosta sia dall’involuzione empirica del liberalismo classico, che colloca in primo piano l’homo oeconomicus, sia da coloro che vedono nel liberalismo e nel socialismo due realtà trascendentali seppur coincidenti».
Quella di Carlo Antoni è un’opera filosofica di grande interesse che nei sui caratteri eccentrici rispetto a Croce e al liberismo marca la sua forte italianità.

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