Porto l’adesione e soprattutto l’impegno della Fondazione Basso a questa manifestazione pubblica a sostegno del “Modello Mimmo – L’abuso di umanità non è reato”.
Quando abbiamo appreso della sentenza del Tribunale di Locri, siamo rimasti sbigottiti, come tutti voi, e ci siamo chiesti: che cosa possiamo fare come Fondazione? Che cosa avrebbe fatto Lelio Basso?
E abbiamo ricordato talune esperienze che lo videro protagonista. All’inizio degli anni ’50 del secolo scorso, Lelio Basso, che era un padre della patria, essendo stato un costituente tra i più rilevanti, si impegnò personalmente – insieme ad altri autorevoli costituenti e uomini politici socialisti, comunisti, democristiani, liberali – nella difesa di sindacalisti siciliani che erano stati messi sotto processo penale sostanzialmente per esseri ribellati ai soprusi di chi voleva continuare a tenere i contadini sotto un potere opprimente che violava i diritti elementari della persona.
E la risposta alla domanda ci è venuta immediata: innanzitutto non possiamo rimanere silenziosi. Dobbiamo dare voce a quella parte di società civile che nella sentenza di Locri avverte una violazione del senso elementare di giustizia.
Per questo abbiano subito aderito alla iniziativa di Lugi Manconi e di Eugenio Mazzarella che hanno dato espressione a questo movimento di opinione pubblica democratica.
In questi giorni ci sono giunte sollecitazioni ad aspettare le motivazioni della decisione del tribunale di Locri, giacché le sentenze vanno lette e studiate prima di essere valutate.
Ho fatto il giudice per 45 anni e so bene che le sentenze bisogna leggerle attentamente e studiarle. Ma so anche, per esperienza personale e per la storia di questo Paese, che a volte non è necessario aspettare le motivazioni e che – quando l’ingiustizia è clamorosa ed evidente – è assolutamente doveroso e necessario far sentire, forte e subito, il rifiuto dei legalismi ipocriti che tradiscono il diritto e la giustizia.
Quando si offende il senso di giustizia, si dissolve la capacità della giurisdizione di esprimere e di far vivere i valori sui cui sono costruiti la giurisdizione e lo stato costituzionale di diritto.
Manifestazioni come questa non sono affatto una offesa alla giurisdizione e neppure alla magistratura, ma costituiscono un esercizio democratico di critica pubblica che può far crescere nella coscienza collettiva il valore della giurisdizione e può aiutare gli stessi magistrati ad essere davvero indipendenti: indipendenti anche dalle opinioni correnti, dal senso comune becero che si omologa al pensiero unico e conformista.
Con questa nostra testimonianza democratica vogliamo non solo portare solidarietà a Mimmo Lucano, ma anche dare una mano alla indipendenza della magistratura e allo stato di costituzionale di diritto che va difeso, promosso e aiutato.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Nome *
Email *
Sito web
Do il mio consenso affinché un cookie salvi i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento.