Ancora una volta è necessario segnalare che tra le forze politiche, nell’occasione delle elezioni regionali delle Marche 2025, si discute di vittorie e di sconfitte trascurando un dato che, invece, testimonia il progressivo infragilirsi del sistema politico italiano.
L’unico dato che risulta davvero in movimento (stabilizzatasi abbastanza la volatilità elettorale tra candidati e liste) è quello dell’astensione al voto che nessuna forza politica riesce a frenare e intercettare.
Ostinatamente, infatti, ci permettiamo di considerare questo dato come elemento fondamentale per giudicare gradimento e produttività di un sistema politico nel suo complesso.
Dunque le Marche: prendiamo il voto per i candidati presidenti tra il 2020 e il 2025.
5 anni fa erano in lizza 8 candidati presidenti e sui loro nomi furono espressi 735.200 suffragi da 1.310.843 elettrici ed elettori iscritti nelle liste elettorali di cui 783.173 votanti.
Oggi i candidati presidenti erano 6: elettrici ed elettori assommavano a 1.325.689 unità e i voti validi espressi in questo ambito 647.912. In conclusione 677.777 marchigiane e marchigiani non hanno espresso il loro voto o astenendosi dal recarsi al seggio oppure depositando nell’urna un voto nullo o bianco.
Di conseguenza il confermato presidente Acquaroli è stato eletto con il 25,47% del totale degli aventi diritto mentre il suo competitor Ricci ha avuto il 21,58%. Nell’occasione delle elezioni regionali 2020 Acquaroli era stato eletto con il 27,55% sul totale degli aventi diritto, mentre Mangialardi per il centro-sinistra (che già comprendeva Italia Viva) ottenne il 20,91% sul totale degli iscritti nelle liste. Da ricordare che era presente anche una candidatura Mercorelli per il M5S che ottenne il 4,83% sul totale degli aventi diritto.
Soltanto a titolo di cronaca ricordiamo che nell’occasione delle elezioni politiche 2022 i voti validi per i candidati al Parlamento nei collegi uninominali (e di conseguenza per le liste, considerato il trasferimento automatico del voto) furono 761.144 su 1.165.397 elettrici ed elettori (le liste elettorali per le elezioni politiche sono depurate dall’elenco degli iscritti all’estero).
Quindi la percentuale di effettiva partecipazione al voto risulta essere così distribuita: Regionali 2020 (voto presidenti) 56,08%; Politiche 2022 65,31%; Regionali 2025 48,87%. Un calo tra regionali e regionali del 7,21%, a dimostrazione, tra l’altro, del costante calo di interesse per le elezioni regionali, nonostante il potere che l’Ente detiene in particolare su un tema così delicato come quello della sanità.
Esaminiamo allora l’andamento di coalizioni e liste, ponendo i dati in relazione alla crescita del profilo bipolare del sistema (ovviamente per quel che può valere un test in un a piccola regione come le Marche).
Nell’occasione delle elezioni politiche 2022 si registrò un profilo coalizionale appoggiato su 4 principali poli: centro-destra con 341.016 voti (pari al 29,26% sul totale degli aventi diritto) centro-sinistra con 200.465 voti (pari al 17,20% sul totale degli aventi diritto), M5S con 104.970 voti (pari al 9,00% sul totale degli aventi diritto), centristi-Azione-Italia Viva con 56.492 voti (pari al 4,15% sul totale degli aventi diritto). L’insieme dei 4 schieramenti principali aveva raccolto nelle elezioni politiche 2022 il 59,61% sul totale degli aventi diritto.
Elezioni regionali 2025: i profili coalizionali si riducono a 2 essendo il M5S e i centristi confluiti nel cosiddetto “campo largo”. Centro-destra 305.104 voti (23,01 % sul totale degli aventi diritto); campo largo 247.053 voti (18,63% sul totale degli aventi diritto). Il complesso della capacità di consenso dei due principali profili coalizionali si riduce al 41,64% sul totale degli aventi diritto rispetto al 46,46% del 2022. Una riduzione di percentuale interamente acquisita dalla crescita dell’astensione. In particolare per quel che riguarda il cosiddetto “campo largo”, l’incremento fornito dalla presenza del M5S e dei centristi è stato – rispetto al totale degli iscritti nelle liste – dell’1,40% confrontato ai consensi ottenuti dal solo centro-sinistra nel 2022. Ne consegue, almeno per quel che riguarda l’esito del voto marchigiano, una necessità di urgente ripensamento nella costruzione di uno schieramento alternativo: sicuramente non basta, come hanno già fatto notare autorevoli commentatori, sbandierare il vessillo palestinese nell’ultimo giorno di campagna elettorale.
Dal punto di vista delle singole forze politiche registriamo ovviamente un generalizzato calo di consensi (tenendo conto anche della presenze di liste dei candidati presidenti e più o meno civiche).
Dal punto di vista del centro-destra le liste del presidente e civiche hanno assommato 49.617 voti (3,74% sul totale degli aventi diritto). Tra le politiche 2022 e le regionali 2024 i partiti del centro-destra accusano queste perdite di consenso: Fratelli d’Italia meno 69.037; Forza Italia meno 932; Lega meno 18.993; Noi Moderati una crescita di 2.662 voti. In totale la somma delle liste di centro-destra perde 88.962 voti, compensati parzialmente dai 49.617 voti delle liste del presidente e civiche e dall’incremento di 2.662 voti di Noi Moderati. Il saldo delle liste è quindi negativo per 36.863 voti (pari al 2,78% sull’intero corpo elettorale).
Nelle liste del “campo largo” troviamo questi riscontri tra le elezioni politiche del 2022 e quelle regionali 2025: Il PD flette di 24.139 voti, AVS perde 1.226 voti, il M5S cala di 76.134 suffragi (nel 2022 il M5S non faceva parte dell’Alleanza con il PD). L’insieme delle liste civiche a sostegno della candidatura Ricci hanno sommato 60.838 voti. Da tener conto che nelle elezioni politiche 2022 la lista di Italia Viva e Calenda aveva ottenuto 56.492 voti. Della coalizione del “campo largo” faceva parte anche la lista Pace, Salute, Lavoro che comprendeva il simbolo del PRC: 6.392 voti rispetto ai 10.019 ottenuti nel 2022 dalla lista Unione Popolare (anch’essa fuori in quel momento dal perimetro del Campo Largo), quindi una flessione di 3.627 voti.
Sarebbe sbagliato da parte nostra sommare questi dati in un’unica analisi essendo il “campo largo” frutto di una costruzione non coerentemente articolata sul piano politico generale ma raccolta – in questo caso – esclusivamente attorno al programma del candidato Presidente. Il dato complessivo però non può che far registrare un processo di arretramento generale tenuto conto che la somma delle liste a sostegno di Ricci hanno ottenuto 247.053 voti pari al 18,63% sul totale degli aventi diritto come abbiamo già segnalato poco sopra.
In conclusione:
1) Acquaroli è stato eletto con il 25,47% sul totale degli avanti diritto, le liste a suo sostegno hanno avuto il 23,01% sempre rispetto al totale degli aventi diritto;
2) Ricci è stato sconfitto con il 21,58% sul totale degli iscritti, le sue liste a confronto sul medesimo dato hanno avuto il 18,63%;
3) l’astensionismo è cresciuto rispetto a qualsiasi altro dato precedente si voglia considerare e nessuna forza politica appare in grado di drenare il fenomeno alimentato in particolare dalla caduta del M5S;
4) il bipolarismo (forzato su entrambi gli schieramenti e in particolare su quello del centro-sinistra meno legato alle logiche semplificatorie della destra) lascia sempre più spazio in un sistema politico nel quale il 50% di astensione appare ormai quasi normale, come invece non dovrebbe essere in un quadro storicamente articolato come quello italiano;
5) anche le elezioni regionali delle Marche confermano la complessiva fragilità del sistema. Sicuramente il centro-destra (e segnatamente FdI) non può considerarsi egemone e neppure costruttore di una coalizione dominante. I successi elettorali ormai si verificano in “discesa” e il centro-sinistra o “campo largo” non appare in grado di offrire una alternativa consistente. Verificheremo se questa analisi offerta dal quadro emerso dalle elezioni marchigiane sarà confermata dalle prossime tornate.
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